di Sandro Russo
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Cosa non si fa per restare in tema! Mi riferisco a quello che i viaggiatori ponzesi fanno quando si trovano in un luogo diverso da Ponza, massimamente se di tratta di un’isola. Ne parlava Domenico Musco qualche tempo fa (leggi qui), ma ognuno di noi ne avrà fatto l’esperienza: l’esercizio della comparazione. Ovvero: in cosa somiglia e in cosa differisce questa nuova isola da Ponza? A volte si tratta di paragoni improbabili con isole che di Ponza potrebbero contenerne varie migliaia… Ma si fa, si fa… (Ponza: circa 10 Km2 ; Sardegna 24.100 Km2; Corsica 8680 Km2 ).
Alla lunga rassegna di isole di cui abbiamo parlato su questo sito, aggiungiamo ora la Corsica.
In qualcuna delle guide turistiche che parlano della Corsica dovrò aver letto che è una montagna in mezzo al mare.
In effetti è questa l’impressione che dà e che rimane in mente, specie la parte dell’alta Corsica (haute –Corse) che si stacca dal corpo principale dell’isola come ‘un dito’ puntato verso il Golfo del Tigullio (non il Golfo di Genova).
Un po’ di geografia e di storia sono indispensabili per un approccio ad una terra che non si conosce.
Di superficie pressappoco come l’Umbria, la Corsica è in prevalenza montagnosa, con un massiccio centrale ‘allineato’ con gli Appennini a causa di un analogo sconvolgimento tettonico, causato da un complesso meccanismo di rotazione e compressione reciproche tra le grandi placche africana ed eurasiatica; successivamente si è staccato dalla terraferma e al suo interno il micro-continente costituito da Sardegna, Corsica e Provenza, prima saldati insieme.
Situata in posizione strategica nel Mar Mediterraneo occidentale, la Corsica ha sempre suscitato l’interesse dei popoli che si sono mossi su quel mare come commercianti o come conquistatori.
Hanno avuto il dominio dell’isola, nel corso dei secoli, popoli come i Nuragici, i Fenici, i Greci, gli Etruschi, i Romani, i Vandali, i Bizantini, i Pisani, gli Aragonesi, i Genovesi e, per ultimi, i Francesi che, con il Trattato di Versailles del 1768 di fatto costrinsero la Repubblica di Genova a cedere l’isola, e subito dopo l’annessero.
Aleria è l’antica capitale storica della Corsica; è il centro maggiore della parte centrale della costa orientale dell’isola (quella che guarda verso l’Italia); si trova circa a metà strada tra Bastia e Porto Vecchio. Aleria è stata colonia fenicia, postazione cartaginese, potente città romana, prima di venire distrutta dai vandali ed occupata dai barbareschi.
La storia più recente della Corsica, ha riguardato un suo tentativo di indipendenza, seppur di breve durata: dal 1755 al 1769. Approfittando della decalante potenza della Repubblica di Genova (che ne deteneva in possesso da 1284, seppur con alterne vicende), l’eroe nazionale Pascal (Pasquale) Paoli dotò l’isola di una Costituzione – la più avanzata del tempo, scritta in italiano, ‘lingua colta’ per eccellenza – imbevuta delle idee illuministe che prevedeva tra l’altro anche il voto alle donne.
L’esperienza terminò in modo cruento nel 1769 con la battaglia di Ponte Nuovo, con la sconfitta da parte di preponderanti forze francesi, intervenuti su richiesta dei genovesi. La Repubblica di Genova offrì la Corsica come garanzia per i debiti contratti verso il re di Francia Luigi XV; debito che non era ovviamente in grado di onorare per cui il Trattato di Versailles costituì di fatto la ratifica dell’attribuzione dell’isola al patrimonio personale del re e poi, dopo la rivoluzione francese, alla stessa Francia.
