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Siamo nel mese di maggio, c’è il bel tempo, il verde, i fiori con il loro profumo, la primavera… ma è soprattutto il mese dedicato alla Madonna, e noi Ponzesi ricordiamo bene di aver avuto nel nostro ‘parrecchiano’ un devoto amante della nostra Madre celeste.
A Lei don Luigi ha dedicato tanti canti, poesie e versi che sono dei poemi, come questo che vengo a proporre e che don Luigi Maria Dies compose e dedicò alla Madonna come nostra Protettrice che ci soccorre nei momenti del pericolo.
Penso l’abbia composta nei primi anni che arrivò a Ponza e la generazione dei giovani di allora comprendeva Aniello De Luca (il Diacono), Aniello Bosso buonanima e poi Giannino, Silverio De Luca (il comandante, fratello di Aniello De Luca) e tanti altri che ricordo vagamente.
Questa lode alla Madonna Soccorritrice che io considero un poema in musica e versi si intitola: “L’aiuola è mia”.
Se si leggono bene le parole di questo canto e si ascoltano le note che l’accompagnano, si sente la sensazione di smarrimento, si sentono i brividi di paura che possono assalire un uomo e poi la sensazione di pace che segue e la certezza del pericolo sventato.
Il brano di don Luigi Maria Dies è proprio originale con la sua voce e l’accompagnamento dell’armonium su cui soleva comporre.
Il dischetto con diversi brani me lo fece avere Luca Dies, suo nipote che ha riscritto una buona parte dei brani composti da don Luigi, perchè Luca è diventato uno bravo maestro di musica. Lui da Gaeta, io da Ponza o da altre parti siamo riusciti a tirare fuori un po’ di canzoni che ‘u parrocchiano compose, non sul pentagramma perchè non conosceva la musica scritta.
Come ho detto in apertura, siamo nel mese dedicato a Maria, Nostra Madre Celeste, e vorrei rendere omaggio alla Vergine attraverso un devoto cantore innamorato della sua bellezza e sicuro della sua protezione.
Domani appunto è l’8 maggio, giorno della supplica alla Madonna di Pompei e l’occasione che si è presentata quasi per caso è quanto mai appropriata. Dedico questo brano anche a tutti gli amici e Ponzesi che si ricordano di questo vecchio e sempre nuovo poema che don Luigi Maria Dies compose per la Vergine Immacolata.
Questo il brano musicale in mp3 e di seguito le parole della canzone:
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L’aiuola è mia
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Tra i fiori del giardino tuo Maria
s’insinua lentamente con cauta spira viscida che pare lieve carezza,
il verde serpe antico.
Fremon le vecchie piante i teneri arboscelli
scuoton la chioma rabbrividendo,
solo i fioretti ignari, non temono del pari.
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Scendi, o celeste cultrice dell’aiuola,
salva i tuoi fiori! Sventa l’insidia nera, e ritorni la pace la dov’era.
Corri lesta Maria i calici dei fiori sono aperti per te, sono aperti per te.
Di essi ognuno ha una stilla che trema, ha un alito lieve che innamora.
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Sotto la tua carezza, al tepido calor del divin Raggio,
cresce s’abbella e canta sempre il cuor nostro a Dio, il suo umile omaggio.
Ma ti sento calar, celeste Guida, ti sento sussurrar con voce chiara,
ch’è imperio e preghiera. “No, figli, non tremate!”
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Esci serpe infernal, per te c’è la brughiera, per te c’è la brughiera!
L’aiuola è mia, l’aiuola è mia, l’aiuola è mia!
E salva sia.
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Filippo Lippi. Madonna con due angeli; ca. 1455. Particolare. Firenze Uffizi (sotto: il quadro completo)
Sandro Russo
8 Maggio 2015 at 07:10
Operazione affascinante, quella proposta da Tonino Esposito, di richiamare dal passato la voce d’u Parecchiane e farci sentire una sua canzone con l’accompagnamento del suo armonium. Ho trovato la voce un po’ diversa da quella che ricordavo, ma Tonino mi ha spiegato delle difficoltà tecniche e dei ripetuti passaggi che Luca Dies e lui hanno dovuto affrontare per trasferire vecchie registrazioni su supporto digitale.
Per gli amatori, sul sito c’è una raccolta di canzoni di Don Luigi – https://www.ponzaracconta.it/2011/02/06/canti-di-don-luigi-dies/ – riarrangiate e cantate dai ‘suoi’ giovani dell’Azione Cattolica.
Ma risentire la sua propria voce suscita un’altra emozione.
Senza alcuna comparazione possibile tra i personaggi e senza che suoni irrispettoso, la voce mi ha suscitato la stessa impressione forte provata all’ascolto di una canzone di John Lennon (1940-1980), mai pubblicata, estratta da una vecchia registrazione del ‘77 e mixata insieme alle voci e i suoni degli altri Beatles (‘Free as a bird’, del 1997).
Riflettevo su queste nuove possibilità offerte dalla tecnologia di ricreare un’illusione di vita (con gli ologrammi, per esempio). “Ricordi 3.0”, a misura del nuovo millennio; un’altra piccola rivincita sulla morte.
franco schiano
8 Maggio 2015 at 19:06
“L’Aiuola è mia” fu composta tra il 1941 e 1943, e fu – secondo le testimonianze raccolte da Luca Dies – la prima canzone insegnata dal parroco ai giovani dell’allora neonato gruppo di Azione Cattolica, di cui facevano parte anche i nomi che ha citato Tonino Esposito.
“Se si leggono bene le parole di questo canto e si ascoltano le note che l’accompagnano – scrive Tonino – si sente la sensazione di smarrimento, si sentono i brividi di paura che possono assalire un uomo e poi la sensazione di pace che segue e la certezza del pericolo sventato.”
Brividi di smarrimento e paura che fanno pensare a un periodo buio e pauroso che possiamo senz’altro identificare come la guerra che in quel tempo riverberava i suoi sinistri bagliori anche sulla nostra Ponza.
Da qui l’invocazione alla Madre Celeste a proteggere i suoi figli e a far tornare presto la pace:
Scendi, o celeste
cultrice dell’aiuola,
salva i tuoi fiori!
Sventa l’insidia nera,
e ritorni la pace la dov’era.
E ancora nel potente finale, che sembra scritto oggi, l’esortazione ai fedeli (ponzesi) di non aver paura, perché l’isola e i fedeli isolani sono di Maria e quindi saranno senz’altro salvi.
Concetto che verrà ripetuto e sviluppato anche in successive composizioni mariane e che toccherà il suo culmine nell’Inno della Corona del 1958.
Ma ti sento calar… celeste Guida,
ti sento sussurrar con voce chiara,
ch’è imperio e preghiera.
“No, figli, non tremate!”
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Esci serpe infernal,
per te c’è la brughiera,
per te c’è la brughiera!
L’aiuola è mia, l’aiuola è mia, l’aiuola è mia!
E salva sia.
Questa ed altre canzoni erano firmate con lo pseudonimo di Frate Zappa, come a definirsi umile strumento – la zappa appunto – nelle mani della Madre celeste, per la cura delle piante (le anime dei suoi ponzesi) che crescono nel sua aiuola.