Questa è stata la settimana in cui i sentimenti l’hanno fatta da padrone sul nostro sito, a testimonianza della sua capacità di offrire uno spazio sentito come proprio dai lettori.
Sicuramente la scomparsa di Giulio Morsello non è stato un evento da poco per chi l’aveva conosciuto e in tanti hanno voluto salutarlo con una frase personale o narrandone il funerale, come ha fatto Irma Zecca, o anche illustrandone il ricordo con un un testo poetico o un racconto, come hanno fatto Assunta Scarpati, Mirella Romano, Isidoro Feola e Sandro Romano.
I fatti che Giulio ha messo nella sua bbalicia sono stati di quelli buoni e i ponzesi non possono dimenticare la sua gioia di vivere, la sua semplicità, la sua umanità.
Come aveva ragione il grande Eduardo! (leggi qui).
Bella l’intervista ad Onorino che ricorda la sua vita con una vena di nostalgia e qualche punta di amarezza, come interessante è il racconto di Franco De Luca sul pacco americano con dentro il prezioso ‘merico che ci rimanda a un mondo ormai scomparso in cui l’America era il lontano paese della ricchezza, dove il ponzese poteva fare fortuna.
Gli articoli che riguardano le vicende della Conferenza dei Servizi (leggi qui) e degli studenti lasciati a terra dalla Laziomar (leggi qui) hanno fatto, invece, emergere delusione: pare che su quest’isola non si riesca ad essere considerati cittadini portatori di diritti, ma semplici destinatari di vicende decise altrove.
Per la verità la delusione è stata anche di Dragut che non è riuscito a depredare la nave di don Pedro de Toledo, viceré spagnolo di Napoli, ma noi ci siamo sentiti scossi dall’apprensione dei monaci e dei pochi abitanti ponzesi di allora alla vista dei corsari.
Un’affettuosa carezza è stato l’articolo sulla nostra isola scritto da Francesca Mignosa, segnalatoci da Silverio Lamonica e pubblicato su Word Press, e piena di sentimento è stata la riflessione di Giuseppe Mazzella sul raggiungimento dei cinquemila articoli di Ponza racconta (leggi qui): il “nostro accorato, direi quasi ‘titanico’ affetto per Ponza” veramente è il collante che fa superare le differenze e sostiene la nostra (della Redazione – N.d.R.) stima reciproca.
Una notizia originale abbiamo appreso nell’articolo di Franco Zecca, su un progetto di trasformare lo scoglio d’u Casecavall’ in una grande statua di San Silverio e – sorpresa nella sorpresa – il disvelamento dell’etimologia del nome, nell”erudito’ commento di Franco De Luca, con tanto di riferimenti bibliografici.
Due articoli (leggi qui e qui) ci hanno sballottati, invece, nel miscuglio di dolore e rabbia, vergogna e disperazione delle donne che arrivano sui barconi dalle coste africane, scompaginando la nostra quotidiana tranquillità lontana dalle guerre, chiamando a raccolta i sentimenti che convivono nel coacervo del nostro cuore.
Se il male alberga naturalmente nel cuore umano, come giunge ad affermare Carol B. Tarantelli, dopo una vita dedicata alla psicanalisi, ci sono poche speranze per la sopravvivenza dei sentimenti più delicati ed inclusivi, quelli che coinvolgono gli altri per disponibilità, affetto, amore e che cristianamente rientrano nella carità.
Il provocatorio invito di papa Bergoglio ad essere destabilizzanti – nell’articolo di Vincenzo Ambrosino – sembra rivolto alla mente, alla riflessione di chi acriticamente accetta le imposizioni della mentalità corrente e dei poteri forti, ma parte dal presupposto che nel cuore dei cristiani ci sia la carità.
La domanda che ci si pone è: può un cuore che gioisce quando un altro soffre o addirittura provoca con gioia la sofferenza negli altri, essere trasformato dalla religione in un cuore buono che vive per prevenire e battere il male?
Forse bisogna prima definire cosa è il bene e cosa è il male, e la discussione diventerebbe troppo pesante per la domenica mattina.
Ma se qualcuno ne ha voglia, rileggendo gli articoli di questa settimana, potrà trovarvi diverse indicazioni concrete che valgono molto di più di una trattazione semi-filosofica.
Basta farsi guidare dal concetto di carità.
Buona domenica!
Auguste Rodin: Il Pensatore. 1880-1904. Parigi. Museo Rodin