di Rosanna Conte
A zia Adele piace molto ricordare e raccontare.
Se la interrompo, è impaziente di riprendere il filo e fa sempre una breve ripetizione di quanto già detto, nel timore che possa aver perso, io, il filo.
Ieri è andata col pensiero a quando aveva circa sette anni e si vedeva in cucina mentre collaborava con la mamma preparandole i pomodori, l’aglio, il prezzemolo o altro.
E, mentre stava descrivendo, ha afferrato a volo, da quel mondo lontano, un’immagine ed alcune parole sopraggiunte all’improvviso che hanno dato il via al racconto di questo episodio.
In quei primi anni della sua vita, ogni tanto si presentava sulla porta una signora con l’invocazione:
– “Pe’ ll’anema d’u Purgatorio!”
Allora sua madre le diceva di andare a prendere una lira nella cristalliera e di darla alla signora.
Nella casa di Rosa i’ Santella, il denaro non era mai chiuso a chiave. I suoi otto figli l’avevano sotto gli occhi e sotto le mani in continuazione, ma nessuno di loro, mai, avrebbe pensato di prenderne di nascosto e di sottrarlo alla famiglia.
La piccola Adele usciva dalla cucina, metteva la sedia davanti alla cristalliera, saliva, apriva l’anta e prendeva la moneta che con altre era conservata in una tazzina.
Quando poneva la moneta nella mano della signora, di cui ha un vago ricordo, in risposta riceveva la frase: “Frisc’ all’anema ‘i tutt i muort’ vuost’!”, di cui non capiva il senso.
Un giorno, ripetendosi la scena a distanza di tempo, e convinta che la signora fosse una povera a cui la famiglia faceva l’elemosina, chiese il significato della frase che suonava come ringraziamento.
Rosa ‘i Santella le spiegò che la signora non era una persona bisognosa, ma faceva la questua tra le famiglie della parrocchia per pagare la messa che ogni primo lunedì del mese veniva celebrata in suffragio delle anime del Purgatorio abbandonate.
Adele, che ancora oggi, ultranovantenne, quando non comprende qualcosa ha la sana abitudine di chiedere spiegazioni, sottopose a interrogatorio la madre e venne a sapere che l’offerta la facevano solo alcune famiglie devote che offrivano secondo le proprie necessità.
Ad esempio, dove abitavano loro, c’erano quattro famiglie, ma erano solo due quelle coinvolte nell’offerta.
Non contenta, Adele, che aveva la devozione innata, chiese alla mamma di farla andare in chiesa quando ci sarebbe stata la messa di suffragio.
Grande fu la sua meraviglia quando si sentì rispondere che la messa non si diceva nella chiesa della parrocchia, al porto, ma nella cappella della Madunnella vecchia al Cimitero.
Era la prima volta che ne sentiva parlare e voleva vederla.
Adele era molto legata alla sua amichetta Bettina (Bettina Guarino) e corse subito da lei a raccontarle il fatto.
Anche la famiglia Guarino offriva il denaro per la messa alle anime abbandonate, ma Bettina non ci aveva fatto caso; dopo il racconto di Adele potè capire anche lei la funzione di quella signora che ogni tanto andava a chiedere soldi a casa sua.
Decisero che sarebbero andate a sentire questa messa insieme e, per la verità, tante altre cose avrebbero fatto insieme nell’arco della loro vita.
Adele chiese a sua madre di indicarle la giornata della messa perché sarebbe andata con Bettina al Cimitero.
Rosa ‘i Santella non si poneva mai di traverso sulle buone intenzioni dei figli, della cui obbedienza era sicura. Così, il successivo primo lunedì del mese, le fece indossare il vestitino bello, col fiocco sulla spalla, le fece mettere le scarpe ( in casa si usavano gli zoccoli), e sicuramente, conoscendo zia Adele, le concesse di indossare anche qualche braccialetto; infine le spiegò la strada.
Allora erano gli anni del confino e la zona del Camerone lungo la salita verso il cimitero era molto frequentata, ma poco raccomandata, specie per delle bambine sole, perché potevano succedere disordini. Così la mamma spiegò ad Adele di passare per la strada dietro la chiesa e di stare attenta a procedere verso l’alto e a sinistra, perché a destra si sarebbe trovata nella zona degli Scotti, sconosciuta a lei e a Bettina, e avrebbero corso il rischio di perdersi. Le spiegò anche come arrivare alla cappella, una volta entrata nel cimitero.
Così le due bambine, messe in ghingheri – Anche Bettina era vestita bene e con le scarpe! – precisa zia Adele, si avviarono al cimitero.
Era la prima volta che ci mettevano piede e Adele, mentre racconta, si sofferma a descrivere il luogo che allora era occupato da pochissime cappelle.
La grande spianata che si apriva sulla destra, una volta entrate, era libera e sconfinava sul mare: uno spettacolo bellissimo che aveva colpito le due bambine tanto che, dimentiche del motivo per cui erano lì, si erano fermate ad ammirare.
Dal muretto sul fondo si vedeva le Scoglio Rosso e, affacciandosi, verso la loro destra, lì sotto, c’erano i Faraglioni della Madonna.
La cappella della Madunnella vecchia si trovava alla fine del muretto sulla destra, dietro l’attuale cappella Colonna costruita qualche anno dopo l’episodio, nel 1934, quando la vecchia cappella non c’era più.
Ad Adele brillano ancora gli occhi nel descriverla.
Era una grotta scavata nel tufo con l’ingresso ad ovest.
Alcune fessure nella roccia permettevano ai raggi del sole di penetrare all’interno e di rendere dorato il tufo giallo e accecante quello bianco. La statuetta della madonna era collocata sull’altare anch’esso ricavato dalla roccia, come le piccole edicole dove erano collocate le ampolle, i lumini e forse altro.
La seggiara, per la messa del primo lunedì del mese, era lì a distribuire a pagamento le sedie come faceva nella chiesa parrocchiale.
Era quella la cappella in cui si celebrava messa al cimitero.
Nell’attuale chiesetta, che già esisteva, a memoria di Adele non si celebravano le messe ed era solo un luogo privilegiato per seppellire i sacerdoti (1).
Questo ricordo, per Adele, è ancor più prezioso perché l’antica cappella pochissimo tempo dopo – due o tre anni – ritenuta pericolante (ma Adele sospetta che l’abbiano fatto apposta per costruirci poi le cappelle) fu abbattuta.
Il racconto si chiude con: Mannaggia, tanti vote ‘u vuleva fa veni’ a mmente a Bettina.. e po’ me scurdavo! Chi sa si essa s’u rricurdava?!
(1) Guardando l’antica piantina borbonica in cui venivano indicati gli Assegnatari di terreni nella colonizzazione del 1734, la cappella della Madunnella vecchia è situata nella zona delle Grotte dell’eremita, indicate con la lettera M (evidenziata con un cerchietto) Vedi anche Franco De Luca
Sappiamo dal Tricoli che, eretta prima della colonizzazione borbonica e dedicata alla Madonna della Salvazione, dal 1772 costituì il primo nucleo del cimitero. Successivamente, nel 1792, fu ampliata per accogliere le spoglie dei sacerdoti, degli ufficiali e dei notabili in un settore, dei soldati e condannati in un altro, degli uomini in un altro ancora e infine delle donne e dei bambini in un quarto settore.