Guarino Luisa

Quella bambola di pezza di nome Quaresima

di Luisa Guarino
Quaresima.2011

 

Oggi ho tolto dalla testa della bambola di pezza che rappresenta Quaresima la terzultima penna della sua singolare corona. Così ne restano solo due: l’ultima nera della Domenica delle Palme e quella bianca di Pasqua. Già in altre occasioni ho parlato sulle pagine di Ponza Racconta di questa antica tradizione che ho raccolto da mia nonna e da mia madre, e che mi piace mantenere viva proprio in loro ricordo. Non so se ancora a Ponza qualcuno conserva questa usanza: tra l’altro sarei proprio curiosa di saperlo. La mia Quaresima, dalla prima domenica del periodo ‘di penitenza’ e di preparazione alla Pasqua, è appesa in cucina, alla maniglia della finestra; ma sto attenta a chiudere le imposte quando c’è la luce accesa. Non vorrei che qualcuno guardando dall’esterno potesse avere una brutta impressione e pensasse a qualche usanza tribale (però, a pensarci bene?!).

All’inizio le penne erano sette, sei nere e una bianca, quella appunto che rappresenta Pasqua. Quest’anno poi proprio qualche giorno prima di Pasqua arriverà da me anche una persona cara: ecco quindi che quel conto alla rovescia ha questa volta un senso ancora più forte e importante.
Fatto sta, al di là di ogni considerazione, che adoro questa ricorrenza, che mi parla di  primavera, che a sua volta anticipa la stagione più bella dell’anno, l’estate. Amo questa festività tanto quanto detesto quelle di fine anno, con il freddo dell’inverno e il buio.
Evviva dunque l’ora legale, evviva Pasqua ed evviva la mia bambola di pezza di nome Quaresima, con il fuso in mano e un bioccolo di lana, a indicare il tempo che passa.

1 Comment

1 Comments

  1. Martina Carannante

    23 Marzo 2015 at 12:03

    Luisa! Che piacere sapere che a casa del mio Direttore ci sia la signora Quaresima!

    Leggendo questo pezzo quasi mi sono commossa. La Quaresima a casa mia ormai non si fa più (purtroppo) ma quando ero piccola, mio nonno Aldo me la costruiva con attenzione e pazienza.
    Il vestito lungo nero, una patata come testa e le piume per capelli, l’appendevo nella mia cameretta e ogni domenica di quaresima tiravo via una piuma, a Pasqua la Quaresima veniva tolta dal suo posto e scomposta, solo il vestito rimaneva conservato per l’anno successivo, dovrei averlo ancora in qualche cassetto della vecchia cristalliera.

    Nonno Aldo mi cantava sempre la canzone di Quaresima, faceva pressappoco così: “Quaresima secca secca se mangiai e ‘na fica secca, io dicette dammen’ una, essa me dette ‘nu caucio ‘n cul’, io dicette dammene ‘n’ata essa me dette ‘na zucculata!”.

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