La nuova legge sul turismo della Campania ed i sistemi territoriali di sviluppo con la “Capacity building” (1)
di Giuseppe Mazzella (di Rurillo)
Dopo l’evento del 25 ottobre 2014 “4wardischia-make a change” (2) un’analisi “swot”(3) sullo sviluppo turistico dell’isola d’Ischia con la presentazione di un sondaggio sulla conoscenza dell’isola d’Ischia sui mercati italiani e tedeschi del turismo sabato 15 novembre è previsto un altro convegno all’Hotel Re Ferdinando di Ischia Città con la partecipazione dell’assessore regionale al turismo, Pasquale Sommese, che illustrerà agli operatori la nuova legge sul turismo la quale dovrà partire entro il 2015. Sarà anche presentata la nuova associazione del “Distretto Turistico Isola Verde”.
Il Magazine “Ischianews & Eventi” al suo quinto anno di vita è uscito da aprile ad ottobre per sette mesi e con il numero speciale “Andar per cantine” di settembre, in italiano ed inglese, con una diffusione in circa 400 punti (edicole, alberghi ed esercizi commerciali, termali e aziende di servizi convenzionati) e con circa 80mila copie diffuse soprattutto ai turisti italiani e stranieri con il solo sostegno degli sponsor privati.
Quella che segue è l’opinione sulla nuova legge regionale per il turismo del dottor Giuseppe Mazzella, giornalista, condirettore del Magazine “Ischianews & Eventi” e del sito web www.ischianews.com dove è contenuto l’ampio dibattito degli ultimi otto anni sulle problematiche di sviluppo dell’isola più grande del golfo di Napoli e di quello di Gaeta e per i quali si è proposto un unico distretto turistico – da Capri a Ponza – in considerazione dei legami storici tra le isole Partenopee e Ponziane risalenti al XVIII secolo e inspiegabilmente recisi da oltre 30 anni.
In piena estate 2014 e prima delle vacanze d’agosto il Consiglio Regionale della Campania ha approvato la nuova legge regionale sul turismo.
Il turismo è materia completamente delegata dallo Stato alle Regioni per effetto del decentramento amministrativo. Ci sono voluti almeno 30 anni per approvare questa legge che deve disciplinare l’organizzazione istituzionale dell’economia turistica
Non si è approvata prima perché non c’era – e non c’è ancora – nessuna volontà di effettivo “decentramento amministrativo” da parte della Regione alle Province (in via di smantellamento) ed ai Comuni (sempre più sopracarichi di oneri, di “missioni impossibili” senza adeguate risorse finanziarie).
La Regione – cioè i consiglieri e gli assessori regionali – vogliono mantenere un ruolo di esclusiva “amministrazione” o di “gestione di risorse finanziarie” che è il vero “potere” e non vogliono affatto decentrare riservando alla Regione – come avrebbe dovuto essere – un ruolo solo di legislazione e di programmazione che tuttavia – ma solo nella forma – viene riproposto in questa legge fatta e approvata in fretta e furia con soli 33 voti favorevoli – quelli del centro-destra – soltanto perché era stato paventato dal Governo il ritiro della delega in materia di turismo.
Un fine avvocato amministrativista come il prof. Tammaro Chiacchio nel suo libro sulla recente istituzione della Città Metropolitana di Napoli al posto della Provincia osserva che anche questa legge nazionale incentiva “l’impropria (e diffusa) vocazione delle regioni a privilegiare modelli gestionali rispetto a quelli programmatori così determinando (ulteriore e vieppiù perniciosa) commistione tra governo ed amministrazione”. La legge regionale sul turismo segue questa scia.
Stiamo vivendo in Italia una fase drammatica anche nella stessa formulazione delle leggi dello Stato e delle Regioni che non rispondono ai principi della “ tecnica normativa” che sono quelli della chiarezza, della precisione, della sinteticità, della linearità, dell’applicazione e della verificabilità.
La nuova legge regionale sul turismo smantella dopo circa 80 anni tutto il sistema istituzionale pubblico dell’organizzazione turistica dopo averlo fatto incancrenire per 40 anni con un eterno “commissariamento”: scompaiono gli Enti Provinciali per il Turismo e le Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo.
Prima delle istituzioni delle Regioni gli EPT e le Aziende di CST avevano dato buona prova di efficienza amministrativa nella loro azione di “promozione del turismo” anche perché nella composizione dei Consigli di Amministrazione vedevano le rappresentanze delle forze imprenditoriali e di quelle sociali che concorrevano effettivamente alle politiche di promozione. Dobbiamo rimpiangere quella “organizzazione turistica” alla prova della Storia che è l’unica che conta. Stavamo meglio quando stavamo peggio.
Con la nuova legge regionale scompaiono formalmente gli EPT e le Aziende di CST il cui personale – che ha già da anni il contratto di lavoro regionale – verrà trasferito alla Regione “ma continuerà a prestare servizio presso le attuali sedi fino alla conclusione della fase di start up della legge”. Come dire, continua la lunga fase mortificante di un personale “parcheggiato” presso una struttura amministrativa liquidata senza funzioni e senza risorse finanziarie autonome ridotta a “passacarte” dei finanziamenti regionali.
