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Venerdì, 4 luglio, alle ore 19.00, si è svolta nella sala parrocchiale della Chiesa della SS. Trinità, a Ponza, la presentazione del saggio “Il confino fascista. L’arma silenziosa del regime”.
Era presente l’autrice, Camilla Poesio, ricercatrice in Storia sociale europea dal medioevo all’età contemporanea presso l’Università di Venezia e alla Freie Universitat di Berlino.
La saletta si è riempita di un pubblico scelto, formato da ponzesi e non, che ha seguito con interesse quanto veniva esposto dai relatori ed ha partecipato calorosamente al dibattito.
Silverio Lamonica ha aperto i lavori tratteggiando le coordinate temporali della colonia confinaria di Ponza, soffermandosi su alcune figura di rilievo, come Mario Monti e Sandro Pertini, di cui ha raccontato qualche aneddoto che l’aveva visto coinvolto quando era ancora bambino.
Nel suo discorso ha rilevato che, al di là degli sguardi rivolti ai grandi personaggi, la nostra isola non ha manifestato finora grande interesse per la tematica del confino e che sarebbe ora di approfondire questo momento della nostra storia così carico di conseguenze per l’Italia, ma anche per i ponzesi se consideriamo i risvolti attinenti alla loro vita quotidiana e sociale.
Ha, inoltre, sottolineato che l’Associazione Ponzaracconta ed il Comitato Carlo Pisacane considerano la presentazione del saggio come uno dei passi verso il recupero, all’attenzione dei ponzesi, di quel periodo storico, come già era avvenuto con l’intervento specifico alla scuola C. Pisacane il 25 maggio scorso.
Già questo anno i giovanissimi della terza media hanno cominciato un percorso di conoscenza dei grandi nomi di confinati a Ponza e la loro ricerca si è esplicitata anche nella produzione di targhe di ceramica che saranno collocate agli ingressi delle case che li ospitarono.
E’ intervenuto, poi, Giuseppe Mazzella che, nel sottolineare l’importanza dell’incontro della serata, ha chiesto all’autrice del saggio se c’era una motivazione all’assenza di ricaduta delle elaborazioni intellettuali, morali e politiche dei grandi intelletti che sono stati a Ponza, e che fra loro si confrontavano e discutevano, sui ponzesi: – …Perché non hanno pensato ad una scuola?
Camilla Poesio ha iniziato il suo intervento parlando del fenomeno confinario come di un’arma preziosa per il regime nella lotta al dissenso interno. La definisce “silenziosa” per la sua particolare configurazione: il confino veniva comminato secondo un percorso che esulava dalle regole giuridiche e dalle leggi, non prevedendo nemmeno un reato, e costituiva un evento non soggetto a comunicazioni ufficiali. Solo chi era coinvolto e la sua famiglia sapeva cosa stava succedendo, pagando un enorme prezzo che non era costituito solo dall’assenza di libertà, ma anche dalla rottura di legami affettivi, dalla sofferenza dovuta a privazioni ed angherie, all’incertezza di un termine temporale per tornare a casa.
La ricercatrice ha illustrato le precarie e perniciose condizioni di vita dei confinati, il sovraffollamento dei cameroni in cui erano ammassati (solo ad alcuni era concesso di abitare fuori e sempre a proprie spese, quindi solo a persone ricche, mentre gran parte dei confinati erano persone di ceto medio-basso), richiamando quelli di Ponza che aveva visitato poco prima di giungere alla presentazione.
Il numero dei morti per “confino” non è un dato da poter ricostruire attraverso i documenti ufficiali, poiché spesso, i più debilitati fisicamente, venivano liberati in ultimo, giusto per morire a casa.
Le angherie dei militi, specie di alcuni personaggi più crudeli, come il famigerato Memmi che giunse a Ponza proprio agli inizi del periodo del confino, i loro abusi e le regole della colonia confinaria che erano affidate alla discrezionalità del direttore, erano elementi che rendevano le condizioni di vita dei confinati molto aleatorie.
Per le donne le condizioni erano ancora peggiori poiché il confino era stato pensato per gli uomini e non per loro e, oltre ad essere costrette ad affittare alloggi privati, non potevano giovarsi di un’assistenza medica femminile.
Dopo aver attraversato diversi altri aspetti del fenomeno confinario – rapporti con le famiglie, con gli abitanti del luogo, l’organizzazione interna ai gruppi, le difficoltà di comunicazione col mondo esterno – Camilla Poesio ha risposto alla domanda di Giuseppe Mazzella partendo dai dati della memorialistica sul confino. Gli ex- confinati hanno scritto molto subito dopo la guerra e, dopo un lungo periodo di silenzio, negli anni ’80, ma è chiaro che il loro ricordo non ama intrattenersi su quel periodo. Tornare sull’isola per impostare un discorso pedagogico non era nei loro orizzonti affettivi.
E’ ovvio che il loro interesse e le loro energie furono rivolti alla ricostruzione dell’Italia: le nuove leggi e in particolare la nuova costituzione avrebbe raggiunto, tutelato e fatto crescere tutti.
Diversi sono stati gli interventi del pubblico che hanno messo in evidenza non solo episodi riguardanti l’isola, ma anche alcuni aspetti relazionali fra confinati e isolani, i limiti e le libertà di movimento dei confinati, le motivazioni della chiusura della colonia confinaria, nonché i matrimoni dei confinati con le donne ponzesi.
Al termine dell’incontro, parecchi si sono soffermati a salutare cordialmente l’autrice, come se si avvertisse l’esigenza di prolungare le impressioni provate poco prima, quando i contenuti trattati nella serata hanno riportato a galla il ricordo dei racconti che le precedenti generazioni hanno lasciato.
E partire dal ricordo può aiutare a ritrovare la dimensione giusta per discutere del confino a Ponza con i ponzesi, uno strumento silenzioso del regime che con fragore ha dilaniato non poche famiglie isolane .
Forse, è proprio per questo che non si è voluto ricordare.
Rita Bosso
6 Luglio 2014 at 13:59
Ho avvertito, in occasione degli eventi sul confino a cui ho collaborato, un forte interesse per la tematica da parte dei ponzesi; ben venga perciò il libro di Camilla Poesio, che studia l’istituto del confino sotto il profilo normativo e nel contesto internazionale: il testo integra la bibliografia sul tema che, a mio avviso, non può prescindere dai numerosi scritti di Silverio Corvisieri, documentatissimi, originali, non necessariamente condivisibili dal primo all’ultimo rigo. Corvisieri è riuscito a far coesistere la descrizione del fenomeno nelle sue linee generali con la narrazione della vita sull’isola e delle vicende degli isolani: la Storia e le microstorie che si intersecano e si illuminano reciprocamente. E’ in questa direzione che procede anche l’attività di PonzaRacconta: dalla raccolta delle testimonianze dei congiunti dei confinati alla mappatura dei luoghi (Lettere dal Confino); dalla ricerca negli archivi locali (condotta da Gino Usai) alla trasmissione delle testimonianze agli alunni che, attraverso la produzione delle targhe, hanno compiuto il primo passo per appropriarsi di un segmento della storia della loro terra.