A pochi giorni dalla fine dell’anno, lo stato dell’arte della Tassonomia Ponziana è il seguente: all’apice c’è la distinzione tra Natus e Nativus, sostanziale e imprescindibile, l’equivalente del Phylum nella sistematica linneiana.
Il criterio empirico per stabilire se un individuo sia Nativus è il test del DNA, infatti tutte le biglietterie si sono dotate di idonea strumentazione in modo da poter emettere correttamente i titoli di viaggio; come si ricorderà, la distinzione nacque a margine di un beneficio concesso da Laziomar ai “nati” a Ventotene.
A un livello classificativo inferiore si pone la distinzione tra “residente” e “furastiero”: Linneo parlerebbe di Ordini.
Avremo dunque Natus Residens e Natus Furastierus, Nativus Residens e Nativus Furastierus.
La residenzialità (e la furastierità) non sono concetti puramente anagrafici; il Natus può essere Residens in senso anagrafico ma Furastierus in senso culturale; può essere Residens nei giorni feriali e Furastierus nei festivi o viceversa.
Riportiamo in proposito il parere di due eminenti specialisti; secondo Sang’ ‘i Retunne “la divisione concettuale e culturale tra residenzialisti e forestieralisti esiste ed è anche forte, probabilmente più forte di quella secolare esistente tra Fornesi e Ponzaportesi… Sicuramente alla base dell’ecatombe politica isolana”.
Il De Curtis attribuisce invece scarsa valenza ai natali, infatti don Gennaro, ‘u muorto puveriello, ‘u scupatore, così apostrofa il marchese vicino di loculo: “Ma qua’ natali, pasca e ‘pifania! Te vuò mettere ‘ncapa, dint’a cervella, che stai malato ancora ‘e fantasia?”
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Per dirimere la spinosa questione e procedere secondo criteri obiettivi e scientifici, sarà affidato un history case al CERN di Ginevra.
Bibliografia (a cura della Redazione)
isidorofeola
29 Dicembre 2014 at 15:55
Alla classificazione, magistralmente riassunta da Rita, sarebbe il caso di aggiungere un nuovo tassello, una nuova specie che si è ormai selezionata da qualche anno e che se ne sta andando per conto suo in maniera contaminante. Secondo i cultori della devianza, si caratterizza per essere pieno di boria, saccenza, arroganza e maleducazione, variamente miscelate tra loro a seconda dell’interlocutore di turno; è comunque sempre un “turpe malcreato”, secondo la già citata classificazione del De Curtis; è quindi, sempre a detta degli studiosi, da considerarsi come una variante a sé stante di “imago penis”.
silverio lamonica1
30 Dicembre 2014 at 09:20
Molto calzante, a proposito, anche l’antica canzone napoletana di E. A. Mario e A. Melina: “Core furastiero” che termina appunto con i seguenti versi:
“E nun se fa capace ‘stu cucchiere,
si chiagne, o core, nun è furastiero”