Qualche giorno fa, a seguito del comunicato del Sindaco di Ventotene, espressi il mio parere favorevole sul fatto che i nati nelle isole ma non residenti nelle stesse (e, quindi, anche di Ponza) potessero avere l’agevolazione sui biglietti di viaggio (leggi qui).
Con un articolo successivo dal titolo: Commento all’articolo “L’AMMINISTRAZIONE E LAZIOMAR” di Piero Vigorelli (leggi qui), chiarii i motivi che mi indussero ad esprimere quel parere favorevole, che fanno prevalentemente capo a ragioni esistenziali e sentimentali.
Mai e poi mai ho pensato – né l’ho scritto – che quel provvedimento fosse l’assoluta panacea per la soluzione del problema dello spopolamento che attanaglia l’isola, anche se un contributo, seppure in maniera limitatissima, lo potrebbe comunque dare in tal senso (e non parlatemi della questione dei “soldi della tasca degli altri” perché, se vi fosse la buona volontà, l’onere finanziario si potrebbe attenuare ipotizzando una sorta di biglietto “intermedio”, una via di mezzo tra il residente ed il turista); insomma, un piccolo incentivo che, forse, ad esempio, per rimanere ad un imminente evento, nel periodo natalizio ci farebbe vedere qualche casa in più con le luci accese.
Sullo spopolamento e sulla residenzialità, credo anch’io di avere le idee chiare, che ho espresso in interventi e scritti passati, ma bisogna altresì riconoscere che i numeri non sono tutto per la gestione di un contesto sociale, perché varie sono le sue sfaccettature, comprese quelle che attengono al mondo interiore dell’uomo; la civiltà si misura anche per le risposte che si sanno dare ad esso.
Tuttavia, l’amico Vincenzo Ambrosino, operando quella che a me è sembrata una forzatura, ha voluto mettere a confronto due interventi: quello di Vigorelli, diretto al Sindaco di Ventotene, che strumentalmente riduce e minimizza l’ampio dibattito sulla soluzione del problema dello spopolamento alla convinzione che il futuro di Ponza non sia nel biglietto ridotto ai nati ponzesi non residenti (non credo che il Sindaco di Ventotene, nella sua breve intervista, abbia voluto individuare, in via assoluta, la soluzione del citato problema nell’agevolazione del biglietto); e quello mio, in risposta a Vigorelli, che, sull’opportunità di concedere il biglietto ridotto per i nati ma non residenti nelle isole, e solo in relazione a tale argomento, conclusivamente afferma che gli aridi numeri non sono tutto ma esiste un mondo esistenziale e di sentimenti, anche al quale un buon amministratore pubblico deve porre la giusta e dovuta attenzione.
Come si vede due espressioni veicolate su direttive diverse ma che vengono sfruttate da Vincenzo per porsi la domanda se a Ponza ci sia veramente qualcuno a credere che, concedendo la riduzione del biglietto, si attenui l’abbandono dell’isola da parte dei suoi abitanti, come se questo fosse il punto basilare proposto per la soluzione del problema dello spopolamento della nostra isola.
Naturalmente, partendo dal logico e scontato esito negativo alla sua precedente domanda, ne pone subito un’altra su come realmente fare per invertire la tendenza allo spopolamento invernale e qui dà la risposta: bisogna impostare la questione RPS (il suo acronimo per “Residenti Protezione Speciale”) cioè salvare il residente invernale, colui che abita l’isola per 360 giorni l’anno.
E a me riserva quest’ultima battuta: “Franco Ferraiuolo sa, essendo stato Sindaco e anche Consigliere Provinciale, che sono i numeri a contare: tanti residenti tanti servizi e anche la qualità e i costi di questi servizi dipendono, ahimè, dai numeri”, come se, avendo io sostenuto la sussistenza di un mondo esistenziale di cui tener conto, questo fatto, di per sé, riducesse l’importanza dell’intervento teso ad aumentare i residenti e, quindi, i servizi e la qualità della vita; il mio scritto in risposta a Vigorelli sull’opportunità di concedere il biglietto ridotto per i nati ma non residenti nelle isole non dice questo, ma rivela che le due cose sono conciliabili, anzi si devono conciliare.
Ciò premesso, devo dire all’amico Vincenzo, che stimo e con il quale, voglio dire a scanso di equivoci, intrattengo cordialissimi rapporti, che la sua sortita, un po’ a sorpresa, posta in tal modo in riferimento al mio scritto, mi ha provocato una strana sensazione ed ha fatto sorgere anche a me una domanda: ohibò, mi son chiesto, è cominciata la campagna elettorale con due anni di anticipo?
