Per le puntate precedenti digita – Progetto Museo – nel riquadro CERCA NEL SITO, in Frontespizio
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Prendendo spunto dalle analisi e dai confronti precedenti, abbiamo tracciato delle linee-guida che ovviamente possono essere ampliate:
Tipologia museale . La prima considerazione da fare è sulla natura e sulle sfere d’interesse di uno spazio museale. In un contesto come quello esposto, innanzitutto avvertiamo l’esigenza di uno spazio che sia sì espositivo, ma non statico. Di tutto c’è bisogno, infatti, tranne che di seppellire sotto una patina di polvere le conoscenze e le specificità del nostro passato; quella memoria che ci ha portato ad essere quello che siamo e che, se non resa viva ed attualizzata, rischia di scomparire, e con essa la comunità stessa.
Ed ecco così evidenziati due presupposti di partenza:
a) dinamismo espositivo
b) molteplicità d’interessi
Non abbiamo bisogno né di rinchiudere in una prigione quella storia di cui tutti avvertiamo la necessità di salvaguardia e divulgazione, né di creare uno spazio mono-tematico in cui approfondire un aspetto a scapito di altri. Non abbiamo bisogno, cioè, di un museo del mare, piuttosto che di un museo archeologico, o etno-antropologico, o naturalistico, e così discorrendo. O meglio, abbiamo bisogno di queste e di tante altre cose insieme, in questa fase.
Questa impostazione, tra l’altro, è perfettamente in linea con gli standard più attuali nel settore.
I musei, infatti, come concepito dalla legislazione dei più avanzati paesi europei, non sono solo luoghi in cui conservare e tutelare i beni storici e culturali, ma siti in cui valorizzare e rendere fruibili a più persone possibili detti beni.
In quali modi sviluppare tale progetto? Innanzitutto costruendo più dimensioni possibili:
◆ di spazio, prevedendo l’utilizzo di siti esterni al museo (esterni, ma che partono dal museo).
◆ di tempo, attraverso un percorso di più momenti della nostra storia che si sviluppano nelle varie sale.
◆ di visioni, attraverso l’utilizzo di più tecniche e materiali per la divulgazione e valorizzazione dei reperti.
◆ di raccordo, in quanto fulcro di tutte le evidenze archeologiche e borboniche attualmente in corso di valorizzazione, pure attraverso la formazione e l’azione di guide turistiche locali.
Lo spazio più idoneo per l’esposizione delle mostre permanenti è in linea di massima all’interno delle varie sale, mentre lo spazio centrale può essere utilizzato per le mostre temporanee e/o come sala convegni, proprio in nome della multi-dimensionalità e della maggior fruibilità.
Ipotesi di progetto.
Per passare dalla teoria al concreto, abbiamo brevemente tracciato un profilo possibile, tenendo presenti le potenzialità al momento rintracciate:
– Sala archeologica. Ne occorrerebbero almeno due:
a) sala esposizione reperti attualmente in possesso (anfore, manufatti, ancore, statue, ecc.);
b) sala virtuale con la ricostruzione computerizzata di siti rovinati o addirittura non più esistenti (in concerto con il progetto riguardante la “valorizzazione dei percorsi archeologici”, già finanziato ed in corso di realizzazione (1).
Sarebbe importante sviluppare la ricerca non solo relativamente all’età classica, di cui restano vestigia importanti, ma anche come stimolo per considerare anche altri periodi storici a partire dal neolitico e passando per le civiltà prima di Roma di cui finora poco o nulla è stato studiato.
– Sala del monachesimo. Non solo San Silverio. Non solo i primi martiri cristiani. Il monachesimo a Ponza Palmarola e Zannone ha rappresentato un vero e proprio tentativo di ‘stanzialità’, soprattutto in epoche in cui vivere a Ponza era un azzardo nel confuso e variegato scenario geopolitico del Mediterraneo. Può servire ad evidenziare come Ponza è stata nei secoli “un’isola contenitore”, per diverse aggregazioni in diversi periodi, con intervalli di completo abbandono. La popolazione attuale (con i relativi cognomi) è solo l’ultimo portato, conseguenza della colonizzazione voluta dal governo borbonico e attuata con famiglie provenienti da Ischia e Torre del Greco (rispettivamente nel 1734 e 1772)
– Casa ponzese dell’ottocento. Possibilmente all’esterno del museo. La sua collocazione ideale è in una abitazione “reale”, possibilmente in centro storico, dove riprodurre tipologie abitative d’epoca.
– Sala arti e mestieri. Da raccordare con l’eventuale “casa dell’ottocento”. Sala ampia in cui riproporre i più significativi esempi manifatturieri di attività economico-culturale della comunità ponzese storica. Da impreziosire con testimonianze storiche di altra natura (video-radio-interviste, foto storiche, quotidiani d’epoca, monografie, ecc.). Eventualmente prevedere tre aree tematiche espositive: ‘mare/pesca’ – ‘terra’ – ‘emigrazione’.
