Aver avuto recentemente per la testa la bella canzone di Enzo Jannacci Giovanni telegrafista (leggi e ascolta qui), mi ha fatto ripensare a un libro letto qualche tempo fa e occasionalmente rispolverato. Qualcosa dei libri rimane attaccato per sempre; magari non uno snodo importante dal punto di vista narrativo, a volte un’atmosfera, o una sensazione.
Allora si va furiosamente a scartabellare nella libreria e non si ha pace fino a che non si è trovato proprio il brano che era rimasto nella memoria e aveva ‘lavorato sotto’.
Il più delle volte la fatica soddisfa l’aspettativa, perché se ne ricordava proprio l’essenza.
E l’ho trovato quel che cercavo: il capitoletto della separazione tra Anita Dolores del Gesù e Teodoro Faxa (tre paginette neanche, riportato in file .pdf in fondo all’articolo), alla fine di una stralunata storia d’amore che si svolge a Maciullina, una località totalmente immaginaria, ‘precisamente’ collocata “sulle” spalle del Vesuvio, però dal lato opposto a quello delle solite cartoline.
Francesco De Filippo – ‘Una storia anche d’amore’ (Rizzoli, 2001)
Di questo libro piuttosto atipico, per cui si è parlato di “realismo magico napoletano, a metà strada tra Macondo e Vigata”, riporto la conclusione di una lunga recensione di Andrea Camilleri (da “La Repubblica” dell’8 marzo 2001):
” (…) A questo punto mi accorgo che il mio è stato un atto di presunzione, che è molto difficile raccontarlo per filo e per segno, questo romanzo. Certo, un filo e un segno ci sono, eccome, ma il fatto è che personaggi e situazioni affiorano d’improvviso, si perdono, riaffiorano seguendo il flusso di un’assoluta felicità narrativa, per un estro inventivo che solo l’abilità e la misura dell’autore riescono a non far tracimare e anzi lo rendono, appunto, armonico.
Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle sparizioni e dalle riapparizioni che possono dare l’impressione di una accelerazione del tempo. Anzi. Direi che questo romanzo è un elogio della lentezza (non per il ritmo del racconto, beninteso) e non è un caso che ogni capitolo s’intitoli a una data tanto precisa quanto approssimativa («Pur avendone tanto, di tempo, Teodoro Faxa lo ha sempre misurato con scrupolosa precisione. Anche l’autore si è attenuto a una stretta rigorosità: quella dell’approssimazione»: così scrive De Filippo nella sua nota a conclusione).
Alla fine di questo romanzo vivido per scrittura, per tenuta costante di racconto, per inesauribilità dell’invenzione, mi è nata spontanea una domanda; premesso che De Filippo è il brillante storico di Maciullina, chi ne sono i padri fondatori?
Di certo qualche sudamericano dovette approdare a quelle rive situate dall’altro lato della cartolina, tracciare le strade, tirare su le prime case e quindi imbarcarsi di nuovo lasciando il paese ai nativi. A mio parere, a Maciullina sbarcò anche un francese che di nome faceva Jacques Tati e vi si trovò così bene da incarnarsi in un tale che lì viveva e si chiamava Teodoro Faxa.” (A. Camilleri)
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File .pdf estratto da “Una storia anche d’amore”: Separazione