Ambiente e Natura

La bonifica dell’Agro Pontino. (2). ‘Canale Mussolini’, di Antonio Pennacchi

proposto da Sandro Russo
Copertina-del-libro-Canale-Mussolini

 

Il libro di Antonio Pennacchi pubblicato nel 2010, Canale Mussolini (premio Strega 2010) è un’epopea dal basso, della gente che prese parte alla bonifica dell’Agro Pontino voluta e portata a termine in tempi ristretti dal regime fascista.

Le paludi pontine al 1926
Illustrazione del libro: la situazione delle paludi pontine al 1926 (cliccare per ingrandire)

Illuminante la prefazione dell’Autore:

“Bello o brutto che sia, questo è il libro per cui sono venuto al mondo. Fin da bambino ho sempre saputo di dover fermare questa storia — le storie difatti non le inventano gli autori, ma girano nell’aria cercando chi le colga — e raccontarla prima che svanisse. Nient’altro. Solo questo libro.
Ogni altra cosa che ho fatto — bella o brutta che sia — l’ho sempre sentita come preparazione e interludio a questa. Anche gli altri libri sono nati in funzione di questo e solo per lui mi sono messo a studiare le storie più strambe di questo mondo, dall’uomo di Neandertal all’architettura e bonifiche fasciste: solo per poter fare questo libro. Non sembrerà quindi strano se a un certo punto capiterà di imbattersi in brani o cose già lette negli altri. Non è lui che copia da loro. Sono loro che furono scritti per lui. 

Non esiste naturalmente nessuna famiglia Peruzzi in Agro Pontino a cui siano capitate tutte le cose narrate qui. Sia la famiglia Peruzzi che la successione delle cose che le capitano – anche in riferimento ai personaggi storici realmente esistiti — non sono che frutto di invenzione: non è vero niente ed è tutta opera di fantasia. Non esiste però nessuna famiglia di coloni veneti, friulani o ferraresi in Agro Pontino — e anche questo è un fatto — a cui non siano capitate almeno alcune delle cose che qui capitano ai Peruzzi.
In questo senso e solo in questo, tutti i fatti qui narrati sono da considerarsi rigorosamente veri. 
a.p.

L'Agro Pontino 'redento' al 1939

Illustrazione del libro: L’Agro Pontino ‘redento’ al 1939 (cliccare per ingrandire)

In questa cornice Pennacchi situa i suoi personaggi – una numerosa famiglia contadina del Veneto dei primi del ‘900 che prestava la propria opera sotto padroni diversi, a secondo delle condizioni d’ingaggio annuale. Loro mettevano la dura fatica, il padrone la terra ed era sempre il secondo a guadagnarci. Su queste basi di sfruttamento – ai nostri occhi di ‘posteri illuminati’ – la collocazione sociale avrebbe dovuto essere naturalmente ‘socialista’; tale infatti è, e rimane, il ramo parallelo della famiglia, quella del fratello del nonno Peruzzi (17 figli a testa ciascuno dei due patriarchi!). E socialista è anche la militanza politica del Mussolini degli inizi (noi di Ponza ricordiamo bene l’antica amicizia che lo legava a Pietro Nenni).

Poi accadono tante cose, nel piccolo mondo antico della famiglia Peruzzi, agli uomini politici che sfiorano le sue vicende quotidiane – l’Edmondo Rossoni e “quel Mussolini là” –  nell’Italia e nel mondo. Fatto sta che ‘naturalmente’ come la quasi totalità degli italiani di quel periodo, per adesione sentita o per convenienza, l’intera famiglia si ritrova fascista, con il secondogenito Pericle, il più ardito e inquieto della progenie a portare la bandiera e a prendere tutte le decisioni importanti.

Ed è Pericle, nel momento in cui il regime, ormai stabilizzatosi, completa la bonifica dell’Agro Pontino, a spronare la grande famiglia – gli anziani genitori, i numerosi fratelli e sorelle, ciascuno ben connotato con il proprio ‘caratterino’, e la moglie che intanto ha preso, l’Armida, forte e volitiva almeno quanto lui – a tentare l’avventura del trasferimento al sud.

Ma giù nell’Agro (pontino) dovranno ancora succederne di cose, ai Peruzzi! Dalle tempestose interazioni con i locali – ‘i marocchini’, come li avevano ribattezzati, ovvero le popolazioni delle alture a ridosso della grande palude che in quella zona ci vivevano da sempre e mal digerivano nuovi arrivati, ‘i cispadani’ che avevano preso le loro terre.
E poi le guerre – raccontate non esattamente in ordine cronologico, ma come capita, sul filo dei ricordi. La Grande Guerra (la prima guerra mondiale) che coinvolge solo il primogenito Temistocle e il Pericle (classe 1899). Ma poi altre guerre… quella di colonizzazione dell’Africa voluta dal regime per avere anche l’Italia un posto al sole: “Gli altri l’impero ce l’hanno tutti: Francia, Inghilterra, Germania. Solo a noi non deve toccare mai niente? E che siamo, più fessi?
E infine la seconda guerra mondiale, giocata a fianco della potenza apparentemente irresistibile della Germania di Hitler: e l’entrata in guerra, sfrondata di retorica e di ideali, che nel libro viene presentata come un calcolo di bottegai.
Vengono anche per i Peruzzi i periodi grami e i lutti con la grande tragedia dell’ultima guerra, che sconvolge e travolge i terreni appena bonificati, le città appena edificate (Littoria, Aprilia, Pomezia, Sabaudia, Pontinia) e le vite di tutti quelli che ci avevano buttato l’anima per coltivarla, quella terra.
Si salda anche la frattura – che diventa sodalizio nella comune avversità – tra i marocchini delle alture e i cispadani

Ma parleremo ancora, al di là dei fatti raccontati, della struttura del romanzo e del modo di raccontare di Pennacchi, nella terza (e ultima) parte di questa sia pur breve immersione storico-letteraria nell’Agro pontino…

Antonio Pennacchi vince il Premio Strega


Antonio Pennacchi
(Latina, 1950) – Nota biografica-bibliografica essenziale tratta dal web a cura della Redazione

Operaio in fabbrica a turni di notte fino a cinquant’anni; impegnato politicamente nelle attività interne di fabbrica. In età adulta, sfruttando un periodo di ‘cassa integrazione’ di laurea in Lettere e inizia ufficialmente la sua attività di scrittore.
Ha pubblicato tre romanzi con Donzelli: “Mammut” (1994), “Palude” (1995) e “Una nuvola rossa” (1998). Per Mondadori ha pubblicato “Il fasciocomunista” (2003, premio Napoli) da cui è stato tratto il film “Mio fratello è figlio unico” e “Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni” (2006). È autore anche di “Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce” (Laterza 2008).
Nel 2010 ha vinto il Premio Strega con il romanzo “Canale Mussolini” edito da Mondadori che nel 2011 ha ripubblicato anche il suo romanzo d’esordio scritto tra nel 1986-87, “Mammut”. Nel 2013 esce il suo primo romanzo di ambientazione fantastica, Storia di Karel, storia di fantascienza edita da Bompiani
Collabora a “Limes”; suoi scritti sono apparsi su “Nuovi Argomenti”, “Micromega” e “La Nouvelle Revue Française”.
Ha moglie e due figli ed è nonno.

 

[La bonifica dell’Agro Pontino.  (2). ‘Canale Mussolini’, di Antonio Pennacchi – Continua qui]

Per la prima parte, leggi qui

1 Comment

1 Comments

  1. alberto monti

    28 Aprile 2015 at 12:21

    La storia non è certo stata scritta da Pennacchi, che è un autore sopravvalutato.

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