Come da programma reso noto nei primi giorni del mese corrente (leggi qui), è giunto a Ponza, il 12 dicembre, l’astronauta Paolo Angelo Nespoli per incontrare gli alunni dell’I. C. “C. Pisacane” i quali coi loro docenti, il primo cittadino, le rappresentanze del presidio militare, la banda musicale e un folto pubblico lo hanno ricevuto allo sbarco della M/N Quirino al Molo “Santa Lucia”.
I primi a salutarlo, oltre al sindaco, sono state due deliziose alunne di prima elementare, in tuta da “astronauta”, Ginevra e Arianna e le organizzatrici della interessante manifestazione, preparata nei minimi dettagli: l’astrofisica Fiorella Coliolo che ha curato, col patrocinio del Comune, gli aspetti organizzativi della visita e la Prof. Ennia Mazzella che ha coordinato, a livello scolastico, la preparazione dell’evento.
“Un’accoglienza fuori dal mondo!” ha esclamato entusiasta l’ospite illustre, subito dopo il saluto del Sindaco Vigorelli, presso la sala Pisacane (ex scuola media).
Il sindaco ha ricordato le tappe dell’avventura umana nello spazio: dallo “Sputnik” sovietico con la cagnetta Laika a bordo nel 1957 (anno di nascita dell’ingegnere astronauta), a Gagarin, primo uomo nello spazio nel 1961, all’atterraggio sulla Luna nel 1969 ed ha concluso: …. l’uomo perennemente affascinato dal cosmo e desideroso di esplorarlo, come attesta anche Dante, il quale termina le tre cantiche della Divina Commedia con la parola stelle, non per nulla l’Italia è il terzo paese al mondo, dopo USA e Russia, ad aver inviato satelliti nello spazio.
L’astronauta prende quindi la parola rivolgendosi agli alunni presenti, destando la loro attenzione e con una esposizione semplice e lineare, degna di un ottimo maestro, illustra – con l’ausilio di uno schermo – il lungo percorso per coronare il suo sogno di bambino: diventare astronauta.
“Perché andiamo nello spazio?” – è la prima domanda che rivolge ai ragazzi – “per conoscere nuove forme di vita, per scoprire cose che non troviamo sulla terra, del resto è la curiosità che spinge l’uomo a scoprire cose sempre nuove”.
Per coronare un sogno così ambizioso, il nostro astronauta racconta che ha affrontato con entusiasmo un percorso di studi molto impegnativo: consegue prima due titoli accademici in aeronautica e astronautica presso il Politecnico della New York University, tra l’88e l’89 . Poi nel 1990 si laurea in ingegneria presso l’Università di Firenze. E aggiunge: – “Successivamente vengo selezionato come allievo astronauta e frequento due anni di corso alla NASA (Ente Spaziale Americano) a Huston, classe per astronauti n° 17 dei ‘pinguini’ con 31 frequentanti : 4 donne, 27 uomini di cui due italiani. Tra gli istruttori c’era Neil Armstrong, il primo uomo a sbarcare sulla luna ”.
Lo studio della geologia, i corsi di sopravvivenza, di pilota d’aereo in condizioni di difficoltà, sono le tappe obbligate per essere ammesso, dopo nove anni, alla missione complessa sullo shuttle, con al comando una donna: Pamela. Ma la squadra, per raggiungere un perfetto affiatamento, necessario alla riuscita dell’impresa, affronta un anno e mezzo di addestramento in Alaska, dove effettua, in kajak, un percorso di 150 chilometri.
Finalmente sullo shuttle che viene “sparato” nello spazio ad una velocità iniziale di 400 kilometri/ ora, per raggiungere i 1200 km orari (velocità “mak 1”). “Per avere un’idea – precisa l’astronauta – con quel mezzo da Ponza potreste raggiungere Formia in 9 secondi, e poi si prosegue ad una velocità sempre maggiore fino a 25 mak.”
E’ una esposizione avvincente – degna della migliore letteratura fantascientifica, divenuta realtà – che prosegue con la spiegazione degli effetti dell’assenza di gravità, quando cambia la visione delle cose, perché lo sguardo non è più parallelo al suolo e si ha la sensazione di mettere il piede in fallo quando si scende da una scala.
