di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Panza d’Ischia, settembre.
Era un popolo tenace e forte quello dell’isola d’Ischia costituito da contadini e di pescatori.
Traeva dalla terra, da una terra fertile che bisognava domare contro la morfologia e la furia degli elementi, tutti i mezzi di sussistenza in una straordinaria “economia autarchica” ed era capace questo popolo, già numeroso nel Medio Evo e nel Rinascimento e sparso in una decina di micro-comunità nei 46 Kmq. dell’isola più grande dell’arcipelago napoletano il quale arrivava fino a Ponza distante 44 miglia, di fare anche commercio di questa produzione agricola imperniata sul vino con le altre isole-sorelle e soprattutto con il Continente.
Già nel XVIII secolo si producevano nell’isola 50mila botti di vino.
Ci pensavano i marinai a portare in tutto il Mediterraneo, perfino in Dalmazia, migliaia e migliaia di botti di vino tratto dai vitigni portati dai greci nell’antichità come il “Biancolella” ed il “Forastera”. Sapeva pescare anche, questo popolo, in un mare generoso e l’ischitano è stato antesignano di quella che oggi si chiamerebbe la “flessibilità lavorativa” era cioè capace di svolgere due lavori nello stesso tempo, aveva una “ doppia professionalità”. E sapeva fare commercio anche del pesce con la Grande Capitale, Napoli, ed il suo circondario, Pozzuoli.
C’è una produzione letteraria enorme sul popolo dell’ isola d’Ischia dei secoli passati di scrittori locali e stranieri che danno conferma ed illustrano con sempre più particolari la considerazione fondamentale di Giuseppe D’Ascia, il più grande storico ischitano del XIX secolo: “c’è il remo e la zappa in ogni famiglia dell’ isola d’Ischia”.
Questa economia agricola, che ha permesso alla popolazione locale di vivere e che già nel XVIII secolo arrivava a circa 24mila abitanti non è scomparsa. Il grande boom del turismo di massa che ha avuto la sua massima espansione negli anni ‘ 70 del ‘900 sembrava aver cancellato l’agricoltura, quella che con espressione felice l’ enologo Andrea D’Ambra chiama la “viticoltura eroica” perché il contadino ischitano saliva fino a 700 metri per “terrazzare” un terreno e sapeva lavorare la “pietra verde” che strappava alla roccia, ma la pressione dello sviluppo ha fatto in modo che l’economia turistica dell’ isola si qualificasse meglio, che l’offerta magica dei soggiorni “mare-terme-collina-clima” si arricchisse con l’aggiunta di “vino buono-prodotti tipici- cultura e colore locale”.
Così una associazione di volontari civili riuniti nella Pro Loco Panza, questa antichissima frazione del Comune di Forio indicata come “Pansa Vicus” già nel 1590 nella carta di Abramo Ortelio, che ha una popolazione attuale di circa 7 mila abitanti e dove sono localizzate circa 200 attività alberghiere per circa 1800 posti letto e con circa 100 attività commerciali, ha pensato 7 anni fa che occorresse far vedere ai turisti queste antiche e nuove cantine dove ancora oggi si produce il buon vino d’Ischia in modo che fosse noto che Ischia non ha perduto le sue tradizioni ma le conserva e le rinnova; che questo popolo di contadini e pescatori c’è ancora ed è tenace nelle nuove sfide dell’economia moderna come i suoi precursori; tenace anche nei confronti di un sistema istituzionale obsoleto perché l’isola è ancora divisa in sei Comuni che non hanno più senso.
– “Abbiamo pensato sette anni fa, con un gruppo di amici che vorrei ricordare – Bruno Seberic, Domenico Miragliuolo, Dante Castaldi, Luciano Trifogli, Mario Guarracino, Alessandro Impagliazzo, Francisco Polito ed il compianto Tommaso Ristoro che fu l’ anima di quel gruppo di fondatori – di costituire una associazione di volontariato civile, culturale, turistico, che in assenza delle azioni promozionali del Comune di Forio e dell’Azienda Pubblica per il Turismo, promuovesse il nostro territorio con la sua economia di ieri e di oggi.
