di Sandro Romano (Alessandro)
Leggendo l’articolo sulle “curiosità abissali” – leggi qui e qui – e condividendo il motto di questo formidabile luogo di informazione e discussione e cioè “Prima che il tempo cancelli le tracce, raccogliamo insieme la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi”, è mio desiderio dare ai lettori di Ponza Racconta quello che sono riuscito a ricostruire su una singolare pesca che il mio bisnonno, Damiano Tagliamonte, fece nelle acque di Zannone.
L’unica foto in nostro possesso ritrae Damiano, uomo buono, forzuto e collezionista di primati, che esibisce uno strano pesce. Purtroppo questo documento che è finalizzato ad immortalare più le persone che l’avvenimento, non dà elementi sufficienti per meglio individuare la probabile specie di appartenenza dell’animale.
Fortunatamente la curiosità dei bambini (di allora) e di un altro personaggio molto conosciuto a quei tempi, ci ha consentito di avere ulteriori elementi di indagine ed una descrizione molto più dettagliata.
Va detto, innanzitutto, che quella particolare pesca oltre a suscitare una naturale curiosità tra la gente del porto, vide la vivace reazione di alcuni vecchi marinai che, contestandone l’esibizione pubblica con un atteggiamento di “superstizioso pudore”, presagirono grossi guai per chi lo aveva pescato e per chi avesse guardato negli occhi quell’essere. La prassi da seguire, dettata dalla tradizione marinara relativa alle “strane pescate”, era chiara da tempi immemorabili: bisognava ributtare in mare tutto ciò che non trovava riscontro nell’esperienza.
Stiamo parlano degli anni che vanno tra il 1938 e il 1940 e già da allora il centro delle attività goliardiche, nonché di caccia e pesca sportiva, era la botteguccia artigiana di Francesco De Luca, più comunemente conosciuto con il nome di “Ciccillo ’i Maistà”. Dopo varie sevizie ed improbabili “appercantamiént’” (riti rievocativi delle forze del bene) di Marietta ’a Gaetana, finalmente l’animale fu affidato a Ciccillo affinché lo studiasse e desse il suo responso. Come c’era da aspettarselo, la ricognizione di Ciccillo non si limitò all’esplorazione esterna di quello strano essere, egli infatti, adagiatolo su un gradino di Via Scarpellini, sotto lo sguardo attento, schifato e preoccupato dei presenti (bambini in prima fila tra i quali Anna De Vito) lo sezionò accuratamente osservandone attentamente gli organi interni.
Premesso che quando l’animale fu issato in barca era ancora vivo e che respirava attraverso due pronunciate narici quasi a proboscide, dal sezionamento risultò dotato di un solo polmone e da un sistema di riproduzione simile ai delfini, ma bisessuale. Un incrocio formidabile tra delfino e squalo, considerato in particolar modo la pelle rasposa e la grossa e tagliente pinna dorsale. Portava anche due pronunciate pinne addominali.
Secondo il parere di Ciccillo, quell’animale lungo poco più di un metro e di circa 30 chili di peso, era un incrocio mai visto fra almeno tre specie marine: delfino, squalo e pescespada.
Ma la cosa che appariva piuttosto fuori dal normale per un animale marino, erano gli occhi molto simili a quelli di un cane.
Raccontava Cesare Tagliamonte, conosciuto con il nome di “Cesarettino”, a quel tempo marinaio di nonno Damiano, che quello strano essere, una volta issato a bordo, non si dimenava come di solito fanno i pesci, ma osservava loro due seguendoli con lo sguardo. Arrivati a terra, un altro pescatore (Domenico “scassa scoglio”), alla vista di quello strano pesce dal respiro pesante che lo osservava, preso da forte timore, lo uccise a martellate nonostante Damiano, intento ad ormeggiare il gozzo, gli intimasse di non toccarlo.
