di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Forse quello che affascina di più dell’isola d’Ischia è la sua storia. Non la storia dei grandi uomini o dei ricchi “i cui nomi sono scolpiti sugli edifici” come dice Michael Ondaatje, che pure qui è interessantissima, ma la “storia comune” di quello che i francesi chiamano “le petit peuple” cioè il “popolo minuto”.
L’avv. Benedetto Migliaccio, erede di un’antica famiglia ischitana, appassionato storico e bibliografo, ha recuperato dopo 100 anni di abbandono la sua vigna Jesca che si trova nel Comune di Serrara-Fontana e che si estende per circa 14 ettari. L’ha chiamata la “vigna dei mille anni” perché ha mille anni di storia avendo ritrovato il primo documento nell’archivio notarile dove nel 1034 un notaio raccoglie la donazione della tenuta “Jesca” di tal Mellusi al convento dei Benedettini “per la redenzione dell’anima”.
“Qui sono stratificati mille anni di storia – dice – e le memorie degli antichi contadini analfabeti sono affidate ai terrazzamenti realizzati senza “parracine”, perché qui non c’è la “pietra verde” come a Forio, alle grotte scavate nel tufo ed al modo stesso di zappare la terra poiché la qualità del terreno ed il modo di coltivarlo rendono diversa la qualità delle uve e quindi del vino”.
Dopo 100 di abbandono la tenuta Jesca con la D’Ambra Vini di Andrea d’Ambra ha prodotto un rosso magnifico che è quello della “vigna dei mille anni” e quest’anno ci sarà domenica 14 settembre per la terza volta la “vendemmia d’autore” che trasformerà per un giorno avvocati, giornalisti,architetti insomma uomini e donne di penna e di sedia in contadini quasi a conferire un omaggio alla memoria di quelli che l’avv. Migliaccio chiama “eroi” perché hanno saputo dominare la natura che qui è impervia ma con un panorama indescrivibile che fa prendere al visitatore incantato l’isolotto di Sant’Angelo e l’isola di Capri nelle proprie braccia fermando il respiro.
“La vendemmia è una festa perché i vigneti restituiscono ad un manipolo di eroi i frutti di un impegno che non conosce pause nell’arco dell’anno” dice l’avv. Migliaccio.
Il grande archeologo Amedeo Maturi (1886-1963) rimase incantato dalla vendemmia ischitana passeggiando “lungo i sentieri che discendono dai castagneti di Barano, di Serrara e di Buonopane alle sabbie bollenti della marina dei Maroniti, all’incanto gemmato del promontorio di S. Angelo” e “su questo terreno sconvolto, franoso, bibulo, come una pomice, asciutto come un’esca, rosolato dal sole e dal vento marino, fatto tiepido dai bollori sotterranei, dal calore segreto che vi corre dentro come il sangue nelle arterie, alligna sovrana la vite”.
“Il vino è “l’acqua di Ischia” scrive Norman Douglas (1868-1952) nel suo straordinario libro “Isole d’Estate” raccontando di Ischia e raccomandando di gustare “il vino d’ogni grado di latitudine dell’isola, dal dorato torrente delle mille botti di Forio al pallido “ichor” color primula, nettare divino trasudato dalle uve nane della montagna”.
Quest’isola dell’uva c’è ancora con i suoi vigneti, le sue cantine e tutta la sua produzione tipica e si può visitare dal 14 al 18 settembre con la manifestazione “Andar per Cantine” organizzata dalla Pro Loco Panza che presentiamo in questo numero speciale.
Non solo rendiamo omaggio alla civiltà contadina ma presentiamo un antico segmento economico, sul quale gli ischitani hanno vissuto per secoli, diventato moderno con formidabili aziende vinicole ed integrato con tutti gli altri segmenti del turismo di Ischia da quello balneare a quello termale, da quello culturale a quello all’aria aperta per i giovani.
Quest’isola antica si rinnova sempre e chiede a tutti i visitatori di essere amata e conservata con cura e rispetto perché non basta una vita per conoscerla tutta.
In condivisione con: http://www.ischianews.com