Meglio e logico sarebbe stato trasferire questo personale ai Comuni perché ai Comuni è stata assegnata l’imposizione e la riscossione della Tassa di Soggiorno o Tassa di sbarco con legge dello Stato.
Viene creata con la nuova legge una “Agenzia regionale per la promozione del turismo e dei beni culturali” con l’obiettivo di “ attuare la programmazione regionale e di fare da raccordo tra le azioni dei Poli turistici locali”.
Cioè nasce un “carrozzone” con un consiglio di amministrazione ed un direttore generale mentre vengono indicati “sistemi e poli” turistici “locali” senza toccare logicamente lo spezzettamento amministrativo di questi “poli” e nel caso dell’isola d’Ischia che è un “ambito territoriale omogeneo” ed un sol “polo” rimangono i sei Comuni con tutti i loro poteri come quello di istituire o meno la tassa di soggiorno e semmai nasce una “sovrastruttura anti-autonomistica” cui si dà il nome di “Distretto Turistico” e che testimonia l’incapacità di attuare il “Comune Unico dell’isola d’Ischia” che è evidente perché solo i Comuni possono e debbono realizzare gli interventi infrastrutturali (strade, parcheggi, scuole, asili nido, impianti di depurazione e sistemi fognari etc.) e nello stesso tempo debbono gestire e guidare il territorio con gli Uffici della Programmazione Economica e della Pianificazione Territoriale che non sono stati istituiti in nessun Comune.
A livello locale potranno essere istituiti “uffici informazioni al turista” mentre viene valorizzato il ruolo delle “Pro Loco” ma non si indica come essendo associazioni volontaristiche che hanno risorse finanziarie solo dai propri soci o da contributi pubblici e privati.
Appare evidente che la questione sostanziale è la gestione dei fondi pubblici per la promozione turistica, i loro criteri, il sistema di trasparenza, la capacità di promuoverli ed organizzarli.
Non c’è alcuna volontà di progettare un “Distretto delle Isole Partenopee e Ponziane”, intercomunale, interprovinciale, interregionale. Tutto questo senza togliere ad ogni Isola la sua identità come “ambito” naturale ed economico.
Il sistema dell’ organizzazione turistica pubblica viene “accentrato” in una Agenzia Regionale ed è tutt’altro che “snello ed agile” come ha trionfalisticamente dichiarato l’assessore regionale al turismo, Pasquale Sommese, e lascia un potere discrezionale enorme (nell’erogazione dei fondi pubblici per la promozione) all’assessore regionale ed alla sua agenzia regionale senza distinguere tra aree mature, aree da sostenere ed aree da lanciare o rilanciare con una economia turistica perché tale è il Turismo.
Sommese è anche l’assessore regionale agli enti locali ed è preposto al coordinamento dei “sistemi territoriali di sviluppo” per la richiesta dei fondi europei sia di quelli residui del programma 2007-2013 sia quelli nuovi del programma 2014-2020 tanto che ha dato incarico al FORMEZ per una indagine sul “rafforzamento dei sistemi territoriali di sviluppo – linea 6 e per verificare la “Capacity building degli ambiti territoriali intercomunali”.
L’isola d’Ischia è un “sistema territoriale di sviluppo” o un “ambito” ma resta diviso in sei Comuni ciascuno con i suoi poteri e nessuno dei sei Comuni ha adottato il Piano Urbanistico Comunale (PUC) per le aree dismesse, gli unici interventi possibili con il Piano Urbanistico Territoriale Ministeriale, soprattutto il Comune di Casamicciola che ha circa 100mila Mc. coperti in abbandono con il complesso del Pio Monte della Misericordia ed il Bacino Termale di La Rita. Cioè significa che allo stato non c’è nessuna “Capacity building” degli enti locali.
L’isola d’Ischia fa passi indietro con questa legge.
Il suo sviluppo turistico – dagli anni del secondo dopoguerra 1952-1972 – fu disegnato, voluto ed attuato da una classe dirigente dei sei Comuni omogenea – tutta Democratica Cristiana – che seppe cogliere le opportunità della Cassa per il Mezzogiorno per le incentivazioni creditizie alle nuove imprese, aprirsi all’ imprenditoria romantica ed innovativa di Angelo Rizzoli (1888-1970), valorizzare il ruolo “esecutivo” nella realizzazione delle opere pubbliche sia della Cassa per il Mezzogiorno sia dell’Ente Provincia ricostruito nel 1952, mantenere un “coordinamento istituzionale” tra i sei Comuni attraverso sia l’omogeneità politica (tutti i sindaci DC) sia con l’Ente di Diritto Pubblico per la Valorizzazione dell’Isola d’Ischia (EVI) ricostruito nel 1952 e con durata fino al 1972 con l’obiettivo di “valorizzare” con il turismo tutta l’isola e di svolgere anche le funzioni di Azienda di CST.
