Rainer Maria Rilke (1875 – 1926) austriaco di origine boema, è considerato uno dei maggiori poeti di lingua tedesca. Nel corso delle sue peregrinazioni soggiornò a Capri due volte: dal 14 dicembre al 20 maggio 1906 e successivamente da febbraio ad aprile 1908. Nel primo periodo caprese compose la lirica: Lied vom Meer – Capri, Piccola Marina – che fa parte della raccolta “Neue Gedichte” (Nuovi Poemi); 1907
Lied vom Meer
Capri. Piccola Marina
Uraltes Wehn vom Meer,
Meerwind bei Nacht:
du kommst zu keinem her;
wenn einer wacht,
so muss er sehn, wie er
dich übersteht:
uraltes Wehn vom Meer
welches weht
nur wie für Ur-Gestein,
lauter Raum
reißend von weit herein…
O wie fühlt dich ein
treibender Feigenbaum
oben im Mondschein.
[Rainer Maria Rilke, vor dem 26.1.1907, Capri]
L’americano Albert Ernest Fleming, studioso del poeta Rilke, tradusse così:
Song of the sea
Capri, Piccola Marina
Timeless sea breezes,
sea wind of the night:
you come for no one;
if someone should wake,
he must be prepared
how to survive you.
Timeless sea breezes,
that for aeons have
blown ancient rocks,
you are purest space
coming from afar
Oh, how a fruit bearing
fig tree feels your coming
high up in the moonlight.
Lo confesso: nel tradurre quella bellissima lirica in italiano mi sono avvalso del testo inglese (Foscolo criticò Monti definendolo : “Buon traduttor dei traduttor d’Omero”! Ma per fortuna non ho la pretesa di essere pari ad entrambi). Però, grazie al traduttore simultaneo di Google – traducendo parola per parola il testo tedesco – mi sono fatta un’idea di quel che provò il poeta Rilke quando, a Marina Piccola in quel di Capri, si lasciava cullare dallo sciabordio delle onde che accarezzavano la riva, in una notte al chiaror della luna. Non è difficile provare le medesime sensazioni qui a Ponza.
Poiché il testo tedesco è composto da versi in rima alternata, ho cercato di riproporlo in italiano nella medesima modalità, per cui ho dovuto aggiungere alcuni vocaboli, per lo più aggettivi; così è sortito:
Il canto del mare
Capri, Piccola Marina
Oltre il tempo tu sei, brezza di mare;
della notte sei figlio, vento marino:
per nessuno ti accingi a vagare.
Se tu dèsti chi giace supino,
e oltre il tuo tempo volesse lui andare
l’essere tuo terrebbe vicino.
Fuori dal tempo tu sei, brezza di mare;
per eoni hai sfinito l’antica roccia possente,
dallo spazio remoto, più puro, ti sento arrivare.
Oh come nel porgere il frutto, al fico silente
solenne tu giungi, al chiaro di luna.
.
Le foto sono di Rossano Di Loreto