di Teresa Pagano
Ho imparato a nuotare a Chiaia di Luna e mi pare di sentire ancora le raccomandazioni di mio padre: – Picceré, nun te metter’ sotto ‘a muntagna!
Alla Caletta ho vissuto le estati dell’amore: il bagno si faceva dietro la scogliera ed i tuffi dai bracci dove ormeggiava l’aliscafo.
Da sposata portavo i figli alla Parata: avevo cambiato quartiere.
E ora che sono anziana, ora che mi è stato proibito l’uso della barca, ora che devo bagnarmi solo alle sette di mattina, ora che è più forte la voglia di Ponza, del suo mare, perché non ho più molto tempo, questa estate, come l’anno scorso, come l’anno prima, per fare i bagni a mare sono stata in Sardegna.
Sono stata ospite di mia sorella e mio cognato che hanno un’accogliente casa ad Arbatax e di mattina presto scendevo in spiaggia per bagnarmi.
Sono fortunata, ho questa grande opportunità e mi godo le coccole della famiglia, però come i miei parenti ospiti, ponzesi doc, sento la mancanza di Ponza e del mio mare.
Ma dove faccio il bagno?
Su un tema analogo, un articolo di Rosanna Conte dell’agosto 2013: Abbiamo perso il mare!
Martina Carannante
24 Agosto 2015 at 14:37
Poche parole, qualche immagine e un’infinita tristezza. Un vuoto incolmabile mi lascia questo scritto. L’amore per la propria terra e l’impossibilità di tornarci. L’isola dei confinati e dell’esilio, lascia in esilio altrove le persone che più la amano. Quanto vorrei far qualcosa, ma adesso non si può. So che il tempo è tiranno e non lascia niente a nessuno, posso solo chiedere umilmente scusa a Teresa per questa crudeltà inflittale. Sappi solo, che anche se lontana, questa è la tua terra e questo il tuo mare.