Oggi ho tolto dalla testa della bambola di pezza che rappresenta Quaresima la terzultima penna della sua singolare corona. Così ne restano solo due: l’ultima nera della Domenica delle Palme e quella bianca di Pasqua. Già in altre occasioni ho parlato sulle pagine di Ponza Racconta di questa antica tradizione che ho raccolto da mia nonna e da mia madre, e che mi piace mantenere viva proprio in loro ricordo. Non so se ancora a Ponza qualcuno conserva questa usanza: tra l’altro sarei proprio curiosa di saperlo. La mia Quaresima, dalla prima domenica del periodo ‘di penitenza’ e di preparazione alla Pasqua, è appesa in cucina, alla maniglia della finestra; ma sto attenta a chiudere le imposte quando c’è la luce accesa. Non vorrei che qualcuno guardando dall’esterno potesse avere una brutta impressione e pensasse a qualche usanza tribale (però, a pensarci bene?!).
All’inizio le penne erano sette, sei nere e una bianca, quella appunto che rappresenta Pasqua. Quest’anno poi proprio qualche giorno prima di Pasqua arriverà da me anche una persona cara: ecco quindi che quel conto alla rovescia ha questa volta un senso ancora più forte e importante.
Fatto sta, al di là di ogni considerazione, che adoro questa ricorrenza, che mi parla di primavera, che a sua volta anticipa la stagione più bella dell’anno, l’estate. Amo questa festività tanto quanto detesto quelle di fine anno, con il freddo dell’inverno e il buio.
Evviva dunque l’ora legale, evviva Pasqua ed evviva la mia bambola di pezza di nome Quaresima, con il fuso in mano e un bioccolo di lana, a indicare il tempo che passa.
Martina Carannante
23 Marzo 2015 at 12:03
Luisa! Che piacere sapere che a casa del mio Direttore ci sia la signora Quaresima!
Leggendo questo pezzo quasi mi sono commossa. La Quaresima a casa mia ormai non si fa più (purtroppo) ma quando ero piccola, mio nonno Aldo me la costruiva con attenzione e pazienza.
Il vestito lungo nero, una patata come testa e le piume per capelli, l’appendevo nella mia cameretta e ogni domenica di quaresima tiravo via una piuma, a Pasqua la Quaresima veniva tolta dal suo posto e scomposta, solo il vestito rimaneva conservato per l’anno successivo, dovrei averlo ancora in qualche cassetto della vecchia cristalliera.
Nonno Aldo mi cantava sempre la canzone di Quaresima, faceva pressappoco così: “Quaresima secca secca se mangiai e ‘na fica secca, io dicette dammen’ una, essa me dette ‘nu caucio ‘n cul’, io dicette dammene ‘n’ata essa me dette ‘na zucculata!”.