Si rimane senza parole, attoniti e increduli, se è vero ciò che è accaduto: che si possa uccidere e morire per il possesso di una grotta di un’isola. Una grotta contesa dell’isola di Ventotene.
Alla luce di questi avvenimenti, a dir poco incomprensibili, scaturiti dalla interpretazione di un verdetto giusto-ingiusto a seconda dei punti di vista, è prudente che gli azzeccagarbugli coinvolti in queste diatribe da tribunale non si immischino più delle grotte di nessuno.
Verifichino dapprima, proprio se indispensabile, lo stato psichico ed il porto d’armi sia dei clienti assistiti che degli avversari nei processi che riguardino il contenzioso per il possesso di una grotta, dovunque essa sia.
Anche se fosse la grotta azzurra di Capri o la grotta di Pilato a Ponza.
Note
– La notizia dell’omicidio dell’avv. Piccolino era stata riportata dal sito il 30 maggio u.s. (leggi qui)
– L’aggiornamento delle indagini dalla stampa nazionale:
“La Repubblica” del 16 giugno 2015
“Temporeale.info” del 17 giugno 2015
vincenzo
19 Giugno 2015 at 16:28
Silverio sei vissuto in un’isola in cui la contesa per il possesso di frazioni, di porzioni, di angoli di proprietà è stata la regola per la crescita economica e per fortuna che questa contesa ha trovato sfogo e giustizia-ingiustizia nelle aule di tribunali e che la nostra post-colonizzazione non è assomigliata a quella americana e non si è trasformata in un Far West dove la gestione della giustizia era veramente impostata sul fai da te.
Silverio Tomeo
20 Giugno 2015 at 09:16
Diciamo che il movente è legato a un contenzioso giudiziario che negli anni si è “ammalignato”, ha cioè scatenato risentimento, livore, aggressività sino all’omicidio. Diciamo che l’autore del gesto letale non stesse bene mentalmente. Ma diciamo pure che era un notissimo fascista. http://www.temporeale.info/15789/citta/formia/omicidio-piccolino-michele-rossi-confessa-sono-stato-io-voleva-suicidarsi.html