Occorre arrivare a metà degli anni sessanta, quando una paranza intenta alla pesca nelle acque di Zannone, recuperò un pesce simile a quello di nonno Damiano, ma con l’unica variante nel colore: era nero inchiostro. Alla vista di quella strana e “tranquilla” creatura, questa volta, seguendo la tradizione, i marinai lo ributtarono in mare per poi raccontare l’accaduto.
Qualche mese dopo, dalle pagine de La Domenica del Corriere, un articolo parlava di ritrovamenti simili lungo le coste calabresi.
Il nome che gli studiosi di biologia marina vollero dare a quell’animale, probabilmente colpiti dagli occhi, fu di “pesce uomo”.
Adriano Madonna
20 Ottobre 2014 at 06:39
Ho letto con interesse l’articolo di Sandro Romano “Quello strano pesce”, corredato della stessa fotografia che mi donò Ernesto Prudente. Ci sono, però, delle cose che non mi tornano, o, meglio, che mi incuriosiscono.
Vorrei chiedere, dunque, a Sandro Romano, la cortesia di dare maggiori informazioni quando dice “dal sezionamento risultò dotato di un solo polmone e di un sistema di riproduzione simile ai delfini, ma bisessuale”. Mi piacerebbe saperne di più.
Ringrazio Sandro Romano per la cortesia.
Saluti
Adriano Madonna
Alessandro Romano
20 Ottobre 2014 at 15:35
Caro Adriano,
ricostruire avvenimenti di oltre sessantanni fa seguendo esclusivamente la memoria orale ed una foto non è cosa semplice, soprattutto se, poi, c’è diluita una buona dose di superstizione e fantasia.
La bisessualità è stata da me dedotta dalla testimonianza di Cesarettino in una mia lontana intervista fattagli nel 1978, in merito alle “gesta” di nonno Damiano. Tra le varie disavventure, mi raccontò dello strano pesce di cui affermò: “era mascule e femmena comme nu purp”.
In merito ad un solo polmone, si ricorda che Ciccillo individuatone uno, continuava a dire: “e chillato polmone addo ‘u tene?”. Come disse il saggio: “Di più non so”.
Detto ciò, secondo te a che specie poteva appartenere? Oppure fa parte di quei casi di mostruosità marina che di tanto in tanto fa capolino nel mondo animale?
Grazie.
Alessandro Romano detto Sandro
Adriano Madonna
20 Ottobre 2014 at 22:33
Sandro Romano mi chiama in causa in merito allo “Strano pesce” del suo articolo, che ha polarizzato la mia attenzione anche perché è corredato, come ho già detto, della stessa foto che mi donò l’indimenticato Ernesto Prudente. Mi chiede, dunque, di quale specie potrebbe trattarsi.
A mio avviso, il pesce è Oxinotus centrina, comunemente chiamato “pesce porco” in ragione delle narici poste su una prominenza simile al muso di un maiale.
In quanto al polmone che è stato trovato al suo interno, credo che questo sia stato confuso con il fegato, che nei selaci è molto grosso, poiché, essendo anche leggero, fa da regolatore idrostatico del pesce, privo di vescica natatoria come tutti i condroitti (pesci cartilaginei, appunto squali e razze).
Oxinotus centrina è una specie ovovivipara (o vivipara aplacentata, come oggi si preferisce), quindi l’animale si riproduce mediante la produzione interna al corpo dell’animale di un uovo e qui le nozioni sommarie di anatomia comparata del sezionatore Ciccillo devono averlo tratto in inganno, poiché credo abbia confuso l’apparato riproduttore atto a “costruire un uovo” con sviluppo interno con il sistema degli animali vivipari placentati (appunto, il delfino o lo stesso essere umano, entrambi mammiferi).
Saluti a Sandro Romano e a tutti gli amici di Ponzaracconta.
Adriano Madonna
Alessandro Romano
20 Ottobre 2014 at 23:29
Chiarissimo: tutto torna. Grazie Adriano.