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Ce l’ho fatta, finalmente!
Sono riuscito ad andare a Carate Urio, piccolo comune in provincia di Como, che si trova su una sponda del lago di Como, affacciato sul lago stesso. Luogo incantevole e incantato.
Direte voi: “Ma mò ch ’ci’azzecc’ ’stu Carate Urio? Vuo’ vede’ che pure Silverio Guarino va fuori tema?”.
Non è così.
I fatti.
Nell’estate del 1948 i miei genitori vivevano e lavoravano lì, a Carate Urio; mamma (la maestra Olga) insegnava alle scuole elementari e papà (Francesco – Ciccill’ Guarino) era il segretario comunale di questo piccolo paese. Non chiedetemi perché e come fossero arrivati lì, perché non lo so. So per certo invece, che lì, in quell’estate, io venivo concepito da quei due innamorati “ponzesi doc” che “giocavano fuori casa”.
Ma poteva mai il “guaglione Silverio” nascere a Carate Urio (Co), oggi 1208 abitanti, allora forse meno?
E fu così che venni trasportato per tempo da mia madre sull’amato scoglio, per venire poi alla luce nella primavera del 1949.
Ma a Carate Urio (a parte il concepimento), non c’ero mai stato e mi mancava; solo adesso, da giovane attempato, ho potuto colmare questa lacuna e chiudere il “cerchio”. E così sono finalmente ritornato in questo minuscolo ridente paesino che su trova sul lago di Como, lo scorso mese di maggio. Vi assicuro che vale veramente la pena visitarlo: di persona ho provato e ho capito perché questo luogo induce alla pace e all’amore, un vero angolo di paradiso.
Vi posso solo dire però che durante il mio soggiorno a Carate Urio non sono mai riuscito a chiamare lago quella grande distesa d’acqua che avevo davanti agli occhi. L’ho continuata a chiamare “mare”, al posto di “lago” e il “lungolago” è sempre rimasto “lungomare” (lapsus freudiano?).
Forse anche per questo era meno struggente la nostalgia di Ponza nei miei genitori, quando vivevano lì (anche se poi papà diceva sempre che i pesci d’acqua dolce non “sapevano di niente”!).
Carate Urio, grazie di esistere. Ora, e da ora, posso morire più contento.
marcello
5 Giugno 2015 at 00:13
Complimenti per il “giovane attempato”.