Fino a quattro decenni fa era la discesa a mare più frequentata di Le Forna. Oggi la lunga e panoramica scalinata che porta ad uno degli angoli più deliziosi di Ponza è in uno stato di abbandono, anche se facilmente recuperabile.
Parliamo degli oltre cento scalini, in parte intagliati nella roccia, in parte costruiti con blocchi di tufo, che portano dal piazzale della Chiesa di Le Forna a Cala Cantina.
Un tempo questa spiaggia lillipuziana ospitava imbarcazioni da pesca e aveva attive alcune grotte deposito per gli attrezzi, mentre a mare i vecchi frequentatori avevano scavato delle vasche vivaio in cui tenere le aragoste.
Cala Cantina un tempo aveva tre piccoli viottoli di collegamento. Oggi sopravvive solo questo che meriterebbe di essere pienamente recuperato, anche alla luce della mancanza di accessi praticabili al mare di cui l’isola soffre.
Primo tratto. Senecio e canne. Forte Papa sullo sfondo
Quando la pesca era l’attività principale degli abitanti di Le Forna, la Cantina era un luogo molto frequentato. Da una prima, rudimentale discesa utilizzando il canalone d’acqua, i fornesi cominciarono anno dopo anno a dare una sistemata all’impervio viottolo.
Fu, però, per l’insistenza di don Francesco Sandolo, parroco della Chiesa della Madonna Assunta, che il Comune si impegnò in maniera sistematica a realizzare il sistema di gradini che, seguendo le anse della roccia, collega la frazione alla Cala.
I pescatori, grati per la scala che comodamente portava alle loro imbarcazioni alla fonda, erano tutti attrezzati con scopa e pala per curarne personalmente la manutenzione.
Scalini in cemento. Piante di elicriso
Scalini intagliati nella roccia
Altri scalini
L’accesso oggi, come un tempo, è a destra del piazzale della Chiesa, con un primo tratto di percorso cementato. Dopo un paio di esse, il viottolo si immette in un piccolo boschetto di pinastri, ginestre e canne.
Più giù comincia la vera scalinata che con tre tornanti si apre su visioni mozzafiato sulla cala e sullo scoglio della Tartaruga. Oggi la spiaggia è ridotta ad un piccolo lembo, ma le antiche grotte, i vivai, le secche e gli scogli emergenti, ne fanno un microcosmo misterioso e affascinante, reso ancora più suggestivo dalla totale mancanza di frequentatori.
Mancavo da Cala Cantina da qualche decennio. L’ho ‘ritrovata’ in un caldo pomeriggio d’agosto e grande è stata la meraviglia di godere intatta la memoria della mia prima infanzia, il luogo dove a due anni ho conosciuto per la prima volta il nostro mare.
Oggi questa scalinata che scende verso il paradiso necessita di un restauro e di qualche passamano di sicurezza, per aprire al godimento di isolani e turisti quest’angolo nascosto di Ponza.
Per il resto lasciamola così nella sua preziosa unicità.
Veduta dall’alto. A sin e in basso guardando il mare
Veduta livello mare
Nota
Su Cala Cantina sul sito, leggi anche l’articolo di Nicole Baio: clicca qui