Ambiente e Natura

Acqua potabile ai cittadini delle Isole minori. Un contributo da Ventotene (2)

di Antonio Impagliazzo

Acqua potabile

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In questa parte della relazione il prof. Impagliazzo esamina i costi legati alla produzione di acqua potabile a mezzo dissalatori e le problematiche derivanti dagli impianti.

per la prima parte (leggi qui)

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Costi annui per la produzione di acqua potabile a mezzo dissalatori

I grandi impianti di Osmosi Inversa nel mondo, con produttività delle decine di migliaia di mc/giorno, hanno un consumo energetico di circa 2÷5 kWh/mc d’acqua prodotta, mentre quelli piccoli, intorno ai 1.000 mc/giorno, hanno un consumo medio di 7 kWh/mc.

Per poter risalire agli effettivi costi di gestione occorre prendere in esame i costi unitari sostenuti dalla Regione Siciliana per la produzione di acqua dissalata nelle isole minori, con tecnologia ad osmosi inversa. Dall’esame dei dati appare evidente come il costo unitario dell’acqua è tanto minore, a parità di tecnologia di dissalazione, quanto maggiore è la capacità produttiva dell’impianto.

Per l’isola di Ventotene occorre tenere presente che la produzione giornaliera di acqua dissalata nel periodo estivo è ipotizzata pari a 1200 mc/giorno ripartita su due moduli funzionanti e che lo stesso impianto nel periodo invernale deve ridurre il funzionamento ad un solo modulo, con diversi problemi per le membrane non utilizzate al 100% ciò che comporta un forte abbassamento del rendimento dell’impianto. Analogo discorso per l’isola di Ponza in cui si ipotizza una produzione giornaliera nel periodo estivo di 2000 mc (valore che potrebbe anche non coprire le punte di consumo) e che deve ridursi drasticamente nel periodo invernale.

Occorre, inoltre, considerare i costi aggiuntivi per i trattamenti da effettuare sia sull’acqua di mare prelevata all’ingresso del nuovo Porto di Ventotene (per la presenza di inquinanti vari) che sulla salamoia per poterla scaricare nelle acque dell’Area Marina Protetta rispettando i limiti di legge. Pertanto, il costo reale attuale unitario dell’acqua dissalata prodotta da un impianto con le caratteristiche sopra citate per l’isola di Ventotene si attesterà nella migliore delle ipotesi tra 5 e 5,5 €/mc. Anche per l’isola di Ponza si può ipotizzare che il costo di produzione non sarà inferiore ai 4,5 ÷ 5 €/mc.

Il costo di produzione fornito nell’anno 2014 dal gestore unico dell’ATO4 alla Regione Lazio di 2,25 €/mc risulta non realistico e sottovalutato in quanto minore anche a quello riportato dallo stesso gestore nell’allegato C4 (Piano tariffario trentennale) alla delibera ATO4 Latina n. 6 del 14.07.2006, e negli allegati A.6 e A.7 alla Delibera ATO4 Latina n. 3 del 11.11.2011.

Si evidenzia che la regione Sicilia, dotata di impianti di dissalazione per le isole del tipo ad osmosi inversa, presenta un costo medio per la produzione di 4÷5 €/mc.

Si può quindi affermare che il costo per la produzione di acqua dissalata per le isole Pontine è realisticamente stimato non inferiore a 5 €/mc con un costo complessivo annuo di gestione di circa € 2’625’000 (al netto degli oneri correlati).

Tenendo presente che per l’isola di Ponza ed in misura ridotta per l’isola di Ventotene, occorrerà integrare nei periodi di punta estivi i quantitativi di acqua potabile prodotta dai dissalatori con il trasporto a mezzo di navi cisterna, determinando un costo annuo aggiuntivo di circa € 1’200’000,00 (comprensivo di IVA). Il previsto investimento di € 15’566’250,00 per la costruzione degli impianti di dissalazione per le isole, allo scopo di divenire economicamente conveniente, necessita comunque di un tempo di oltre 24 anni. impianto di dissalazione isola di Lipari

Impianto di dissalazione isola di Lipari

Le problematiche ambientali derivate dagli impianti

Considerato che, al termine del processo di trasformazione dell’acqua salata in dolce, una percentuale pari a oltre il 65% di quella dissalata, deve ritornare al mare carica del sale tolto. E’ facilmente comprensibile, come questa forte salinità possa modificare o compromettere l’ecosistema marino circostante, creando gravi danni alla flora e alla fauna.