L’integrazione della Corsica con la Francia è stato un processo lento e problematico, accelerato senza dubbio dalle origini corse di Napoleone, ma per molto tempo l’italiano rimase la lingua prevalente, fino a che Napoleone III non ne proibì l’uso, anche per evitare eventuali rivendicazioni future.
La Corsica rimase a lungo il meno sviluppato e l’ultimo dei distretti francesi per tenore di vita; sotto-sviluppo che per secoli aveva spinto i còrsi all’emigrazione, prima come coloni verso la Sardegna, specialmente in Gallura, poi soprattutto come soldati di ventura. I corsi avevano fama di uomini fieri e coraggiosi; tanto che da prima dell’istituzione della Guardia Svizzera (1506) – la Guardia Corsa costituì la truppa scelta del Papa e poi la Milizia Corsa coesistette con la Guardia Svizzera fino allo scioglimento definitivo nel 1664, per complesse vicende).
L’integrazione con la Francia ebbe un ulteriore impulso durante la Prima Guerra Mondiale, per il rilevante tributo di sangue dato dai corsi caduti in decine di migliaia nel fronte franco-tedesco. Come pure importante fu il contributo del popolo corso all’espansione coloniale francese.
Il regime fascista italiano tentò nel 1938 di far leva sul mai del tutto sopito sentimento antifrancese e sulla crisi diffusa in Corsica, per crearvi un sostegno al suo espansionismo (rivendicava all’Italia, oltre alla Corsica, la Savoia e la Contea di Nizza).
Nella seconda guerra Mondiale la Corsica fu la prima regione ad essere liberata dall’invasione tedesca (prima dell’Italia e della stessa Francia), nel settembre –ottobre del ’43, per un’azione congiunta tra le truppe italiane (l’Italia aveva già firmato l’armistizio con gli alleati il 3 settembre del ’43), i partigiani corsi e i soldati coloniali francesi.
Attualmente la Corsica – lingua e televisione francesi – appare ben integrata con la Francia. Amministrativamente è divisa in due dipartimenti: Alta Corsica (2B, Haute-Corse) a nord e Corsica del Sud (2A, Corse-du-Sud) a sud.
Le influenze culturali italiane, molto forti nelle tradizioni e anche nella lingua, sono destinate a sbiadire e progressivamente ad estinguersi.
La bandiera corsa
La testa di moro, con una benda sugli occhi ha origine durante la dominazione aragonese della Corsica (1297, quando papa Bonifacio VIII dà la Corsica in gestione al re d’Aragona). La testa è rivolta verso destra.
Nel 1745 il patriota Ghjuvan Petru Gaffori, combattendo contro i genovesi, adotta il vessillo modificato per la benda che non copre più gli occhi. Suo il motto: “la Corse a ouvert les yeux”.
Nel1760 Pasquale Paoli ufficializza la scelta di Gaffori, elimina il gioiello all’orecchio e fa girare la testa verso sinistra. Così si è mantenuta fino ad oggi.
Nella prossima puntata, note di un viaggio in Corsica.
Sulla presenza dei Ponzesi in terra corsa: Pepino Lamonica a Bastia, leggi qui.
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[Altre isole. La Corsica (Haute Corse). (1) – Continua]
silverio lamonica1
23 Giugno 2015 at 16:13
Una riflessione va fatta: Napoleone III proibì l’uso della lingua italiana, per timore di ulteriori rivendicazioni e, giustamente, Sandro ha osservato che cultura e tradizioni italiane sono ormai sbiadite e in via di estinzione. Tanto per fare un esempio, a parte mio fratello Peppino che vive a Bastia, sua moglie e figlie nate a Ponza, lo stesso figlio Fausto e nipoti vari non parlano l’italiano e sono ormai integrati dalla cultura e tradizioni francesi.
Invece in territori italiani come l’Alto Adige, dove a distanza di un secolo dall’annessione quelle popolazioni si esprimono preferibilmente in tedesco e in Valle d’Aosta dove prevale il francese, la nostra Costituzione tutela quelle minoranze e la loro cultura.
Qual è l’impostazione “giusta”?