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Per quei locali non si è mai arrivati ad un utilizzo vero del bene, nel senso di un uso collettivo…
Evidentemente finora è mancata una visione d’insieme che tenesse conto delle forze che agiscono sul territorio. A Ponza continuiamo ad essere troppo individualisti: sia amministrazioni che associazioni culturali hanno sempre ritenuto prioritario l’utilizzo “ad personam”, piuttosto che sviluppare una visione d’insieme. Al punto che oggi, quello che dovrebbe essere destinato a Museo è diventata una “Sala polivalente”, come si legge all’ingresso.
Noi riteniamo piuttosto che uno spazio pubblico come i Cameroni, per assolvere al pieno la sua funzione, non solo debba valorizzare la cultura ponzese in tutte le sue espressioni, ma anche riuscire al contempo a coinvolgere tutti i ponzesi che avvertano la necessità di un impegno sociale più attivo. Se viene a mancare una di queste componenti, il postulato non regge.
La cronaca.
In effetti negli ultimi anni qualche passo in tale direzione è stato fatto.
La problematica del “Cosa fare?” nasce nel 2009, quando cioè i Cameroni vengono lasciati liberi dal Poliambulatorio. Ci furono allora degli incontri pubblici con tutte le associazioni e con esponenti della cultura locale. C’era una finalità chiara a monte di questi incontri.
Leggiamo infatti dal prospetto di una di queste riunioni: “Ponza è un’isola formata da diverse isole… sovrastrutture in cui abbiamo strutturato, atomizzato la nostra comunità. Infatti, incredibile a dirsi, risultano esserci una miriade di associazioni culturali, sociali, sportive, ludiche. Perché tante entità in un abitato così piccolo? …per l’esigenza quasi disperata di vita sociale in un contesto sempre più spersonalizzante, proiettati come siamo verso un modello di sviluppo turistico del tipo villaggio-vacanze in cui alternare stagioni di sfruttamento intensivo ad altre di spopolamento sempre più marcato… Ma altresì per l’incapacità cronica di riuscire ad essere collettività: riuscire cioè ad unire le ricchezze (in questo caso intellettuali)”.
Ed in questo contesto, a cosa potrebbe servire un’area come i Cameroni?
Semplice: a “provare sul campo” la scommessa di una rivoluzione culturale di enorme portata per Ponza: “…a creare un sito reale dove fare cultura, in tutte le forme possibili. E dove, come in una cittadella assediata, ricostruire se possibile quell’identità sociale e culturale evidentemente smarrita. Identità tra l’altro, necessaria pure all’industria turistica: non è una novità che, soprattutto in un periodo di forte recessione economica, l’offerta turistica debba essere di maggior spessore, più attenta all’ambito territoriale di riferimento, per potersi aprire a quelle nicchie di mercato di tendenza che meno risentono di tale crisi… quel turismo che privilegia il rapporto con il territorio, e a tutte le sue forme espressive…”.
In che modo? “Per realizzare tale obiettivo, la soluzione ottimale, se non l’unica possibile, è quella di una collaborazione piena tra le associazioni operanti…”.
Il tutto, attraverso un’ipotesi di struttura “aperta e dinamica”, vista anche l’ampiezza dello spazio disponibile (museo, corte, scuola media).
A questo punto la domanda è: sono maturi i tempi per un’operazione di questo tipo, per quel felice connubio cioè di “domanda-offerta” di cui parlavamo prima?
A nostro avviso la risposta è sì!
La stessa nascita e sviluppo del sito Ponza racconta ne è testimonianza. “Ponza racconta” è nato con l’obiettivo esplicito di aggregare, non solo fatti e cultura ponzese, ma anche e soprattutto persone. La trasposizione virtuale cioè, di quello spazio reale tanto necessario ai ponzesi.
E un’altra testimonianza è data proprio dal Bando del Commissario Prefettizio dott.ssa Iadicicco, di cui si è parlato nei giorni del suo mandato. Bando che ha offerto l’occasione per la creazione di una “associazione di scopo”, in cui quell’unità di intenti solo auspicata negli incontri del 2009 si è di fatto realizzata: ben nove (9!) associazioni operanti a vario titolo hanno manifestato infatti la volontà di consorziarsi con la finalità specifica di gestire in maniera organica l’area dei Cameroni:
– il Comitato Carlo Pisacane
– l’Associazione Domus nostra
– l’Associazione Cala Felci
– l’Associazione La compagnia di Trinchetto
– l’Associazione Polisportiva dilettantistica Ponza
– l’Associazione turistica Pro-loco
– l’Associazione Nuovo teatro ponzese
– il Centro Studi Internazionale con il progetto Ri-conoscere Ponza
– l’Associazione Pesca, mare, sport
Questo bando, come sanno bene gli addetti ai lavori, è rimasto lettera morta.