Raggiunta la stazione spaziale, le emozioni non sono ancora terminate. Una telefonata annuncia alla base americana a terra: “Huston, abbiamo un problema, si è rotto un pannello solare della stazione spaziale” .
Quindi si trova assieme la soluzione con la messa a punto di vari “lacci” che vengono sistemati, dall’astronauta Scott, al pannello sconnesso con una operazione degna di un acrobata super esperto, agganciato ad un lunghissimo braccio meccanico sporgente nel vuoto e poi con l’ausilio di un ulteriore appiglio. “Il lavoro” dura circa sei ore e mezza. Dopo le foto di rito con il comandante della stazione spaziale, un’altra donna, lo shuttle rientra a Cape Kennedy dove sono accolti dal Presidente George Bush, il quale rivolge loro un formale e sbrigativo saluto e ringraziamento, quindi rientra alla Casa Bianca.
Al termine dell’intervento, l’astronauta riceve in omaggio una bellissima scultura di Matteo Ponzi: “L’isola di Ponza nella Luna”.
“Dovevo venire a Ponza per avere un pezzo di Luna!” – osserva l’astronauta con una punta d’ironia.
Seguono filastrocche e poesie, adatte al tema, recitate dagli alunni che donano all’astronauta i loro disegni; quindi le loro domande. Per brevità ne riportiamo alcune:
Salvatore: “Quale insegnamento ha appreso, per la vita, nello spazio?
Risposta: “Tanti sono gli insegnamenti, ma se non diventi bambino non scopri nulla”
Matteo: Cosa fanno gli astronauti?
R. – “Fanno esperimenti, dalle 7,30 del mattino alle 7,30 di sera” – quindi ha illustrato qualche esperimento in assenza di gravità.
Arcangelo: “C’è immondizia nello spazio?”
R. – “Non ci sono bucce di banana o altri rifiuti, ma frammenti di satelliti rotti che sono molto pericolosi per le astronavi e le stazioni spaziali.
Amanda: “Plutone è ancora un pianeta?
R. “Non lo so. Una commissione sta studiando le caratteristiche di Plutone, per definirlo pianeta, pianetino o semplice corpo celeste”.
Silverio: “Come si fa ad andare in bagno nella navicella?”
R. – “Per fare la pipì si usa un aspiratore, come un aspirapolvere, ma bisogna stare attenti a non avvicinarsi troppo ….”
Silvia: “Di cosa sono fatte le stelle?”
R. – “Di elio e altri elementi”
Alessia: “Come si vive nella navicella?”
R. – “Si vive bene, puoi lavorare dovunque: sul pavimento, al soffitto, alle pareti ….”
Silverio: “Hai visto qualche pianta sulla luna?”
R – “No, perché le piante non crescono dove non c’è aria. Ma c’ è la possibilità di avere piante anche nello spazio con le ‘green house’ le case verdi, luoghi chiusi, dove si crea l’ambiente terrestre e le piante si possono coltivare.
Dopo i ringraziamenti del Sindaco e della Prof. Ennia Mazzella, l’ing. Nespoli, rivolto agli studenti, termina con le seguenti esortazioni :
1° Pensare e capire che siete i padroni del vostro futuro
2° Sognate l’impossibile, se osate sognare, anche l’impossibile si avvera.
Infine, vorrei tornare a Ponza, ci diamo appuntamento il 12.12.2039 e sarete voi a comunicarci le vostre conoscenze dello spazio.
Nel ringraziare l’ospite, il Sindaco sottolinea che un’altra astronauta italiana, Samantha Cristoforetti, è attualmente nello spazio e in contemporanea viene intervistata da giornalisti di professione, una meravigliosa coincidenza.
Per concludere, auspichiamo che le nuove generazioni della nostra isola volgano lo sguardo sempre verso l’alto, scrollandosi di dosso le piccinerie terrene, perché , come avverte nel titolo del suo saggio Paolo Nespoli: “Dall’alto i problemi sembrano più piccoli”.
Nota
Le foto a corredo dell’articolo “L’astronauta Nespoli a Ponza” sono tratte da Facebook (N.d.A.)