di Enzo Di Fazio
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Maria Galano se n’è andata ieri sera poco prima di mezzanotte.
Chi avvertirà la sua assenza, al di là dei parenti, delle persone care che le erano più vicine, degli amici, saranno gli imbianchini, i contadini, i bagnanti, i ragazzini, perfino i forestieri che a lei in tanti sono ricorsi per farsi togliere dagli occhi uno schizzo di calce, una pagliuzza, una spina di fico d’india, un granello di sabbia…
Diversi anni fa il settimanale Diva e Donna le aveva dedicato un piccolo servizio per le sue virtù di guaritrice. La definirono la fata di Ponza per la capacità di fare “miracoli” con quelle mani delicate e morbide che aveva e con l’aiuto di una grande lente di ingrandimento quando doveva occuparsi degli occhi, la stessa lente con cui l’ha ritratta il nipote, Salvo Galano, il famoso fotografo che lo scorso anno ci ha affascinato con la mostra sottomarina di Frontone.
Ma Maria usava le mani anche per guarire le storte, le slogature, per alleviare l’artrosi.
“E’ un dono divino – soleva dire – ereditato dalla mia nonna Rosina, che mi incantava con tutte le cose che sapeva fare”. Non usava medicamenti né strumenti particolari, solo olio santo, ovatta, qualche candido fazzoletto e le sue mani, le sue magiche mani con gesti accompagnati da preghiere.
Quando ero piccolo anche io ho beneficiato delle sue cure quando presi una brutta insolazione per essere stato a lungo esposto al sole con il capo scoperto nella spiaggia di Palmarola.
Accoglieva tutti con un sorriso e, nella sua semplicità, mostrava grande professionalità per le cose che faceva.
C’era grande rispetto tra lei, la sua famiglia e mio padre per essere un po’ parenti (e chi non lo è a Ponza, alla fin fine!).
Lo consideravano un fratello al punto che quando mio padre andava a trovarla diceva: “Vado da sasora”.
Alla morte di mia madre, Maria (ma anche la sorella Rosa) gli è stata molto vicina ed ha continuato a farlo anche dopo la sua scomparsa adornando, quando andava al cimitero, la tomba con un fiore.
Capitava così che mi sentissi dire quando la incrociavo sul corso Pisacane: “Enzo, non ti preoccupare, ci ha pensate Marie a papà tuie”.
E’ frase fatta dire che con la morte di Maria Galano va via una persona eccezionale, ma sicuramente con la sua scomparsa perdiamo un altro pezzetto della storia bella di Ponza e della sua identità.
A Rosa, alle nipoti Vera e Lavinia e a tutti i familiari la mia vicinanza e le più sentite condoglianze.
Immagine di copertina. Foto di Salvo Galano, nipote di Maria, dal suo libro fotografico “L’isola” (2002)
Foto in alto nell’articolo: Maria (a destra) con la sorella Rosa
Rosanna Conte
2 Ottobre 2015 at 20:05
E così diciamo ciao a Maria Galano!
Sempre pronta a lenire i fastidiosi dolori provocati dai vari accidenti quotidiani, godeva della stima e della riconoscenza di tutti.
Maria non era solo una donna accogliente e rassicurante, era anche un’affabulatrice, come ho avuto di modo di verificare nei miei incontri con lei per parlare dei suoi ricordi giovanili, quando a Ponza c’era il confino politico.
Era contenta di poter raccontare, e anche se gli episodi vedevano come protagonista la sorella Rosa, presente agli incontri, era lei a dover ricostruire percorsi, dialoghi ed emozioni.
Già, perché anche nella vita, pur essendo più piccola di Rosa, Maria è stata quella che maggiormente aveva avuto rapporti con l’esterno.
Il suo ricordo rimarrà molto a lungo tra chi l’ha conosciuta e noi le ridaremo la parola per raccontare di nuovo quello che il registratore ha conservato.
Rita Bosso
3 Ottobre 2015 at 11:33
Con Maria Galano e con la sorella Rosa ho chiacchierato a lungo qualche anno fa, a proposito di confino. La memoria ferrea, l’intelligenza acuta, lo spirito critico dei ponzesi over 80 e 90 (di allora) sono stati per me preziosi; le sorelle Galano, che avevano casa proprio alla “frontiera” della zona accessibile ai confinati, erano testimoni particolarmente interessanti.
Domandai, tra l’altro, dei rapporti tra donne ponzesi e confinati; mi raccontarono di un corteggiatore che scrisse a Rosa un’infuocata dichiarazione d’amore, avvolse il biglietto intorno a un osso di seppia e lo lanciò nella stanza in cui le ragazze cucivano, la cui porta a fronte strada era sempre aperta. Ma il “proiettile” fu intercettato dalla madre, che lo lesse, si soffermò sulla frase finale “Se tu m’ami come io t’amo, dammene un cenno; io attendo speranzoso qui fuori”, riavvolse il biglietto intorno all’osso di seppia e lo rispedì sulla strada, commentando a voce abbastanza alta per essere udita all’esterno: “Eccolo qua, il cenno!”.
Luisa Guarino
3 Ottobre 2015 at 15:37
Maria Galano, con la sorella Rosa, era molto amica di mia madre Olga; fin quando mamma era viva, quando non avevano occasione di incontrarsi personalmente, si scambiavano sempre i saluti più affettuosi tramite me. Poi, da quando mamma è morta, ho avuto spesso l’occasione di fare la strada del cimitero, quasi sempre al ritorno, proprio con Maria, poggiata con eleganza al suo bastone,con gli abiti sempre impeccabili e il sorriso pieno di empatia sincera. Non ero mai stata a casa loro, sulla Via Nuova, ma l’ho fatto lo sorso anno: non mi capitava da tempo di incontrarla. Così ho conosciuto il luogo in cui vivevano: tutto lindo e perfetto, con i merletti sui ripiani dei comò. Ricordo che c’era anche un delizioso profumo di biscotti, che stavano cuocendo nel forno. Altri erano già pronti, e me li hanno offerti con gioia. Mi mancherai, cara Maria amica di mamma, che hai saputo farti sentire anche mia amica. Non mancherò di venire a salutarti là dove riposano i miei affetti più cari.
Rosanna Conte
2 Novembre 2015 at 23:51
E’ già passato un mese da quando Maria non c’è più, ma il suo ricordo è più vivo che mai. Non c’è persona che, passando davanti al posto dove riposa, non si fermi a guardarne le foto, a fare un commento, a dire una preghiera. E sono tante le persone che vi passano, visto che si trova nella stradina più frequentata del cimitero. L’aveva voluto lei quel posto proprio per rimanere più a lungo nel ricordo di chi l’aveva conosciuta, apprezzata e le aveva voluto bene. Domani, giorno 3, alle 17.00, saremo in chiesa a salutare Maria a un mese dalla sua scomparsa.