Ambiente e Natura

Ponza e la sua natura geologica. (6). Regimazione idraulica dell’area del tunnel romano di Chiaia di Luna

a cura della Redazione
Lo sbocco del Tunnel romano e l'angolo del piazzale sovrastante

.

Per gli articoli precedenti sul tema digita – natura geologica – nel riquadro CERCA NEL SITO, in Frontespizio

 

Quando nella seconda metà del settecento Winspeare e Carpi progettarono il porto di Ponza, decisero che tutte le acque piovane del bacino della Guardia, a partire dal versante degli Scotti-Dragonara ed a seguire verso ovest, confluissero nel tunnel romano di Chiaia di Luna e da qui a mare. Quindi genialmente disposero che le acque destinate ad uno scarico in mare a levante, attraverso un lungo canale, si riversassero in mare nel versante di ponente. Il loro obbiettivo era di tenere sgombro il porto dallo smaltimento delle acque e dalle sue eventuali conseguenze.

A questo scopo, dal lato del porto fu ideato e fatto costruire il Canalone della Dragonara o più semplicemente “il Canalone”, che a mezza costa ne segue l’arco e raccoglie tutte le acque piovane del versante est del Monte Guardia.

Porto Borbonico e Canalone

Fino a pochi anni fa – molti lo ricorderanno – il Canalone era in buona parte del suo percorso scoperto, solo dalla piazzetta della Dragonara a poco oltre l’hotel Luisa diventava sotterraneo (in quella zona c’è un discreto dislivello) per poi ritornare scoperto e gettarsi nel tunnel di Chiaia di Luna.
Il Canalone è tuttora funzionante, solo che ormai è totalmente coperto e non più ispezionabile: passa sotto la strada; solo nell’ultimissima parte, prima di entrare nel tunnel di Chiaia di Luna, lo si può notare allo scoperto e capire l’importanza della sua funzione.

Dalla Guardia altri due canaloni – questi naturali – scaricano l’acqua piovana (direttamente o indirettamente) nel tunnel romano di Chiaia di Luna: il canalone delle Carbonelle e il ‘u fuòss’ russ’ (adiacente all’Hotel).
Questa funzione di raccolta e smaltimento dell’acqua piovana da parte del tunnel di Chiaia, negli ultimi anni si è fortemente accentuata per effetto di due fattori: la mancata raccolta dell’acqua piovana sia per usi domestici che per uso agricolo e la maggior violenza e concentrazione delle piogge.

In queste condizioni, nel tunnel la massa d’acqua può arrivare fino ad un metro e mezzo di altezza.
La sua forza ha eroso buona parte dell’opus romano nella parte bassa del tunnel (3), mentre la restante parte trovandosi a non avere più l’appoggio è destinato in breve tempo a cadere e disfarsi.

Tunnel romano. Opus

Opus. Part.

Qualsiasi lavoro di restauro di questa antica opera, per evidenti motivi di sicurezza, richiede pertanto che innanzitutto che le acque vengano deviate dal tunnel, se si vuol ritornare ad usufruirne tranquillamente.

Da qui il progetto di ‘regimentare’ in modo diverso dall’attuale le acque di questa area.

La realizzazione dell’opera (quasi sicuramente) sarà sviluppata in due fasi.
Allo stato attuale il progetto dispone di un finanziamento di 1,4 – 1,5 milioni di euro, di cui 900mila a valere sul finanziamento complessivo dei 5,7 milioni più volte citato e circa altri 500/600mila da fondi europei. Con questo importo è previsto venga realizzata la prima parte dell’opera.
Una cifra analoga con medesime fonti di finanziamento sarà necessaria per completare tutto l’intervento.

Il progetto in sintesi.

Sviluppo progettuale

Sviluppo progettuale del tunnel di scarico delle acque (ci scusiamo per la pessima qualità della foto scattata durante la presentazione al Convegno). Vi sono delineati i due percorsi: più in altro (in giallo) quello del tunnel romano; sotto ad esso (in rosso), con partenza nello stesso punto e successiva divaricazione, il percorso del costruendo canale sotterraneo di scarico delle acque, che sboccherebbe alla sin dell’uscita del tunnel (guardando il mare)

Prima fase dell’opera. Le acque che arrivano dal Fosso Russo, dopo essere state ripulite dai detriti – in una vasca di decantazione –  andranno a confluire in una condotta che sarà scavata sul lato sinistro del tunnel (alla sua sinistra entrando da via Panoramica). In sostanza sotto la strada asfaltata.

La tranche distale della condotta sarà la prima ad essere messa in opera; partirà più o meno a metà della lunghezza totale del tunnel e scaricherà l’acqua raccolta sulla sin. della grotta di Franchino (guardando il mare): in sostanza là dove inizia la spiaggia.

Nella seconda fase (appena ci sarà la disponibilità dei finanziamenti e il relativo progetto sarà completato) si procederà con l’ulteriore parte di condotta sotterranea, dall’ingresso del tunnel e fino a raccordarsi con questa prima parte.
Anche la seconda tranche di condotta avrà una sua vasca di decantazione, talchè tutte le acque nella condotta entreranno prive di detriti. La condotta avrà un diametro di un metro e mezzo.

Sia questo progetto che l’altro per Cala Feola, hanno ancora bisogno di ulteriori prove tecniche prima che possano essere convocate le rispettive conferenze di servizi per la loro valutazione ed approvazione.  I tempi non sono al momento valutabili, anche se il Commissario Santoro si sta impegnando con tutta la sua autorità affinché siano i più brevi possibili.

