Qualcuno si sarà chiesto come finì la vicenda di Dragùt in quel di Ponza nell’estate del 1550 ?
Per i curiosi questo è il seguito.
Ebbene, l’indomito Dragùt con la sua docile fusta alla ricerca della grossa galea carica di vino che il viceré di Napoli voleva arrivasse in Africa a suo figlio don Garcia, era stato beffato dalla sorte. La galèa spagnola infatti, inseguita, s’era rifugiata nel porto di Bun-sah (Ponza ), da dove era ripartita al fiaccare del libeccio. Ma dove s’era diretta? Dragùt , che l’aspettava al varco, non l’aveva vista e, da quanto aveva appurato dai pareri dei pescatori dimoranti a Ponza, era successo qualcosa di disastroso.
“Dragùt, andiamo” – implorò Bagascia – “qui non abbiamo più nulla da fare “.
“Prendete qualcosa, così che appaia che siamo venuti a razziare. Che non si dica che Dragùt se n’è andato a mani vuote” – fu il comando del corsaro.
Per parte sua, prima di lasciare le grotte, si rifocillò ben bene. Era stato due giorni a gallette e lì invece poté saziarsi di carne di capra, invano cacciata a Zannone. Trangugiò latte e vino insieme, non smentendo la fama di ottimo divoratore.
L’unica vera conquista che si portò fu la consistenza di un sospetto: che la nave fosse affondata. Del carico nessuno aveva beneficiato, e questo per lui era già un successo.
Se avesse lontanamente immaginato una certa notizia avrebbe fatto fiamme per rinsaldare la sua fama di “indomabile”. Quale notizia?
Il Tricoli, nel libro “Monografia per le isole del gruppo ponziano” nel 1855 riporta a pag. 381 che una leggenda ponzese narra di una grotta subacquea, sottoposta alla collina dove fu costruito Forte Papa. Lì sotto sarebbe custodito un tesoro di monete d’oro nascosto da un mercante inseguito da un legno corsaro.
Un carico d’oro e non del semplice vino! Dragùt… beffato due volte dalla sorte… proprio lui “la spada vendicatrice dell’ Islam”, come era osannato dai suoi !
Se avesse immaginato, soltanto immaginato, che nella galea c’era oro, non avrebbe lasciato le acque dell’arcipelago senza accertarsi della sorte di quella nave. Non l’avrebbero fermato il libeccio, né il naufragio, né la grotta subacquea… e di leggende ne sarebbero nate in quantità.
Negli ultimi anni di vita Dragùt fu signore di Tripoli ( dal 1556 al 1565). Perse la vita durante l’assedio delle forse turche contro Malta. Era nato a Bodrun in Turchia. Dapprima vice di Khair –al–din Barbarossa, poi supremo comandante delle flotte di Solimano il Magnifico, per il quale scorribandava per il Mediterraneo praticando la guerra di corsa. I suoi nemici erano gli stati cattolici, primi fra tutti il regno di Spagna con Carlo V e il regno di Francia con Enrico II.
Dell’invio delle galee cariche di vino da Napoli ne parla Apollonj Ghetti nel suo L’arcipelago pontino – Palombi editori – Roma 1968 a pag. 210, così come della contemporanea presenza di Dragùt nelle acque del golfo e dell’arcipelago ponziano.
[Dalla Storia le storielle: Dragùt a Ponza (2) – Fine]
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