di Rita Bosso
“Ce lo chiede l’Europa” – è la canzone-paravento che ci tocca ascoltare ogni volta che piovono sulla testa cambiamenti sfavorevoli, non per nulla la lanciò il ministro Fornero all’epoca della riforma pensionistica.
Nel caso della flotta Fintecna l’Europa ha chiesto non di ‘privatizzare’ – come hanno affermato molti politici italiani – bensì di ‘liberalizzare’.
Ha ribadito la necessità che gli Stati membri garantiscano la continuità territoriale, eventualmente erogando sovvenzioni; ha richiesto che un servizio sovvenzionato debba essere messo a gara, aperta a tutti gli armatori europei.
Se l’Europa non l’avesse chiesto, il buon senso avrebbe dovuto esigerlo; ciascuno di noi, quando deve affrontare una spesa importante, contatta più di un’impresa, richiede i preventivi, assegna il lavoro a chi ha presentato l’offerta migliore. Che l’impresa sia pubblica, privata o mista non ha alcuna importanza per chi paga e per chi fruisce del servizio; l’importante è poter scegliere tra più proposte in concorrenza tra loro; l’importante è che la comparazione non sia truccata.
In realtà, spiega pazientemente il mio mentore Nauta, lo status di società pubblica mal si concilia con le esigenze della navigazione.
Caremar e le altre regionali, quando facevano parte del gruppo IRI-Tirrenia, operavano secondo lo statuto dell’IRI che assicurava loro lo status di azienda di diritto privato, pur essendo di proprietà pubblica. Con il passaggio delle compagnie regionali alle regioni, nel novembre 2009, esse hanno perso quello status particolare e sono diventate società pubbliche a tutti gli effetti, con i conseguenti lacci e lacciuoli che ne impediscono la presenza sul libero mercato; perciò, di fatto, la privatizzazione è stata inevitabile.
Alla fine, comunque, la Caremar pubblica, spezzettata in due compagnie regionali, è finita nelle mani dei suoi principali concorrenti campani (Medmar nel settore traghetti, Snav e Lauro nel settore mezzi veloci) attraverso gare condotte con procedura tutt’altro che limpida (…a detta di Cantone, Garante per l’anticorruzione!).
Gli armatori campani, che nel Golfo di Napoli già avevano una posizione di predominio, oggi gestiscono in condizione di sostanziale monopolio i trasporti in Campania, in Lazio e sono presenti anche in Sicilia: alla faccia della concorrenza tra tutti gli operatori europei!
Siamo finiti dalla padella alla brace, dal carrozzone pubblico Caremar al monopolio, e sorge il sospetto che lo sfascio degli ultimi anni di Caremar sia stato procurato ad arte, per rendere inevitabile la cessione ai privati.
La condizione di monopolio e le dimensioni sono oggi le criticità di Laziomar.
Sul secondo punto, il confronto con le altre compagnie di navigazione porta a concludere che una flotta ridotta a due navi e a due mezzi veloci costituisce un’anomalia o, come sostiene Nauta, un aborto; ma le esigenze tecniche e gestionali talvolta passano in secondo piano.
In un posto di mare, mettere le mani su una società di navigazione è il sogno di parecchi politici, una splendida opportunità per fare clientelismo su larga scala; fu così che la Regione Lazio volle ed ottenne, nel 2011, una propria società di navigazione: poche le navi, non le poltrone e gli incarichi da distribuire. All’epoca, ci fu anche chi sostenne la costituzione di Laziomar per scongiurare il rischio di dipendenza dalla Campania ma oggi, con la sede operativa a Napoli e la proprietà in mano ad armatori campani, questa argomentazione risulta superata.
E’ pur vero che le regioni hanno compiti di programmazione e di amministrazione dei servizi di trasporto, ma ciò non significa che dovessero essere armatori o possedere una propria flotta, così come non possiedono autobus o treni: i servizi ferroviari regionali sono esercitati da Trenitalia (società pubblica), sotto contratto con le singole regioni; Sita, società di autolinee con sede a Firenze, ha in concessione servizi di trasporto con diverse regioni.
Altro punto debole per Ponza è l’assenza di un comitato di utenti. In altre isole è presente un massiccio pendolarismo giornaliero; lavoratori e studenti vivono quotidianamente disagi, disservizi, variazioni d’orario, aumento dei biglietti e, se necessario, organizzano proteste; in ogni caso, tengono viva costantemente l’attenzione sui trasporti. A Ponza i disagi sono forse maggiori, ma la protesta si limita a commenti su Facebook, a qualche intervento su questo sito durante le emergenze.
Occorrerebbe costituire almeno un osservatorio sui problemi dei trasporti marittimi e raccogliere con sistematicità segnalazioni, proposte, proteste.
Nella partita tra Laziomar e Regione, gli utenti devono conquistare un proprio spazio e far sentire la propria voce; in alternativa, ci sono il vittimismo e l’uocchie sicche.
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Il link a h24 notizie del 5 settembre 2015, sul prezzo intero per i pendolari: leggi qui
Il file .pdf da “Il Dispari – Quotidiano delle isole di Ischia e Procida” del 29.08.2015: “SNAV vieta l’emissione dei biglietti il giorno precedente ai residenti”: Snav
Appendice del 6 sett.
Domenica mattina sulla Banchina del Porto di Ponza (6 sett.2015):
Siamo alle solite: il catamarano da Anzio non naviga e la gente è costretta ad ore di fila per acquistare di nuovo i biglietti su altre tratte, con gli innumerevoli disagi che ne scaturiscono.
Attendiamo tutti, qui, l’incontro in Regione di fine settembre nella speranza che finalmente si faccia un po’ di chiarezza su questa gestione dei collegamenti che per dirla alla ponzese “fa acqua da tutte le parti”.
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[La gara delle bagnarole. (3) – Fine]
La Redazione
5 Settembre 2015 at 16:59
Quasi a far eco alle ultime osservazioni di ‘Nauta’, nell’articolo di Rita Bosso, una notizia fresca fresca, su h24notizie di poche ore fa:
“Pendolari a prezzo intero, monta la protesta contro la Laziomar”
A Ischia i residenti non possono fare in anticipo il biglietto, neanche pagando la prenotazione. Con Alilauro è così già da qualche anno.
Il file .pdf da “Il Dispari – Quotidiano delle isole di Ischia e Procida” del 29.08.2015: “SNAV vieta l’emissione dei biglietti il giorno precedente ai residenti” in fondo all’articolo base
La Redazione
6 Settembre 2015 at 12:46
Domenica mattina sulla Banchina del Porto di Ponza (6 sett.2015):
Siamo alle solite: il catamarano da Anzio non naviga e la gente è costretta ad ore di fila per acquistare di nuovo i biglietti su altre tratte, con gli innumerevoli disagi che ne scaturiscono.
Attendiamo tutti, qui, l’incontro in Regione di fine settembre nella speranza che finalmente si faccia un po’ di chiarezza su questa gestione dei collegamenti che per dirla alla ponzese “fa acqua da tutte le parti”.
Foto allegata all’articolo base