E’ pertanto indispensabile, che l’operazione di scarico dei residui ad alta salinità avvenga a profondità adeguata e a distanza ragguardevole dalla costa, per facilitarne la dispersione.

Il progetto definitivo del dissalatore predisposto dal gestore Acqualatina S.p.A. per l’isola di Ventotene, prevede che la salamoia prodotta dall’impianto venga scaricata su un fondale di meno di 10 m, a pochi metri dal molo foraneo del Porto Nuovo, ciò che comporterà una scarsa diluizione con le acque marine ed un trasporto degli inquinanti concentrati, attraverso le correnti verso la principale spiaggia dell’isola. Nello stesso progetto si rileva che i valori del concentrato (riferentesi a dati di letteratura per impianti analoghi) risultano superiori a quelli previsti nella Tab. 3 dell’allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/2006. Per questo motivo nella Conferenza dei Servizi di approvazione del progetto, il Settore Ecologia e Ambiente della Provincia di Latina, nel proprio parere in data 23/5/2013, prescrive che “lo scarico, originato dall’impianto in progetto, venga sottoposto ad un trattamento appropriato per ricondurlo ai predetti limiti di legge in relazione alle caratteristiche del corpo ricettore”. Nella nota di risposta di Acqualatina S.p.A. del 22/4/2013 per la caratterizzazione del refluo in scarico, ci si limita a rimandare alla progettazione esecutiva e alla fase di avviamento dell’impianto.

Inoltre, si rileva che nel suddetto progetto il prelievo dell’acqua marina viene effettuato all’ingresso dell’area del Porto Nuovo e questo aumenta la possibilità di intercettare acque marine contenenti inquinanti (a differenza di tutti gli impianti di dissalazione installati in Italia, aventi la captazione ubicata ad una certa distanza di sicurezza dalle aree portuali e/o fonti di possibili inquinamenti) che comporta una serie di pretrattamenti fisici e chimici dell’acqua di mare con formazione di sottoprodotti di processo dei quali occorrerà provvedere allo smaltimento.

Non va, infine, sottovalutato l’inquinamento atmosferico prodotto indirettamente dall’impianto di dissalazione in quanto utilizzatore di energia elettrica, prodotta in loco da centrale elettrica funzionante con combustibile di origine fossile (gasolio). Il consumo specifico di un impianto ad osmosi inversa è nell’ordine di 1,5 kg CO/mc, questo comporta che le emissioni di CO2 hanno valori compresi tra 8÷10 kg CO2 per ogni metro cubo di acqua dolce prodotta. In altre parole, per ottenere un metro cubo di acqua dissalata si produce la stessa quantità di CO2 emessa da un’automobile che percorre una distanza compresa fra 50 e 60 km con un consumo di 6,5 litri di benzina per 100 km.

Alla luce delle indicazioni emerse ai punti precedenti ed alla legge fondamentale in materia ambientale (D.Lgs. 152/2006), carente di prescrizioni sullo scarico di reflui da impianti di dissalazione in acque marine di Aree Protette, per impianti industriali fortemente invasivi su micro-aree terrestri, la valutazione di impatto ambientale non può essere delegata a semplice parere di direttore territoriale e/o commissione locale, bensì affidata a commissione tecnico-scientifica qualificata di livello nazionale.

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[Acqua potabile ai cittadini delle isole minori. Un contributo da Ventotene (2) – continua]

1 Comment

1 Comments

  1. silverio lamonica1

    5 Marzo 2015 at 12:12

    Dopo l’approfondito studio dell’amico Impagliazzo, chiedo: perché non rispolverare la condotta idrica sottomarina Ponza – Circeo, integrandola con energia elettrica, gas, e altro per telefonia e collegamenti internet, credo che si risparmierebbe e si eviterebbero andirivieni di autobotti, gas in bombole e quant’altro, oltre alla maggiore salinità del mare circostante a causa delle immissioni in mare dei reflui dei dissalatori.

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