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I muscoli del capitano
È il brano conclusivo della trilogia, che mantiene l’assunto iniziale di parlare di tutt’altro che di un naufragio. Qui la metafora è ancor più generale; non è più solo del naufragio della nave cui si allude, ma di un modo di pensare… Dell’illimitata fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive…” che ispirarono il movimento del artistico noto come Futurismo.
Alcuni versi della canzone sono emblematici di quell’atmosfera entusiastica che enfatizzava la potenza delle macchine e la velocità, la guerra e lo scontro fisico…
“La nave è fulmine, torpedine, miccia / scintillante bellezza, fosforo e fantasia / molecole d’acciaio, pistone, rabbia, / guerra, lampo e poesia / E in questa notte elettrica e veloce / in questa croce di novecento / il futuro è una palla di cannone accesa / e noi lo stiamo quasi raggiungendo”
Il capitano Edward John Smith (1850-15 aprile 1912)
Proprio nelle parole finali che il capitano rivolge al mozzo di bordo, e che chiudono la canzone, “andiamo avanti tranquillamente”, c’è tutta l’amara ironia nei confronti della visione ottimistica e presuntuosa di un futuro segnato dal progresso tecnologico, che di lì a poco si infrangerà nelle grandi tragedie del ‘900.
I muscoli del capitano, da YouTube
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I muscoli del capitano (di Francesco de Gregori, da “Titanic” 1982)
Guarda i muscoli del capitano
tutti di plastica e di metano.
Guardalo nella notte che viene
quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura
dritto sul cassero fuma la pipa
in questa alba fresca e scura
che rassomiglia un po’ alla vita.
E poi il capitano se vuole
si leva l’ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa
c’è sempre uno che gli risponde.
“Ma capitano non te lo volevo dire
ma c’è in mezzo al mare una donna bianca
così enorme alla luce delle stelle
che di guardarla uno non si stanca”.
Questa nave fa duemila nodi
in mezzo ai ghiacci tropicali
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine torpedine miccia
scintillante bellezza
fosforo e fantasia molecole d’acciaio
pistone rabbia guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce
in questa croce di Novecento
il futuro è una palla di cannone accesa
e noi la stiamo quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
“Giovanotto, io non vedo niente.
C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente”.
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Fortunato Depero. City-scape New York; 1930
Immagine di copertina e inizio pagina: Benedetta Cappa- Marinetti, “Velocità di motoscafo”, 1919-1924, olio su tela; 70×110 cm. Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea
In stretta analogia tematica con il “Novecento”, presenteremo come prossimo brano la geniale elaborazione di Paolo Conte
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[La trilogia del Titanic (3) I muscoli del Capitano – Fine]
Per gli articoli precedenti:
2. La canzone che dà il titolo all’album
1. L’abbigliamento di un fuochista