Ed è stato un peccato: non capita spesso a Ponza che ci sia una convergenza di obbiettivi tra gruppi diversi: a ben vedere in quel cartello erano presenti tutte le Associazioni Culturali presenti a Ponza: mancavamo soli noi di Ponza racconta (ma solo perché all’epoca non ancora nati), e ’A Priezza, che in quell’occasione non colse la portata storica dell’unire le forze preferendo la competizione fine a se stessa.
Il nostro auspicio è che un’amministrazione comunale avveduta sappia cogliere il valore di questa potenzialità inespressa così importante per lo sviluppo di una “identità ponzese” sempre più necessaria per la residenzialità e lo sviluppo di una comunità degna di tal nome.
Noi di Ponza racconta ci siamo e ci saremo.
Immagini dell’articolo: dal museo subacqueo – Cancun Underwater Museum – di Punta Cancun che protegge la costa occidentale dell’Isla Mujeres in Messico, reso possibile grazie all’idea di Jaime Gonzales Cano (direttore del parco nazionale), di Roberto Diaz (presidente del museo sottomarino) e alle creazioni artistiche di Jason de Caires Taylor (2009).
[Il Progetto Museo. (2) – Continua]
vincenzo
26 Giugno 2014 at 09:06
Io ho parlato da sempre di necessità – per la sopravvivenza della residenza per tutto l’anno sull’isola – del fondamentale raccordo dell’azione culturale e delle associazioni locali. Nei miei tanti articoli, questo passaggio viene sottolineato con pressante continuità.
Sapevo ovviamente dell’operazione fatta da alcune associazioni di trovare soluzioni di coordinamento tra loro; si parlava di costruire un contenitore che se non sbaglio era denominato “Cultura in cammino”. Ho saputo della defezione della Priezza, ma non capisco perché le altre associazioni non si siano realmente consorziate e abbiano così proseguito il loro percorso in modo individualistico e a volte concorrenziale.
Infatti le mie interviste alle associazioni, avevano anche lo scopo di capire e di far capire che da soli non si fa il gioco della salvaguardia della tradizione e cultura della comunità isolana ma si viene strumentalizzati e addirittura si finisce di diventare un prodotto essenzialmente commerciale, ricreativo per cui transitorio.
La Priezza oltre a rispondere alle domande nella mia intervista ci ha tenuto a presentarmi il suo progetto di gestione del Museo che io in varie occasioni e in vari siti ho tentato di pubblicizzare e soprattutto presentare in un altra forma alla amministrazione comunale.
Sono stato per questo redarguito bonariamente da Polina che mi ha detto che anche loro (quel coordinamento di associazioni di cui parla l’articolo), avevano presentato un loro progetto di gestione del museo.
A questo punto annunciamo al Sindaco Vigorelli che ci sono due progetti di gestione del Museo e da questo articolo si evidenzia che c’è una volontà delle associazioni, la Priezza in modo autonomo, di trovare una sintesi organizzativa per collaborare con l’amministrazione per far vivere l’isola nelle quattro stagioni.
Se fossi un amministratore non mi farei scappare una tale potenzialità isolana e troverei il modo di mettere in MOVIMENTO queste risorse nell’interesse di un vero cambiamento culturale.
Enzo Di Giovanni
26 Giugno 2014 at 10:03
Solo una precisazione. Quel consorzio si realizzò: ed infatti partecipò al bando proposto dalla Commissaria. Semplicemente, poiché era una associazione di scopo, legata cioè ad un obiettivo ben preciso, non essendosi verificato tale obiettivo (e cioè l’applicazione di quel bando), tale consorzio è rimasto, come è logico che sia, inattivo.
Insomma, per fare un esempio concreto e a noi vicino, è come se al consorzio che attualmente garantisce i collegamenti marittimi non fosse stato dato modo di attuare il servizio: è logico che le varie compagnie avrebbero continuato le proprie attività nel proprio ambito separatamente.
vincenzo
26 Giugno 2014 at 10:26
A questo punto sarebbe interessante conoscere le proposte alternative di gestione del Museo presentate e protocollate al Comune dal Consorzio Culturale e dalla Priezza, per creare opinione pubblica sulla validità delle due proposte.
La Redazione
26 Giugno 2014 at 11:27
Ci stupiamo della tua scarsa attenzione, Vincenzo.
Dovresti aver capito dalla lettura e dalle tue interviste che la differenza sostanziale non è nelle proposte, che sono sostanzialmente sovrapponibili e del resto frutto di incontri a cui parteciparono tutte le associazioni (…’A Priezza inclusa!), ma nella proposta di gestione: collettiva in un caso, esclusiva nell’altro.
Comunque, un pizzico di pazienza. A breve uscirà il seguito con le nostre considerazioni finali che sono legate non alla “competizione” che francamente ci interessa poco, ma all’obbiettivo, questo sì significativo.
vincenzo
26 Giugno 2014 at 21:03
Sono io che mi stupisco ancora una volta della vostra/tua (Sandro) volontà di continuare a fare inutile ironia, io nel commento parlo di conoscere “le proposte alternative di gestione del Museo presentate e protocollate” tu/voi mi ribadite che “la differenza sostanziale non è nelle proposte, che sono sostanzialmente sovrapponibili e del resto frutto di incontri a cui parteciparono tutte le associazioni (…’A Priezza inclusa!), ma nella proposta di gestione: collettiva in un caso, esclusiva nell’altro”.
