Ho passato un po’ di anni a organizzare eventi, a gestire gemellaggi o iniziative che permettessero di fa conoscere realtà e abitudini di altri luoghi e di altra gente.
Mi sono quasi sempre divertito – oltre che impegnato – e devo dire che di buoni risultati se ne sono raggiunti.
Questo nei posti dove ho vissuto e dove vivo attualmente.
Un paio di mesi fa, incontrando i ragazzi del Filangieri che erano venuti a Milano alla Bit, dopo aver passato in compagnia qualche ora a ragionare della nostra isola, ho detto loro che io mi porto dietro una specie di senso di colpa per le cose che ho fatto altrove e per il poco che ho fatto per la mia gente.
L’altra sera intorno ad un tavolo di un ristorante a di Le Forna, chiacchierando con amici facevo una considerazione: il coraggio ci vuole per rimanere a Ponza, non per partire.
Quelli come me che comunque sono partiti dovrebbero avere almeno il buon senso di “riportare” a casa un poco di quel tanto che hanno imparato andando fuori Ponza.
Tutta questa premessa per dire che sono proprio contento di questi giorni passati a Ponza in compagnia degli amici di Aglientu, di Trinità e di Santa Teresa di Gallura.Abbiamo raccontato in tante occasioni delle ragioni del gemellaggio e quindi non aggiungiamo altro.
Mi piace però raccontare l’aria che si è respirata tra domenica 8 e martedì 10 giugno sulla nostra isola.
Siamo stati molto felici nel vederli arrivare a casa nostra; noi che siamo stati di casa, da loro, per tanti e tanti anni nel secolo passato.
Li abbiamo accompagnati a visitare gli angoli più belli sia in pullman che in barca.
Abbiamo narrato loro, attraverso le parole di Gino Usai e di Franco de Luca, la storia di quanti hanno lasciato Ponza per andare a cercare fortuna altrove e abbiamo aperto le porte delle nostre case perchè questo nostro ospitarli avesse il valore più alto: “sentitevi a casa vostra così come noi l’abbiamo sentito tanto tempo fa e pochi mesi fa”.
E’ stata un’emozione molto forte vedere così tanta gente nel cortile di casa mia, dove ha vissuto tutta la sua vita mio padre.
Lui che ha sempre creduto nel legame tra i pescatori di Ponza e la gente della Sardegna sarebbe stato felice e orgoglioso di quello che abbiamo combinato quel pomeriggio sopra Cala Fonte, a casa sua.
Abbiamo scelto quel posto per donare ai nostri ospiti il primo numero dei “Quaderni di Ponza Racconta” dedicato al rapporto tra i pastori della Gallura e i pescatori di Ponza.
In quella casa si è custodita la memoria di quella storia; Ponza Racconta custodirà la memoria della nostra isola.
Ci sono stati i momenti ufficiali e i momenti grande commozione.
Raffaele Vitiello, marito di Anna del “Punta Incenso” ha potuto riabbracciare dopo quasi 60 anni Cecilia Lutzu, la “bambina di Vignola” di cui abbiamo parlato nell’ottobre scorso (leggi qui).
Una signora di Santa Teresa, figlia di ponzesi della famiglia Aprea che non era mai stata a Ponza, ha approfittato di questo momento per ritornare nella terra di origine della sua famiglia.
Ma questo è solo una parte: abbiamo fatto le ore piccole a ragionare sul modo migliore per continuare a rafforzare questo ponte che si è ricreato tra noi ponzesi e i sardi che ci sono venuti a trovare.
Certe cose sono possibili solo se ci si capisce “a pelle”. Quanti gemellaggi rimangono solo sulla carta perchè dopo i primi incontri non si ha granchè da dirsi?
Ponza e la Gallura hanno tanto in comune: i loro abitanti sono figli di mondi diversi che hanno parlato la stessa lingua più di un secolo fa.
Oggi quella lingua l’abbiamo riscoperta.
Grazie al mio amico Quinto Zizi, il dinamico presidente della Pro loco di Aglientu, ai sindaci di Aglientu e Trinità, a presidente della Pro loco di Trinità e ai tanti che si sono impegnati.
Un grazie alla mia famiglia e alla gente di Cala Caparra che hanno letteralmente abbracciato domenica 8 giugno i nostri amici sardi.
Un grazie a Emilio Aprea, alla Pro loco di Ponza, ai suoi volontari che si sono spesi fino all’ultima goccia di sudore e alle tante attività commerciali che hanno dato il loro contributo.
…E per quanto mi riguarda sono partito da Ponza con qualche senso di colpa in meno.