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Il processo di frammentazione del magma è ovviamente molto efficiente nelle prime fasi di estrusione. Mano a mano che l’ammasso di ialoclastite aumenta di spessore e raggiunge proporzioni importanti diviene un involucro protettivo nei confronti dell’ulteriore magma in fuoriuscita.
Il magma allora può raffreddare più lentamente, si frantuma meno e nella massa ialoclastitica si conservano dei frammenti del magma raffreddati come lava vetrosa che prende il nome di ossidiana.
Lungo la falesia della famosissima spiaggia di Chiaia di Luna, ma anche in quelle del Frontone e a Cala di Inferno, si possono osservare varie facies ialoclastiche che mostrano diversi gradi di velocità di raffreddamento.
Le facies (1) ialoclastiche infine riescono ad isolare i condotti di alimentazione del magma che qui si raffredda come lava. Questi sono i dicchi (2), grosse fratture verticali che tendono ad allargarsi verso l’alto e che sono appunto fatti di lava.
Ponza, il Core (foto di Silverio Mazzella)
Questi grossi dicchi attraversano le facies ialoclastiche bianche e spesso emergono dalle falesie perché la lava è molto più resistente all’erosione rispetto alla ialoclastite.
Il contrasto di colore delle pareti di ialoclastite bianca tagliata dai dicchi neri, è il fascino principale delle coste di Ponza e Palamarola e anche il rischio principale per i bagnanti. Infatti l’erosione, intaccando la ialoclastite ai margini dei dicchi alla fine toglie a loro il sostegno e grossi pezzi di lava possono staccarsi dalle falesie e crollare sulle spiagge.
I dicchi rappresentano sia i condotti di alimentazione principale dei domi, sia le fratture riempite di lava all’interno dei domi stessi.
Sono stati individuati almeno tre domi principali nell’isola di Ponza: il più grande e meglio conservato ha il proprio centro a Monte Pagliaro.
Al domo di Monte Pagliaro appartengono tutti i dicchi visibili lungo le falesie di Chiaia di luna, del Frontone, del Porto e anche lungo la strada intorno al paese di Ponza.
Un altro domo, anzi due domi coalescenti tra loro avevano un centro in mare subito al largo della costa di Cala dell’Acqua.
A questi due domi fanno riferimento i dicchi visibili a Cala Feola, Cala dell’Acqua, Cala d’Inferno e Cala del Core.
Infine un terzo domo si riconosce nella parte più settentrionale dell’isola di Ponza, in corrispondenza di Piano d’Incenso. Questo domo è diverso dagli altri appena descritti
La crescita del domo è avvenuta in realtà al di sotto della superficie terrestre. Il magma spingendo ha poi innalzato la copertura delle rocce più superficiali fino a riuscire ad emergere, ma già in uno stato più o meno lavico. A Piana d’Incenso infatti non si trova la ialoclastite fine bianca, ma una lava fortemente brecciata in cui spesso si riconoscono strutture di flusso. Anche la superficie piatta dell’area è dovuta a questo processo.
La facies di lava brecciata che si osserva a Piano d’Incenso è molto simile a quella che costituisce l’intera isola di Zannone.
Un discorso a parte merita la zona più meridionale dell’isola di Ponza, dove si trova il Monte Guardia:
Monte Guardia, nella zona prospiciente il Faro della Guardia. Sotto: particolare dell’immagine soprastante
Ponza. I contrafforti del Faraglione della Guardia
Infatti questa parte dell’isola è diversa da un punto di vista geologico dal resto dell’isola ed è anche più giovane.
Monte Guardia, infatti è una gigantesca colata di lava trachitica emessa circa un milione di anni fa a conclusione dell’attività di un domo, questa volta emesso in ambiente subaereo.
Geologia sottomarina delle Ponziane, in due diapositive presentate al Convegno dei Geologi del Lazio del 22 -24 maggio u.s. – leggi qui – dove le isole appaiono come le parti emergenti di enormi montagne sottomarine (cliccare sulle immagini per ingrandirle)
Dunque la parte meridionale dell’isola di Ponza si è formata quando l’isola era ormai emersa e la fase dei domi sottomarini creati dal magma acido si era già conclusa.
Le prime fasi eruttive del domo di Monte La Guardia si sono verificate quando l’isola doveva più o meno essere ancora a pelo dell’acqua ed infatti l’acqua del mare ebbe più volte accesso al condotto producendo violente eruzioni idromagmatiche i cui depositi sono visibili lungo le falesie degli Scotti.
Questa fase vulcanica di Ponza si collega con quella che ha originato poco a sud anche le isole di Ventotene e Santo Stefano.
Ventotene è quel che resta di un grande vulcano, in parte collassato in mare. Non si conosce l’età esatta del vulcano ma è probabilmente stato attivo insieme al domo di Monte La Guardia di Ponza e la sua attività è proseguita fino a circa 400-300.000 anni fa.
L’attività di Ventotene è stata essenzialmente esplosiva anche se non mancano le colate di lava.
Un ultimo dato interessante che merita attenzione è la bella superficie di terrazzamento marino ben visibile in cima alla falesia di Chiaia di Luna. Questa superficie testimonia il livello del mare circa 90.000 anni fa.
Note
(1) Il termine facies, dal latino facies, faciei (aspetto, apparenza), descrive l’associazione di alcune caratteristiche fisiche, chimiche e o biologiche che permettono di differenziare e quindi distinguere un corpo roccioso da un altro. [da Wikipedia]
(2) Un dicco è un corpo roccioso, costituito da un’intrusione di origine ignea, generalmente ad andamento prossimo al verticale, in una fessura tra gli strati di rocce sedimentarie; successive deformazioni tettoniche possono orientare diversamente il dicco [sintetizzato da Wikipedia].
Palmarola. Le rocce de La Cattedrale
Breve sintesi della geologia dell’isola, ricavato dal podcast – della durata di 14 min. – realizzato nell’agosto del 2013 dal Professor Guido Giordano, del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma Tre per l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia):
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(premere “ascolta” sulla barra dei comandi grigio scuro che compare al link indicato)
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[Ponza e la sua natura geologica (2) – Continua]