Sono anni ormai che dimoro in Ponza ininterrottamente e dovrei essermi abituato alla rarefazione sociale della comunità, prodotta dall’inverno. E invece quando si entra nell’inverno vivo, quello che faceva raccomandare dai nostri vecchi: doppo Natale friddo e famme in pieno gennaio per l’esattezza, mi sento oppresso dalla rarità e pochezza degli scambi sociali della comunità isolana.
La residenzialità ha diverse connotazioni: economiche, culturali, sentimentali, familiari, affettive, religiose e politiche. Tutte si fondono e si confondono nella socialità.
Questo giornale on line ne evidenzia, di volta in volta, le figurazioni singole, in relazione allo sguardo proprio di chi scrive. Così lo spopolamento è palpabile e avvilente, impenetrabile è la cesura fra le radici genitoriali e i figli (le foglie, come ha ben evidenziato Vincenzo ).
La vita procede aggrappata ai ricordi degli intendimenti vagheggiati nella giovinezza: ’u duttore Sandolo, la brama di rinnovamento…
Clementi sinora sono state le condizioni meteo! Altrimenti avremmo patito disagi nelle comunicazioni e ci saremmo indignati insieme a chi lamenta l’inconsistenza di un tessuto sociale solidale, vivo, collaborativo.
Silverio Tomeo auspica forme aggregative con un’anima ideologica precisa e rigorosa, e perciò pulita. Ma è proprio quest’anima che manca e che non ci sospinge.
Tentiamo di sorridere alle trovate di Sang’ ’i rutunn’, ci alleggeriamo lo spirito con i detti paesani, ma la vita sull’isola scorre nell’indifferenza. Anzi nella inconsistenza. Come attestano i gruppi nati nel ventre di Facebook. Uno contro l’altro, uno accanto all’altro, sordi fra loro.
Il nostro problema siamo noi stessi. Ci immaginiamo nemici nel vicino, nell’Amministratore, nella Compagnia di Navigazione. Non riusciamo a prendere coscienza che è la nostra ignoranza a mal consigliarci, la nostra ’uallera (come dice Michele), la nostra incapacità di vedere nel vicino colui col quale condividere la gioia e non l’astio.
E ciò nonostante quest’inverno senza freddo dona albe rosse che sembrano incendiare Giancos, Santa Maria, Frontone. Il levante solletica le coste poi si gira a scirocco, e pure le frange bianche scemano. Allora escono le barche: una, due, tre, quattro… vanno a calamari.
“Basta – dice Cristoforo – il frigorifero è pieno”, mentre Salvatore, più animoso, ci tiene a sottolineare che questo è il periodo più soddisfacente per lui. Sta facendo una mattanza di pesci!
Così era cinquant’anni fa e così si ripete oggi. E’ la magia di Ponza: immutabile e diversa, ansiosa e pigra, in cammino con un respiro stanco.
Immagini di Gaia De Luca:
‘Riflessioni mattutine’, la prima foto; ‘L’isola rossa’, la seconda
vincenzo
17 Gennaio 2015 at 10:46
Monia Sciarra in qualità di amministratrice di “Verità ponzesi” ha scritto nel suo “gruppo” un messaggio che mi permetto di segnalare su Ponzaracconta perché trovo che questa iniziativa esprima l’ennesimo tentativo alla ricerca di una via d’uscita dal percorso individualista dell’isolano.
Tutto diventa una buona occasione per alzare le nostre barricate: la politica, l’economia, la scuola, la casa, la strada…
Nota della Redazione – Il messaggio di Monia, sentita l’Autrice, viene estrapolato dal Commento e pubblicato come articolo a se stante