– Sala ‘Santa Lucia’. Già esistente. Da ottimizzare gli spazi a disposizione per aumentate esigenze espositive.
Sarebbe auspicabile inserire in questo spazio anche memorie relative al “Corriere di Ponza”, togliendo quella dolorosa vicenda dall’oblio [digitare “Corriere di Ponza” in CERCA NEL SITO].
– Sala ‘Confino’. Ambiente ideale la “sala del graffito”, unica testimonianza “murale” dell’utilizzo dei ‘Cameroni’ per confino politico durante il ventennio: in questa sala è infatti presente un disegno (una sorta di stemma) realizzato da un confinato, probabilmente slavo. Conservazione documenti cartacei; esposizione (murale o su pannelli centrali) dei documenti più significativi; informatizzazione dei dati; ricerca e possibilità di consultare il materiale conservato (video, sonori, immagini, arte, ecc.), inclusi i recenti approfondimenti apparsi sul sito [ricerca nel menu in alto a sin del sito.: “Storia” à “Confino”: a tutt’oggi circa 120 articoli!].
Ove possibile riproduzione di tali supporti a richiesta dei visitatori (uso studio, interesse personale, ecc.).
– Sala ‘Miniera’. Un capitolo importante e relativamente negletto del recente passato di Ponza di cui esistono prove documentali sparse, una quantità di foto, oggetti d’uso, che troverebbero nel ‘Museo’ la loro sede più appropriata.
– Sala ‘Arti visive’. Rassegna completa delle opere cinematografiche e documentaristiche realizzate a Ponza e/o su Ponza. Esposizione delle locandine originali. Conservazione di documenti cartacei (articoli di riviste, recensioni critiche, interviste, ecc.). Possibilità di visionare l’intera collezione (da supporto informatico a supporto visivo).
– Sala ‘Mondo sommerso’. Esposizione filmati ed immagini di esplorazioni subacquee di vario genere (natura, archeologia, relitti storici, ecc.).
– Archivio storico /Biblioteca. Da realizzare eventualmente in un sito alternativo (ma contiguo) al Museo; ove catalogare i documenti (per età storica, per sfera d’interesse) e successiva informatizzazione dei dati; conservare gli stessi in ambiente protetto (umidità e sicurezza). Eventuale trasposizione di documenti (temporanea o permanente) in ambito museale. Conservazione cartacea ed informatica di tutti i documenti che non trovano collocazione nelle altre sale.
Sarebbe da includere qui anche il materiale raccolto in tutta una vita da Ernesto Prudente che spesso aveva manifestato la volontà di donare i ‘suoi tesori’ a Ponza, a condizione che fossero messi in sicurezza e ben conservati.
Un passo evolutivo successivo sarebbe l’ingresso della Biblioteca del Museo nel sistema OPAC (2).
Seguiranno a breve (prossima e ultima puntata) gli altri punti del Progetto
Note
(1) – Questo progetto, in parte, risale al 2008. La dizione “in corso di realizzazione” significa che all’epoca c’erano due progetti:
a) itinerario archeologico;
b) itinerario storico; entrambi i progetti, dopo uno studio sulle evidenze presenti a Ponza, prevedevano la posa di targhe indicanti l’ubicazione di siti di rilevanza storica, dei pannelli didattici con informazioni sui suddetti siti, panchine e cestini portarifiuti.
Il tutto nasceva da un progetto finanziato con gara pubblica dal Comune di Ponza nel 2006, vinta dalla “Tethys” srl (società che spesso collaborava con la Sovraintendenza dei Beni Archeologici), mirante appunto alla rivalutazione del nostro patrimonio archeologico e storico. Di fatto, poi, quel progetto si realizzò solo in parte (i pannelli didattici sono quelli che si possono vedere in giro per l’isola, che indicano il murenaio, le varie cisterne romane, la villa romana, le necropoli, ecc.). Non ci è noto se il Comune abbia mai finito di pagare le commesse che ammontavano, per i due progetti, a circa 100.000 euro ciascuno.
(2) – OPAC è la sigla di Online Public Access Catalogue, ossia catalogo in linea accessibile pubblicamente.
Foto di copertina.
Un’immagine del museo subacqueo di Punta Cancun, che protegge la costa occidentale dell’Isla Mujeres in Messico, reso possibile grazie all’idea di Jaime Gonzales Cano (direttore del parco nazionale), di Roberto Diaz (presidente del museo sottomarino) e alle creazioni artistiche di Jason de Caires Taylor (2009)
[Il progetto Museo. (3) – Continua]