L’organizzazione turistica pubblica dell’isola d’Ischia fino al 1972 e cioè prima delle Regioni istituite nel 1970 era molto più avanzata in Italia sul piano dell’efficienza amministrativa e della produttività degli interventi. I fatti o le opere di quel ventennio parlano da soli.
Con il decentramento amministrativo regionale l’isola d’Ischia ha fatto passi indietro e non in avanti in termini di efficienza amministrativa e di democrazia politica. E’ stato sciolto l’EVI. L’Azienda di CST ha avuto un eterno commissariamento di un funzionario regionale ma soprattutto non ha avuto fondi autonomi dall’ex-tassa di soggiorno. È subentrato un enorme centralismo regionale con una Regione diventava una “Grossa Banca”.
La Regione non è stata capace neanche di approvare un Piano Regolatore Generale Intercomunale che l’EVI aveva già redatto nel 1968 tanto da arrivare nel 1995 ai “poteri sostitutivi dello Stato” con il Piano Urbanistico Ministeriale che ingessa permanentemente l’isola d’Ischia non tenendo conto che questa è ormai un’economia matura con 3mila imprese e 40mila posti letto e quindi in “movimento” ed è impossibile, per leggi economiche, mummificare.
Che dire? Viviamo una lunga fase di trasformazione istituzionale – dal Parlamento alla Provincia – e forse avremo un Senato di secondo livello come abbiamo avuto una Città Metropolitana che non si sa cosa farà e per adesso eredita le funzioni “essenziali” della Provincia (le scuole superiori e le strade) con il rischio di non poterle esercitare per riduzione della spesa pubblica e stiamo in piena crisi economica e finanziaria.
Abbiamo vissuto la lunga fase della “disomogeneità” politica con la divisione dell’isola tra la DC ed il PSI e poi quella interminabile della “Seconda Repubblica” tra “centrodestra” e “centrosinistra” o del “caularone” o delle “liste civiche” ma senza rappresentanza alla Regione ed alla Città Metropolitana ex-Provincia dove nella prima Repubblica Ischia contava due consiglieri ed assessori regionali e quattro consiglieri ed assessori provinciali.
Non abbiamo altra scelta se non valorizzare i Consigli Comunali e sono SEI e li avremo per chissà quanto tempo ancora e forse avremo imposto dall’alto una parziale “Unione dei Comuni” come un’altra sovrastruttura. Bisogna valorizzare anche la partecipazione dei “cittadini-utenti” che chiedono risposte concrete ed immediate ai problemi del vivere civile mentre i turisti chiedono servizi più efficienti dai trasporti pubblici, terrestri e marittimi, alla pulizia urbana delle strade e dei giardini. L’ autentica Promozione è nella gestione del territorio.
La partecipazione civile è la strada Maestra.
Giuseppe Mazzella
Giornalista. Condirettore del Magazine “Ischianews & Eventi”
Casamicciola, 5 novembre 14
Produzione Agenzia di Stampa Ischianews.com
Nota (a cura della redazione di Ponzaracconta)
L’articolo presentato contiene termini tecnici o per addetti ai lavori, che – non se ne dispiacciano gli estensori – riteniamo di dover chiarire
(1) – Capacity building
Espressione inglese che significa letteralmente «capacità di costruzione», utilizzata spesso insieme alle espressioni capacity development («sviluppo») o capacity strenghtening («rafforzamento»), per indicare un processo continuo di miglioramento degli individui in un ambito economico, istituzionale, manageriale.
La capacity building include quindi tutte le attività legate allo sviluppo delle risorse umane, al management ma anche alla creazione di un ambiente in grado di innescare percorsi virtuosi che favoriscono la sostenibilità dello sviluppo.
(2) – L’evento del 25 ottobre 2014 “4wardischia-make a change”. Titolo del Convegno, giocato sulla sovrapposizione parlato/scritto: 4 four (pron. for)ward Ischia Come dire: spingi avanti, promuovi Ischia – rendi possibile un cambiamento
(3) – L’analisi swot (SWOT) (conosciuta anche come matrice SWOT) è uno strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o in un’impresa o in ogni altra situazione in cui un’organizzazione o un individuo debba svolgere una decisione per il raggiungimento di un obiettivo.
La c. b. è riferita a un processo interno a un’organizzazione che può essere potenziato o accelerato da apporti esterni in grado di favorire il rafforzamento delle potenzialità attraverso l’utilizzo di capacità già esistenti. Si distingue però dai processi di apprendimento realizzati attraverso percorsi di formazione, perché quest’ultima agisce sulle competenze degli individui, ma non sui contesti organizzativi e sui sistemi in cui tali competenze si esplicano e non necessariamente ne amplia le possibilità potenziali. La c. b. include quindi tutte le attività legate allo sviluppo delle risorse umane, al management (strategic management, organisational reengineering, knowledge management, information management ecc,) ma anche alla creazione di un ambiente in grado di innescare percorsi virtuosi che favoriscono la sostenibilità dello sviluppo.