Certamente, la RPS ne sarà uno dei punti fondamentali ma, francamente, Vincenzo esprime, a mio avviso, una visione della ponzesità troppo chiusa in se stessa, con una certa venatura integralista, basata sul concetto che solo chi vive a Ponza tutto l’anno, che conosce la sofferenza dell’isolamento invernale, ha il diritto di parola e decisione; un modo di vedere che arriva a chiedere “un marchio di ponzesità invernale”, per distinguere i veri residenti da quelli falsi.
Una visione che sembra abbia diversi sostenitori e che Vigorelli, che certo non ha la caratteristica del ponzese doc, in controtendenza a come finora ha operato, sembrerebbe voler cavalcare, lui sì e non Assenso, a fini elettorali.
Ora, io stesso che sostengo spetti alla comunità cittadina – formata, cioè, da tutti coloro che hanno sempre vissuto e vivono quotidianamente la nostra particolare condizione di insularità e, pertanto, dotata di profonda esperienza – assumersi la responsabilità di interpretare i problemi e decidere ciò che è giusto per la nostra convivenza civile, convengo, tuttavia, che sarebbe un errore chiudersi agli apporti esterni, ai nostri compaesani non più residenti con i quali, invece, il tener vivo lo scambio delle opinioni, specie per aver incoraggiamento nei momenti difficili, contribuirebbe ad evitare scelte asfittiche, limitate e poco lungimiranti.
Ritornando al problema dello spopolamento proposto da Vincenzo, non possiamo non essere d’accordo quando chiede agevolazioni e corsie preferenziali per i residenti allo scopo d’incrementare la residenzialità sull’isola (meglio ancora se questa si potesse ottenere con un riflusso dei ponzesi emigrati).
Ma aldilà delle dichiarazioni ad effetto, è lapalissiano che solo tutelando, facilitando e incrementando le occasioni di lavoro sull’isola, si possono creare le condizioni economiche affinché i ponzesi possano vivere sull’isola tutto l’anno.
Come vogliamo raggiungere questo obiettivo?
Certamente, come ho avuto modo di dire proprio in un’intervista fatta a Vincenzo, con l’applicazione “di una legalità ferma e tranquilla, senza profluvio di sacro furore ma accompagnata dalla buona fede e dal buon senso, specie nella nostra complicata realtà insulare dove le leggi, fatte per la generalità dei casi, trovano, talvolta, difficoltà di interpretazione e di applicazione. Una legalità non discriminante o funzionale tout court alla paralisi ma tesa, invece, a favorire il miglioramento attraverso la capacità di saper individuare gli spazi per assecondare le esigenze delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli anziani, di tutti e non dei soliti noti; teniamo sempre presente che gli amministratori vengono eletti dai propri concittadini affinché essi prestino un servizio di aiuto alle loro esigenze, affinché essi siano facilitatori del sereno svolgersi della vita civile e dello sviluppo delle attività socio-economiche e non del contrario o del lavarsi le mani”.
Certamente, non con l’esagerato flusso di mezzi finanziari a favore dell’effimero, che in buona parte, con una gestione più oculata, avrebbero potuto essere utilizzati ben più proficuamente.
Certamente non con i continui annunci ad effetto, già sentiti e risentiti (e ci stiamo avviando al terzo anno), buoni solo per la propaganda sui media ma non sicuramente per la causa della RPS; ad esempio, dell’annuncio della fattibilità, sembra lasciata intendere quasi imminente, del porto di Le Forna, che sarebbe stato inserito in un piano regionale dei porti del Lazio, dato per vigente: ebbene, ci risulta che non esiste nessun piano regionale approvato; allo stato esiste solo un vecchio piano adottato ai tempi dell’Assessore Meta, il cui iter per l’approvazione sta ancora in alto mare.
Certamente, non mettendo il cappello su opere pubbliche già impostate nel passato e che oggi arrivano a compimento ovvero che si cerca di portare avanti, sebbene in maniera molto stentata (ma dove sta la nuova progettualità, quella concreta, predisposta in una visione organica, dell’attuale amministrazione in funzione della promozione della residenzialità?).
Certo queste non sono le nostre idee per migliorare le condizioni di vita dei ponzesi residenti, né tantomeno per aumentare la residenzialità; il bene vero dei ponzesi si fa con i fatti concreti, non con le parole, gli editti e i proclami.
Senza ritorni al passato ma anche senza falsi futurismi densi di incognite pericolose.
vincenzo
5 Dicembre 2014 at 17:15
Noi possiamo discutere di biglietti, oppure di squadre di calcio, oppure di scuola, oppure di porti, bene ogni argomento deve essere visto in quest’ottica di salvaguardia della residenza; cioè ci dobbiamo sempre porre la domanda: se propongo questo o quell’aiuto, solidifico, valorizzo, miglioro, facilito la qualità della vita dei residenti e quindi salvaguardo la residenza, o no?