Lo scritto inviato da Silverio Tomeo in forma di Commento all’articolo di Vincenzo Ambrosino, è stato rimosso da quella sede e viene presentato come articolo autonomo.
La Redazione
Partirei dalle conclusioni: o si parte dal basso con una visione e un progetto di rinnovamento, anche in controtendenza alla sub-cultura dominante ed egemone, oppure una nuova colonizzazione guidata da investitori esterni ridurrà definitivamente l’isola a un villaggio-vacanze chiavi in mano.
Un nuovo patto di convivenza isolana, un progetto di sviluppo economico compatibile dal punto di vista ambientale, un ruolo della comunità residente: attorno a questo mobilitare intellettuali, gioventù, associazionismo, società civile organizzata.
Questo in sintesi mi pare il senso delle conclusioni di Vincenzo.
Tralascio questioni come quella che i cittadini votanti e residenti di fatto non coincidono, ma in democrazia questo non vuol dire molto, per non dire della diaspora ponzese nel mondo che può solo avere un ruolo affettivo e se va bene di idee.
Mi avvalgo dei versi suggestivi di Rainer Maria Rilke: “Perché non c’è sentiero che riporti/indietro. Tutto spinge/fuori, e la casa che si aprì in ritardo/resta vuota”.
Non conosco a menadito la storia amministrativa dell’ isola degli ultimi decenni, ma come periodizzazione direi che dopo la rottura del 92/93, quando ci fu il movimento dei sindaci, l’isola mancò quell’occasione di rinnovamento e si incartò in una lunga catena causale che portò al noto disastro giudiziario-amministrativo, che non andrebbe mai rimosso, fermo restando che saranno i giudizi della magistratura a dire come stavano i fatti e che le singole posizioni personali davanti alla legge saranno sicuramente meglio vagliate.
Quindi: non c’è una strada che riporti indietro, che riporti all’andazzo pre-disastro, del tipo un insieme di interessi corporati e corporativi che cercano solo di durare e riprodursi incuranti di tutto il resto.
Oggi c’è la crisi, è cambiato il contesto politico nazionale e regionale, c’è l’avventura vigorelliana che va ormai superata in quanto falsa soluzione autoritaria, propagandistica e populistica dei problemi, in quanto possibile anteprima futuristica del villaggio turistico per VIP, per un mondo di plastica dagli interessi di acciaio.
Tutto spinge oltre, e la casa che non si aprì per tempo rimase vuota.
In quanto ai caratteri antropologici dei ponzesi residenti: che la conflittualità sia solo con le carte bollate e gli avvocati è certamente meglio delle sparatorie; in un paese campano dell’entroterra con la stessa quantità di anime le cose si risolverebbero magari diversamente, ma Ponza è singolare anche per questo: tanta emigrazione, tanto orgoglio e nessuna cosca di camorra.
Per quanto rapporti di affari con mafie romane e casalesi si siano intravisti, negli anni, ed è stato inquietante.
Poi familismo, delega politica parziale e opportunistica, la nuova emigrazione giovanile intellettuale che ha prosciugato la comunità residente, la necessità di vivere di piccole concessioni o di chiusure di un occhio ed anche due, insomma si sanno queste cose.
L’antropologia ponzese, ricordo, era anche bonomia, dialetto dolce, scherzo e ironia, tolleranza, rispetto per gli emigrati, curiosità per l’apporto turistico.
Lasciare la bandiera della legalità alla retorica e all’azione sceriffesca di Vigorelli è stato catastrofico. Continuare a ignorare la questione ambientale e dei beni comuni è fuori dai tempi nuovi: anche papa Francesco interverrà a breve sulla natura e la sua conservazione.
I beni paesaggistici sono tutelati dalla Costituzione.
Il turismo intelligente e destagionalizzato non è quello dei panfili con le rock-star, che pure ci stanno. Gli spazi sociali e culturali sono come i polmoni e l’aria pulita per la gioventù. Le diseguaglianze aumentano, la necessità di giustizia sociale non è il sogno di altri secoli, l’interdipendenza economica è ormai globale, l’Europa che vorremmo e l’isola che vorremmo sono necessariamente in rapporto dialettico reale.
Nota
Le immagini a corredo dell’articolo sono state scelte dalla Redazione tra le opere del pittore Nikolai Konstantinovich Roerich (San Pietroburgo, 1874 – Punjab, India, 1947).
Nell’ordine: 1) Lhasa; 2) Zarathustra; 3) Tesoro nascosto