di Rosanna Conte
Il ponzese che il 20 giugno non si trova a Ponza, cerca di festeggiare la giornata secondo le disponibilità del luogo.
I devoti praticanti, sparpagliati per il mondo, quelli senza compaesani, partecipano alla messa vespertina nella propria chiesa mescolati agli altri fedeli, col pensiero rivolto al santo, ma con una stretta al cuore che acuisce il senso della loro solitudine .
Se fanno parte di una piccola comunità in un contesto estraneo, si ritrovano, invece, con gioia e innalzano la loro preghiera in maniera corale. Quel giorno la chiesa è più affollata del solito, e si nota maggiormente se è giorno feriale, ma gli altri non sanno il perché e non sanno nemmeno che i volti sorridenti che incrociano sono espressione del radicato sentimento di amore che lega quelle persone a S. Silverio e alla loro terra lontana..
Poi ci sono quelli che hanno mantenuto ed ampliato la loro comunità proprio intorno al santo, giungendo ad avere una sua statua posta su un altarino all’interno della chiesa o, addirittura, una cappella tutta dedicata al Santo.
Sono felici perché sentono di aver fatto quanto più possibile per ricordare e mantenere vive la proprie radici culturali e religiose e controllano che quel giorno, per quanto non possa essere considerato festivo, sia riconoscibile dall’addobbo dell’altare del Santo e dalla partecipazione in massa dei ponzesi locali alla messa.
I ponzesi del Bronx hanno sempre fatto molto per avere una festa con i fiocchi, anche la statua con la barca e la processione con la banda, ma oggi si sono sparpagliati un po’ dovunque ed i loro festeggiamenti hanno perso il mordente.
Commemorazione della Festa di S. Silverio nella 151ma strada nel Bronx New York (del 2007)
Comunque, anche per chi può festeggiare con tutti i crismi, c’è un po’ di rammarico perché non potrebbe mai arrivare alla solennità con cui si festeggia a Ponza e, per chi ha vissuto la festa ponzese, il ricordo fa spuntare una lacrima di nostalgia.
Chiesa di S. Francesco di Paola a Cagliari e (sotto) interno della Chiesa
Sergio Mazzella, da Cagliari, ci ha scritto questa mattina, riferendosi alla festa di ieri:
“Come ogni anno i superstiti “ponzesi” di seconda o terza generazione (eravamo in quattordici!) assistono ad una semplice messa nella chiesa di San Francesco da Paola di Cagliari, dove da prima della seconda guerra mondiale (l’attuale statua è una seconda edizione) si trova una statua del Santo adorato dai Ponzesi di tutto il mondo!
Nel mandarvi l’immaginetta distribuita in Chiesa, aggiungo una vecchia foto nella quale il gran corteo col Santo percorre il tratto della spiaggia di S. Antonio”.
L’immaginetta con la supplica, sempre la stessa, e la foto della processione per l’antica S. Antonio, sono conservate da Sergio non come cimeli, ma come simboli vitali delle proprie radici che, nonostante il passaggio di tre generazioni, alimentano il legame con la terra di origine degli antenati.
Vecchia foto di una processione a S. Antonio. Per un commento dettagliato della foto, leggi qui
A Napoli, nel centro storico, mi è capitato di vedere una piccola cappella con la statua di S. Silverio, nel cortile di un palazzo: ogni volta che passavo da quelle parti, facevo una piccola deviazione per vedere se la cappellina continuava ad essere curata, ripulita e chiusa a chiave. Ultimamente, e mancavo da più di dieci anni, non l’ho più trovata: è stata abbattuta.
Si sono interrotti i legami con la devozione al Santo e l’amore per Ponza: chissà quale ne è stato il motivo. Non c’è mai stato un portiere lì, né mi è mai capitato di incrociare un inquilino per chiedere informazioni.
Quel giorno me ne sono andata triste e delusa: in quel vicoletto, dove c’è la chiesa del Gesù Vecchio, avevo perso un punto di riferimento della mia affettività.