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Per amor di verità, per senso di giustizia, non si può non concordare col Sindaco che, nel comunicato del 16 dicembre (leggi qui), afferma: “La redazione, quasi tutta forestiera, di Ponza Racconta e un forestiero siciliano di Ponza nel Cuore si chiedono perché la querela per loro. Per la lunga lista di scritti ingiuriosi, per le maldicenze e le falsità di cui sono state intrise le loro pubblicazioni in questi ultimi mesi. La polemica politica è il sale della democrazia. Ma loro sono andati di aceto e dovranno bere l’amaro fiele. Prosit.”
Certe espressioni possono non piacere, ma realtà e desideri coincidono di rado.
“Forestiero” deriva dal latino foris, sta per estraneo, straniero; “è uno di fuori” si dice, anche riferendosi a persone che vivono in loco da tempo, e si sottintendono le difficoltà ad integrarsi, a comprendere e a far propri usi, problemi, modi di pensare che si assimilano in maniera lentissima, spesso si tramandano in eredità.
Indubbiamente noi redattori siamo forestieri; intenerisce quel “quasi” con cui si vorrebbe addolcire, stemperare, ma si sa che non sono la residenza – a volte legata a motivi opportunistici- o la frequenza dei viaggi a fare la differenza.
Neanche pesano più di tanto le ragioni del cuore, la memoria; di questo dovrà farsi una ragione Sandro Vitiello, che trascorre in Brianza gran parte del suo tempo.
Caro Sandro, da qualsiasi cantone si esamini la questione, tutti noi redattori siamo forestieri a tutti gli effetti; tu stesso scrivi che sei nato a Le Forna, mica a Ginevra o a Berna!
Guarda le foto d’epoca: ci siamo tutti, e mai che si veda un piccolo Guglielmo Tell, un verde pascolo con mucca e campanaccio, un bel laghetto alpino o una fabbrica d’orologi.
Caro Sandro, rassegniamoci: uno svizzero non può che considerarci forestieri; tu, al massimo, potresti aspirare al “forestiero confinante“.
vincenzo
20 Dicembre 2014 at 17:17
Si dice che i ponzesi sono amanti dei forestieri; di quelli però che arrivano sull’isola, lasciano il loro obolo e poi vanno via.
In questi ultimi anni però il termine “forestiero” viene usato in modo dispregiativo per dire di colui che non è titolato, per una determinata appartenenza, ad occuparsi dei “fatti” di Ponza.
Diventa, per le opposizioni – il forestiero – Vigorelli pur essendo residente a Ponza ed essere stato eletto Sindaco dai cittadini dopo una regolare campagna elettorale.
“Ma chi di Forestiero colpisce, di forestiero perisce”, e quindi per la maggioranza che ci governa diventano “forestieri” quelli di Ponzaracconta. Per fare solo due esempi, Vito Favata che non è nato, ma è residente e Sandro Vitiello che è orgogliosamente nato alle Forna ma non è da tempo residente, sono caduti nel “gorgo” dei forestieri.
Ma l’articolo, mette in luce un altro “forestiero”, quello culturale, quello che pur essendo nato e residente è incapace di assuefarsi alla cultura dominante isolana e quindi rimane estraneo per cui forestiero.
A questa categoria apparteniamo io e alcuni miei compagni di passioni giovanili.
Ma voglio dire a tutti i “Forestieri” quindi a Vigorelli, a Sandro e a Vito che una cosa abbiamo in comune e cioè quella di avere la pretesa di fare “Politica”.
Bene, io dico che è inutile dividerci sulla questione dell’appartenenza, nessuno appartiene all’isola, ognuno appartiene a se stesso; cerchiamo di confrontarci sulle idee, sui progetti, sulla capacità di risolvere i problemi oppure sulla capacità di prospettare alternative di governo: è su questo che dobbiamo dividerci oppure incontrarci: è solo questo che interessa alla storia.
Silverio Tomeo
20 Dicembre 2014 at 18:06
Mi pare che la questione dell’appartenenza è stata tirata fuori in maniera ironica, ma in realtà pretestuosa, proprio dal sindaco. Se è vero che qualcuno lo definisce “sindaco forestiero”, avrà pure i suoi buoni motivi per irritarsi. E’ ovvio che non ci si divide su appartenenze etniche, ma neppure tra residenti tutto l’anno, residenti solo estivi, ponzesi non più residenti, forestieri ponzesizzati e non, stranieri in patria, emigrati esistenziali o per necessità…
In ogni caso vedo per qualcuno quasi come una pulsione ad essere “Consigliere del Principe”. Qui non c’è nulla da consigliare se non la sobrietà, e ricordare che non esiste da tanto tempo il reato di “lesa maestà”. La Costituzione Repubblicana recita: Articolo 54 – “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
vincenzo
20 Dicembre 2014 at 18:48
Per me ognuno è libero di continuare a tirarsi con la cerbottana le palline di carta. Sto solo dicendo che con la cerbottana che hanno come munizioni le palline di carta non si fanno le guerre, si fa solo “ammuina” per cui non si ottiene quella “sobrietà” che determina l’attenzione utile per capire la realtà.