di Rita Bosso
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C’è tutta Carmen, nei quadri di Carmen Argiero: la ricchezza delle concrezioni, il calore delle tinte pastello, la luminosità e, nota dominante, la leggerezza. Servono ad equilibrare i colori – o l’assenza di colore – di questa vecchia foto:
Carmen Argiero è arrivata a Ponza nel 1949, insieme alla sorella, ed è rimasta sino al 1963; salernitana, orfana di padre, fu affidata alle suore che, appena dopo la guerra, avevano istituito un orfanatrofio nell’edificio che oggi è adibito ad alloggio per la guardia di finanza.
Carmen ha avuto una vita piena ed appagante; appena le è stato possibile, è tornata a Ponza per ritrovare le persone e i luoghi della sua infanzia, della quale ha un ricordo felice. Oggi, pensionata, gira il mondo ricercando, in ogni angolo, qualche riferimento al paese in cui ha trascorso i primi anni di vita; è andata in televisione per lanciare un appello alle ex orfanelle e ritrovarle; torna a Ponza per la festa patronale portando gli amici brianzoli; va in crociera con l’amica d’infanzia e i rispettivi mariti; va –andava- ad abbracciare Romilda Tricoli, la maestra di ricamo ormai centenaria; dipinge quadri che parlano di mare e li dona al museo di Ponza; riannoda i fili con un passato che i luoghi comuni vorrebbero triste ed incolore e per lei è invece ricco, luminoso e prezioso, perché è il suo passato.
Evidentemente, questo scoglio non è la dimora di Circe: è Circe stessa. Evidentemente, Carmen non vede scura roccia vulcanica, ma smeraldi e perle.
Già lo scorso anno Carmen aveva realizzato quadri con i prodotti di stracquo, donati al Comune di Ponza. Se lo scopo dell’arte è suscitare emozioni, ci è riuscita in pieno, come testimoniano i versi che un visitatore ha scritto dopo aver visto le sue opere:
Metti una sera a Ponza.
Fermo d’innanzi a un quadro, con l’Artista
che accanto, a stento, tace …
Non sa se il mio interesse sia mestiere,
o venga su dal cuore
con l’occhio innamorato dei dettagli,
tutti a cantar dell’Uomo e del suo Mare.
Mani indurite son, di pescatore,
di sale e pane e di fatica tanta.
Ha per pelle brandelli d’una rete.
E i sogni di bambino suoi … chissà?
Chissà se un dì lontano partì a sera
lasciando la sua donna ad aspettare..?
Un altro quadro dice tante cose
tornate a riva, un’onda appresso all’altra,
ma di quell’Uomo, non una parola.
Tutto è lasciato, tutto, a una preghiera.
A San Silverio. Lui soltanto sa…
(Brandelli d’una rete, di Pietro Maroncelli)
Immagine di copertina : Carmen Argiero con la sua maestra di ricamo Romilda Tricoli