di Vincenzo (Enzo) Di Fazio
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Ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani”
(don Lorenzo Milani)
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L’apertura della puntata di Ballarò, di martedì 21, su rai3 è stata dedicata alla ricorrenza del 25 aprile.
Mentre echeggiavano le note di Bella ciao, utilizzate come colonna sonora, la telecamera ha indugiato sul volto di un anziano i cui occhi denotavano uno sguardo profondo, severo ma intriso di sofferenza… Un bell’uomo dal fisico robusto che non dimostrava gli 89 anni dichiarati.
Si trattava di Umberto Lorenzoni, un vecchio partigiano originario della provincia di Treviso conosciuto all’epoca della resistenza con il nome di battaglia “Eros”.
Al racconto di Lorenzoni sulla sua esperienza come militante partigiano ha fatto seguito un breve servizio giornalistico teso a verificare il grado di conoscenza tra i giovani della ricorrenza del 25 aprile.
Ebbene: è stato come assistere alle intrusioni de ‘Le iene’ allorquando, aggirandosi in prossimità del parlamento, fanno domande a bruciapelo sulla Costituzione ai politici di passaggio per dimostrare, con grande imbarazzo dei malcapitati, l’enorme ignoranza di molti di essi.
I giovani intervistati cui è stato chiesto cosa si festeggiasse il 25 aprile hanno risposto di tutto.
Chi ha detto di non saperne nulla, l’importante era che fosse un giorno di festa, chi ha detto che è la festa della Repubblica, chi quella del lavoro, qualcun altro che ci sono ricorrenze più importanti da ricordare, come la Pasqua ed il Natale.
Tra questi, purtroppo, non solo giovanissimi.
Solo pochissimi hanno saputo dire che il 25 aprile ricorre l’anniversario della liberazione dal regine nazi-fascista.
Mentre passavano le interviste una parte dello schermo riprendeva il volto di Umberto Lorenzoni su cui si leggevano chiaramente imbarazzo ed amarezza.
E il vecchio partigiano, cui il conduttore Giannini ha chiesto cosa provasse nel sentire quelle risposte, è stato ancora una volta maestro di vita e portatore di valori.
Ecco cosa ha detto:
“Non me la sento di giudicare male questi giovani, mi sento di giudicare male chi non insegna loro cos’è la Resistenza e chi non li istruisce”.
Ed ha aggiunto: “Chi non conosce il proprio passato rischia di ritornare agli errori del passato.”
E rivolgendosi ai giovani:
“Dico a questi giovani istruitevi perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza; agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo; organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza”.
Dal volto di Umberto Lorenzoni, segnato dai suoi 89 anni di esperienza, trapelavano forza, determinazione e voglia di portare ancora un messaggio di sostegno alla tutela di un bene prezioso continuamente insidiato come la libertà.
Quel volto e quelle parole mi hanno riportato ad un’altra figura insigne della Resistenza partigiana, che ho avuto la fortuna di conoscere a Formia lo scorso anno in occasione della commemorazione della Liberazione della città dall’oppressione nazi-fascista.
Parlo di Teresa Vergalli, 88 anni, ‘staffetta partigiana’, originaria della provincia di Reggio Emilia, che volevamo portare a Ponza lo scorso anno in occasione del 75° anniversario della fine della colonia confinaria e farla incontrare con le scolaresche per parlar loro dei valori della Democrazia e della Resistenza.
Sappiamo come è andata a finire: al riguardo rileggere, per ricordare come si sono svolti i fatti, il “Memo 9. L’impegno antifascista” (leggi qui).
E’ stata quella un’occasione persa per seminare tra i giovani ‘Democrazia’ e ‘Cultura’: la prima per rendere sempre più consapevoli i nostri figli ed i nostri nipoti del loro ruolo di cittadini responsabili all’interno della società; la seconda per accrescere il loro sapere, indispensabile per far valere i propri diritti e diventare cittadini attivi e protagonisti del proprio destino.