Scirocco…
…l’extracomunitario. Caldo, umido, insopportabile, afoso, scuro in faccia, opaco, sporco, viene a raffiche, sale dal sud dopo aver passato il mare, carico del caldo delle dune del deserto e del sale del mare, porta strane essenze di the verde, karkadè…
Quanti di noi hanno avuto la fortuna di stare in Sicilia quando soffiava lo Scirocco… Un caldo terribile che neanche i condizionatori erano in grado di mitigare e non c’era modo di sfuggirgli. Una vera iattura!
Ma che viene a fare qui da noi, nella nostra bella Italia così opulenta e decadente?
D’inverno poi, quando porta pioggia, è pioggia gialla che sporca le nostre belle auto dandogli un orribile colore giallo sabbia. Per non parlare dei vetri delle finestre appena puliti! Alcuni dicono anche che porti malattie tropicali, infettive, quasi fosse un untore.
Insomma un vento ingombrante, noioso, petulante, no come i venti nostrani freschi e limpidi o quelli del nord impetuosi e capaci di darci la fiducia ed il vigore della Mitteleuropa.
Un vento di cui si farebbe volentieri a meno tant’è che anche i paesi del nord non lo vogliono, lo fermano alle frontiere, per lui Schengen non vale, le Alpi lo fermano e quando riesce a scapolare gli amici del nord ci rimproverano che lo abbiamo fatto scappare, fuggire verso i loro paesi creandogli problemi di accoglienza e incuranti di quali problemi abbiamo qui da noi in Sicilia, in Calabria, in Puglia.
Qualche fantasioso soggetto – dopo essersi autoproclamato custode della nostra appartenenza al nord dimenticandosi che noi italiani siamo nati e cresciuti sulle spiagge del mare Mediterraneo, il mare nostrum, che abbiamo convissuto, mercanteggiato e sviluppato la nostra cultura mediante i nostri continui contatti con tutte le popolazioni che si affacciavano sullo stesso mare con i quali, nel bene o nel male ci siamo integrati anche socialmente e che i discendenti dei Celti, dei Sassoni e dei Galli, invidiosi della nostra bella terra, fin dal Medio Evo ci hanno invaso ripetutamente per imporci i loro stili di vita – oggi intende promuovere azioni di contenimento o addirittura di respingimento del “nostro” vento.
Domani, forse, quello stesso dichiarerà guerra allo Scirocco magari promettendo bizzarre soluzioni come la costruzione di un muro di cemento alto come il cielo o l’installazione di enormi ventilatori sulle coste del sud per spingerlo a tornare alle sue terre di origine.
Forse dovremmo invece cercare di capirlo per riapprezzarlo come hanno fatto i nostri predecessori i quali, piuttosto che guardare al nord ostile ed inarrivabile, si rivolgevano ai paesi del Mediterraneo come luoghi speciali, ricchi di risorse umane e materiali, dove prendere ma anche lasciare.
In questo senso non dovremo più limitarci a svolgere solo azioni di pura carità cristiana ma magari vedere se possiamo anche ritornare a riprenderci il ruolo di leader di questi paesi magari scoprendo che lo Scirocco può essere utile a qualche cosa come ad esempio a produrre energia per il nostro paese, a far maturare le primizie nei nostri campi, ad anticipare la stagione dei bagni a mare ed estendere la stagione turistica, insomma cercando di portare le sue istanze presso i dominanti venti del nord allo scopo di migliorare i rapporti con la sua terra di origine e con l’occasione investire parte delle nostre risorse lì dove lui nasce cercando di capirne le radici della sua furia e determinazione ed aiutarlo a diminuire le sue insopportabili incursioni nelle nostre terre.
In fondo sarebbe meglio diventare i primi del sud piuttosto che gli ultimi del nord.
Note della Redazione
Giovanni Hausmann è un cultore di venti; per il sito ha scritto tra l’altro: “Aspettando il Levante” e “Ecco il libeccio!”
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Lo scirocco è il protagonista e l’atmosfera di una canzone molto bella – Strade parallele – composta da Giuni Russo e M. Antonietta Sisini e pubblicato nel 1994 (leggi e ascolta qui). L’interpretazione a due voci, di Franco Battiato con Giuni Russo, è una perla.