Lo sbocco del Tunnel romano e l'angolo del piazzale sovrastante

La parte di roccia sovrastante lo sbocco del tunnel

Due vedute della parete rocciosa allo sbocco del tunnel romano; ad un ingrandimento maggiore (cliccare sulle foto) è visibile la rete metallica di imbracatura, in buone condizioni

Poiché siamo sull’argomento, avanziamo qualche considerazione sulla spiaggia tanto amata dai ponzesi e non solo.

Spiaggia di Chiaia di Luna dall'alto
La spiaggia di Chiaia di Luna come già accennato nel terzo di questa serie di articoli (leggi qui) non è neppure contemplata nell’elenco degli interventi affidati al Commissario straordinario, per i motivi a suo tempo esposti.
Né l’attuale amministrazione ha mai espresso l’intenzione di tentare una nuova sistemazione della falesia. L’unica eventualità che sembra venga presa in considerazione è il ripascimento (1) della spiaggia.
Secondo una recente versione, l’intervento di ripascimento dovrebbe essere affidato ad un privato a cui poi dare la spiaggia in concessione per un notevole numero di anni.

I geologi interpellati sulla validità di questo tipo di intervento, hanno espresso molte, molte perplessità.
Dall’esperienza maturata in altre località è sempre più chiaro che la natura non si fa dettare le leggi dall’uomo, ma è lei a dettarle (2). Tentare una barriera soffolta a Chiaia di Luna  richiederebbe innanzitutto studi ingenti: prove in vasca sulle correnti marine, moto ondoso, esposizione ai venti, etc., senza trascurare il costo notevole della realizzazione dell’opera stessa.

Alla fine, pur utilizzando tutte le dovute cautele resterebbe comunque un buon margine di rischio. Esempi recenti,  hanno evidenziato come questa tipologia di interventi, a fronte di un risultato positivo immediato,  dopo qualche anno  addirittura abbiano peggiorato la condizione iniziale.

Ci si può trovare nella condizione che il mare  porti via non solo la nuova spiaggia, ma anche quella preesistente. Nel caso specifico, ci si potrebbe trovare di fronte alla disastrosa situazione di mareggiate che vadano ad infrangersi direttamente sulla falesia, senza neppure quel minimo di freno costituito dall’attuale spiaggia.

Comunque nel tempo che si discute e che venga valutata l’eventualità di un progetto per il ripascimento della spiaggia, noi ci poniamo e poniamo delle domande: come è possibile che a fronte delle ingenti somme che la Regione ha speso per la messa in sicurezza della falesia, ad oggi persistano rischi tali da non consentire l’apertura della spiaggia?
Gli ultimi lavori non sono stati adeguati? Ci sono delle responsabilità?

Si sta facendo qualcosa per accertare la validità o meno dell’intervento?
Oppure la mancata apertura della spiaggia non è legata al rischio falesia ma ad altri fattori?
Quali? (non il tunnel, perché in attesa della sua sistemazione definitiva, nel recente passato era stato adottato l’escamotage della passerella estiva, che ha ben funzionato)

Ed ancora, si è fatto qualche tentativo di verifica su quali interventi ad oggi servirebbero per la sua riapertura?

Domande che non pretendono di essere esaustive di tutta la problematica, ma solo un grido di dolore per una spiaggia bellissima e fatta diventare impossibile! 

 Chiaia di Luna al tramonto copia

 

Note

(1) – Ripascimento sta per “nutrire nuovamente” ed è il fenomeno naturale di riporto lungo i fiumi, i laghi e le coste marine di quantità di sabbia per l’azione dello scorrere delle acque lungo i fiumi ed in mare per l’azione delle onde e delle correnti.
Negli ultimi anni il ripascimento costiero  ha assunto una grande importanza per la necessità del ripristino artificiale delle condizioni preesistenti o ideali di tratti sabbiosi marini per spiagge utilizzate a fini turistici.
Il ripascimenti può essere ottenuto o riportando in loco sabbie con le stesse caratteristiche da altri luoghi o ottenendo/contribuendo allo stesso risultato con l’ausilio di barriere di massi naturali o artificiali soffolti (sotto il livello dell’acqua), e/o con ‘pennelli’ e scogliere frangiflutti.

(2) – Per fare esempi pratici, la Regione Lazio nel periodo 1980-2007 ha finanziato con molte decine di milioni di euro una sessantina di opere costiere tra le quali alcune nella zona Fiumicino-Ostia-Focene; esse contemplavano il ripascimento del litorale con sabbie marine protetto da barriere soffolte e pennelli. I risultati sono stati disastrosi.

Lavori sul litorale di Ostia

In materia, sul web si trovano decine di articoli e documenti. Una buona sintesi delle esperienza compiute nel Lazio, si può leggere in questo dossier (2011) di Legambiente: Legambiente. Progetti antierosione nel Lazio

(3) –  Per una trattazione generale sulle modalità costruttive dei romani riguardo gallerie e tunnel, di Leonardo Lombardi su questo sito, leggi qui. Per altre informazioni sul tunnel romano di Chiaia di Luna, di Domenico Musco, leggi qui

.

[Ponza e la sua natura geologica. (6). Il tunnel romano di Chiaia di Luna. continua]

1 Comment

1 Comments

  1. Biagio Vitiello

    3 Luglio 2014 at 10:38

    Ho letto con vivo interesse l’articolo sul tunnel di Chiaia di Luna. Altrettanto interessante è stato consultare “Wikipedia” alla voce “ripascimento”.
    A Ponza vi sono due “correnti di pensiero”: imbrigliamento della falesia e ripascimento della spiaggia. La mia modesta opinione (di non addetto ai lavori) è che di definitivo non ci potrà essere nulla, e che i progetti sono entrambi dispendiosi.
    Sarebbe interessante sapere quanti milioni di euro si sono spesi complessivamente finora per la messa in sicurezza della falesia, per avere questi risultati..!

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top