Così abbiamo dato inizio alle attività della Pro Loco Panza” – mi dice Leonardo Polito, 52 anni, agente di commercio, Presidente della Pro Loco Panza che ha una bella sede nella centrale piazza San Leonardo.
Abbiamo circa 200 soci che costituiscono il nostro autofinanziamento ed abbiamo recuperato, con la passione soprattutto del nostro amico “capopopolo” Luigi D’ Abbundo, tre sentieri di straordinaria suggestione: quelli del Monte di Panza, di Baia Pelara e delle fumarole di Montecorvo, abbandonati da anni e che invece, recuperati, sono diventati una scoperta per i turisti che avvertono, attraversandoli, il ricordo degli antichi contadini che li percorrevano per attraversare da un capo all’altro la nostra isola. Oggi questi sentieri costituiscono parte fondamentale del patrimonio ambientale della frazione Panza” racconta Leonardo che mi illustra anche la più importante iniziativa per settembre: “Andar per Cantine”, giunta alla settima edizione.
– “E’ un itinerario storico e culturale alla scoperta delle antiche e delle nuove cantine dell’isola d’Ischia non solo quelle di Panza ma dell’ isola intera, fino a Campagnano sull’altro versante, con una degustazione dei prodotti tipici e con una visita guidata” – mi spiega aggiungendo che “tutto è organizzato per l’assistenza al turista con il pulmino e la guida ed abbiamo pensato anche alle serate di incontro con la musica ed il canto. L’ iniziativa è sostenuta finanziariamente soprattutto dagli sponsor privati senza i quali non si potrebbe realizzare .
La nostra associazione di volontari civili vuole dimostrare che occorre una unità di intenti di tutti gli interessati al movimento turistico ed alla difesa della comunità isolana per migliorare la nostra economia, fare sintesi tra la terra ed il mare, il vecchio ed il nuovo, e presentarlo al turista che resta sempre più affascinato dalle bellezze e dall’umanità della nostra isola. Lo scorso anno hanno visitato le cantine circa 3mila persone in soli tre giorni” – dice il Presidente Polito.
L’edizione di quest’anno di “Andar per Cantine” partirà il 14 settembre e durerà fino al 18 settembre. Sarà possibile per i turisti, ma solo su prenotazione, festeggiare la vendemmia il 16 settembre ai Giardini Arimei dove l’enologo Francesco Iacono li trasformerà con forbici e guanti in novelli contadini che a sera festeggeranno con “insalata con pomodorini e patate e coniglio alla cacciatora”.
Il 17 settembre ai Giardini Arimei alle 21 ci sarà il concerto finale con il soprano Antonella Navarra ed i tre tenori Walter Fernando Omaggio, Luca Luppoli e Nello Di Maio tutti del Real Teatro San Carlo di Napoli con l’orchestra diretta dal Maestro Maurizio Agostino.
Proprio dalla Pro Loco della frazione Panza arriva quindi l’esempio concreto per praticare una “politica turistica” unitaria per tutta l’ isola massimizzando tutti i segmenti – dalla cultura alle terme – poiché l’isola è ancora straordinariamente bella soprattutto al sole di settembre. Oggi come ieri.
Si può leggere ancora il “canto d’amore” di Lamartine scritto sulla collina della Sentinella nel 1820: “…sotto il cielo dove la vita o la felicità abbonda sopra queste rive che l’occhio si compiace di percorrere, noi abbiamo respirato quest’aria di un altro mondo!”.
Giuseppe Mazzella
13 Settembre 2014 at 12:12
E’ veramente impressionante come la tradizione sia penetrata in profondità nelle abitudini dei Ponzesi che, come tutti sappiamo, derivano da Campagnano d’Ischia da dove provengono le prime 52 famiglie che colonizzarono Ponza nel 1734 per volontà dei Borbone.
Un invito ai nostri esperti – Giovanni Conte, Mimma Califano e l’enologo e proprietario di vigne al Fieno, Emanuele Vittorio – a rilevare le specificità tra la coltivazione e la vinificazione di Ischia e quella di Ponza e come dalle radici comuni, in circa due secoli e mezzo, si sono instaurate e stabilizzate le differenze.
A tutti un brindisi augurale!