di Martina Carannante
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Se si sfoglia il giornale Latina Oggi, edizione odierna, nella sezione “Zapping” si trova un articolo molto interessante sui dolci nel periodo natalizio dei Monti Lepini (vedi allegato .pdf alla fine del presente articolo). Tante leccornie, ma che con Ponza hanno poco a che fare.
Vista la discendenza della nostra gente, ischitana e torrese, i dolci natalizi, come quelli pasquali, sono più legati alla tradizione napoletana.
Certamente non mancheranno mai il classico Pandoro veronese o i panettoni con e senza passe, ma sulle tavole natalizie dei Ponzesi doc, anche di quelli fuori sede, trionferanno un buon piatto di zeppole calde il 24 dicembre o anche struffoli (con due ‘effe’) e roccocò (con due ‘c’).
Noi, di Ponzaracconta poi, in ricette siamo specializzati, tanto che grazie all’aiuto di Oreste Romagnolo, qualche anno fa abbiamo preparato e stampato anche un “Piccolo ricettario ponzese” fatto dai bambini di Ponza (leggi qui) …però in clima di feste non si può non tornare in argomento.
A casa mia dolci di Natale non ne sono stati mai fatti perché mia nonna, non essendo ponzese, non aveva le ricette e la cultura giuste.
Le zeppole ce le regala da sempre Maria, la nostra vicina di casa, che é specialista nel farle. A me piacciono calde calde e piene di zucchero, in pratica dalla padella allo stomaco! Maria le ‘consegna’ sempre il 24 dicembre e sono il dolce per eccellenza della Vigilia.
Gli struffoli, gustose palline di zucchero, farina, olio e succo di mandarino, ricoperti con miele e praline, sono un dolce tipico napoletano che i ponzesi hanno adottato con maestria; così come le zeppole, anche gli struffoli vengono fritti, ma sono più buoni freddi. Non devono essere troppo grandi, se no diventano “cantune” e neanche troppo piccoli se no sono “cacatell’ i zoccule”; la grandezza, all’incirca, è quella di una biglia. Vale la teoria che non devono essere troppo duri, perché anche mangiati qualche giorno dopo non devono rovinare i denti.
Gli struffoli buoni, a casa nostra, arrivano il 25 dicembre a pranzo.
Ma per me, i dolci per eccellenza di Natale sono i roccocò, perché mi fanno tornare indietro nel tempo e ricordare quando nonna Livia per far piacere a suo marito Aldo, già alla fine di novembre, li comprava. A nonno piacevano moltissimo, e a fine pasto, per renderli un po’ più morbidi, li “azzuppava” in acqua e vino e li gustava lentamente…
Da piccola, questo privilegio non mi era concesso: – ’u vvin’a’ criatùra nun s’hadda da’! – diceva ’a nonna, ma ’u nonn’, quando mamma e nonna si distraevano, mi faceva assaggiare quella fantastica prelibatezza ponzese.
Il roccocò fatto bene deve avere una giusta quantità di mandorle (non dovevano essere troppe, ma neanche troppo poche, se no se sentéva sul’a ‘ndora (!), non deve essere troppo mollo, sfiatato, ma neanche troppo duro che “ce vulev’a sega p’u taglia’
Insomma fare i roccocò è un’arte, bisogna essere precisi e appassionati altrimenti non ‘escono’ buoni.
A casa mia, i roccocò con acqua e vino a fine pasto, nelle feste di Natale, non possono mancare!
Quest’anno, lavorando al panificio, come ultima mansione di fine stagione ho dovuto aiutare Lucia a fare i roccocò; non mi potevano fare regalo più bello! È stato un lavoro veramente faticoso perché le teglie devono essere unte al punto giusto, i roccocò tutti della stessa misura, per non avere problemi di cottura, e posti tutti ad una certa distanza, perché crescendo in forno non debbano attaccarsi uno sull’altro. La cottura poi deve essere seguita passo passo e bisogna tirarli fuori dal forno al momento giusto. È stato un lavoraccio, ma alla fine assaggiare il roccocò fatto da me, a settembre, mi ha ripagato di tutta la fatica della giornata!
Questi sono i dolci di Natale a cui io sono più legata, ma ce ne sono moltissimi altri altrettanto buoni e… robb’i Ponza.
Cari lettori, voi, che dolci preferite nelle feste natalizie..?!
“I dolci natalizi dei Monti Lepini“: LT Oggi 14.12.2015. p. 26