di Carmine Vitiello e Michele Aversano
Da che mondo è mondo il momento più bello di una festa è quello relativo ai preparativi, che sia un compleanno o una festa religiosa; dopo rimane solo la malinconia e tantissime cose da sistemare. A Natale ci sarà da smontare presepe, albero e ninnoli vari, a Pasqua si laveranno, per essere riposti nel migliore dei modi, i ‘ruoti’ per pastiere e casatielli; per quanto riguarda le feste patronali oltre il riporre il santo nella propria nicchia bisogna risistemare gli addobbi, dalle luminarie al Gran Pavese.
Un vecchio detto dice: Passato ‘u Santo, passat’ ‘a festa!
Ma se tutto rimane lì così, com’è che passa lo stesso?
Certo tutte le bandiere spiegate al vento che colorano il cielo o le luminarie accese sono sempre un bel vedere e mettono allegria, ma con l’incuria come la mettiamo?!
E poi mica può essere sempre festa!
Ricordiamo circa tre anni fa, estate 2012, quando con alcuni dei nostri amici e paesani più cari abbiamo organizzato la festa della Madonna Assunta.
Più di un mese prima, luglio per intenderci, alla classica domanda: – ’Uagliu’, ma stasera ch’ amma fa? Se i esce? – la risposta era: – Sì però s’hanna attacca primm’ ’i tese! Oppure: – Eh, ma faccimme prima ’na corsa abbasci’ Forne a vede’ a che punto stanno cu’ ’i bandiere! – Stasera ce sta ’a sagra! Saglie! …E tante altre affermazioni…
Abbiamo cercato e trovato aiuto da parte di tutti, anche di chi da le Forna è migrato nella parte bassa dell’isola.
È stata una bella festa prima, durante e dopo.
A distanza di tre anni, ancora seduti fuori al bar a chiacchierare, se prima eravamo coinvolti dall’entusiasmo ora lo siamo dallo sconforto.
Questo è quello che è stato trovato quest’ anno e ciò che rimane del lavoro di molti, anzi moltissime persone, di tre anni fa.
Delle dodici tese di luci ne rimangono ben due con neanche una lampadina attaccata; le bandiere… martoriate dalle intemperie e dall’ incuria più che del maestrale.
Spesso le immagini comunicano più di mille parole.
L’intento non è quello di fare la morale o di appendere la medaglia al collo di qualcuno ma sottolineare che il rispetto di se stessi, di ciò che si ha, è la prima cosa.
Per il terzo anno consecutivo è stato risistemato lo stanzino; gli “arnesi della festa” o meglio quel che rimane è stato riposto.
Quel che andato perso ormai non si può più recuperare, ma si spera che i pezzi mancanti tornino a casa e che ciò che è rimasto venga conservato degnamente e nel rispetto di tutti.