Diciamo entrambi che bisogna conoscere le proposte di gestione che a mio avviso non sono diverse solo nel fatto di esser una collettiva e l’altra esclusiva ma sicuramente saranno valutabile per i contenuti e le idee di gestione del museo.
Ripeto, io non scrivo per fare polemica o ironia, io rispetto gli interlocutori che hanno un nome e una faccia e con questi cerco un confronto ma molto spesso questo confronto è truccato o evaso; io non sono uno che ha una associazione e quindi non sto nel gioco, non voglio competizioni, io scrivo per promuovere la cooperazione ma se questa non si vuole io promuove le buone iniziative al di là dei soggetti promotori sempre che vadano nella direzione della salvaguardia della residenza invernale.
Sandro Russo
26 Giugno 2014 at 21:17
Vincenzo, sbagli continuamente bersaglio, o forse non sai come funziona una Redazione. E’ la seconda volta che ti rivolgi a me personalmente (per Frontone o e per il Museo): argomenti che hanno ciascuno il proprio referente (chiamiamolo esperto o curatore), che non sono io.
Io faccio il lavoro finale di inserire il commento dopo che è stato portato a conoscenza della Redazione (o di molti dei suoi membri).
Il tempuscolo del trasferimento del commento sul sito – dal mio nome a quello della Redazione – passa di solito inosservato, ma non a te! Complimenti! …Ma sei continuamente connesso?
a priezza
27 Giugno 2014 at 06:11
“Viecchie e furastiere ‘a contene comme vonne”. E’ questo il commento che si sente di scrivere ‘A Priezza. Abbiamo l’onestà morale di tacere e di non voler commentare talune idiozie scritte: “’A Priezza, che in quell’occasione non colse la portata storica dell’unire le forze preferendo la competizione fine a se stessa”. Adesso non c’è il tempo per poter discutere ma quando la stagione sarà più fresca, un sano confronto dialettico sarà necessario… sempre che sull’isola rimanga qualcuno con cui discutere… e sempre che i tenutari della storia e della cultura ponzese si abbassino al confronto.
Rita Bosso
27 Giugno 2014 at 08:13
E’ ciò che ho chiesto ad Assunta Scarpati due mesi fa: un sano confronto dialettico sul tema, che evidentemente sta a cuore a tutti coloro che cercano di fare cultura a Ponza. Assunta rispose che si sarebbe consultata con gli altri membri del gruppo e avrebbe dato una risposta.
Nel corso degli incontri con gli artisti partecipanti allo Stracquo, avevo chiesto loro quali possibilità vedessero per l’ambiente che in quel momento li stava ospitando. Mi sarebbe piaciuto sviluppare il tema con i ponzesi che operano in ambito culturale. Tutto qui.
Luisa Guarino
27 Giugno 2014 at 16:08
Cara Priezza e cara Assunta, forse volevate intendere ‘depositari’ e invece avete scritto ‘tenutari’ (… della storia e della cultura ponzese), che ha tutto un altro significato, piuttosto dispregiativo. In quanto a dubitare che i suddetti ‘tenutari’ (saremmo noi di Ponzaracconta?!) ‘si abbassino al confronto’, non mi sembra il caso di continuare a innescare polemiche sterili e gratuite. Ponza e i ponzesi hanno bisogno di coesione e sinergie, non di chiacchiere e veleni.
La Redazione
27 Giugno 2014 at 18:44
Veramente aggettivare uno scritto come “idiozia” è già un commento… Cosa poi ci possa essere di idiota nel riportare un fatto – non una opinione! – non è dato sapere (per chi eventualmente non ne fosse a conoscenza, ci furono svariati incontri al termine dei quali la Priezza decise, del tutto legittimamente, di non unire le proprie forze a quelle degli altri in un ipotetico tentativo di gestione unitaria dell’altrettanto ipotetico museo).
E comunque, per quanto ci riguarda, il discorso termina qua. Parafrasando il vecchio sempre valido adagio confuciano del dito e della luna, infatti, ricordiamo quanto abbiamo manifestato appena poche righe più su:” francamente non ci interessa la competizione, ma l’obiettivo”.
E’ questo, infatti, come sempre, il confronto “a cui si abbassano i tenutari della storia e della cultura ponzese”. Con buona pace dei simpatici provocatori di professione che frequentano il nostro sito e che a quanto pare a volte riescono a fare accoliti. Per cui accogliamo serenamente l’invito per la stagione più fresca, senza alcuna chiusura o posizione preconcetta. E con questo la polemica, almeno da parte nostra, è chiusa.