Si conclude l’intervista in tre puntate di Vincenzo a Franco Ferraiuolo.
l. R.
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D. Il tuo collega di minoranza Sergio D’Arco ha detto che la giunta come si è costituita parte civile contro gli ex amministratori sotto processo doveva farlo nella causa che vede il Sindaco e il vice Sindaco attuali sotto processo nelle note vicende che coinvolgono la SEP. Tu che pensi di tutta questa vicenda?
R. La Costituzione prescrive che la pubblica amministrazione nella sua attività debba conformarsi ad alcuni principi tra cui quelli dell’imparzialità e della giustizia. Anche il Comune di Ponza quando esprime i suoi atti è tenuto a sottostare ai suddetti principi. Pertanto, se la giunta comunale ha ritenuto, nella sua autonoma valutazione, di far costituire il Comune parte civile nel procedimento penale a carico degli ex amministratori in quanto il loro comportamento avrebbe arrecato all’Ente una lesione, che, ove dimostrata, comporterebbe un risarcimento, lo stesso dovrebbe fare, per i succitati principi, nei confronti di tutti gli altri casi penali implicanti un danno. Pertanto, ritengo condivisibile la richiesta di costituzione di parte civile da parte comunale avanzata dal consigliere D’Arco considerando, se non erro, che l’accusa nel caso specifico presume anche il reato di danno ambientale. Il non averlo farlo diventerebbe, a questo punto, un atto discriminatorio.
D. Secondo te come è possibile, in pochi anni, creare sviluppo concreto nella frazione di Le Forna, pur sapendo, da navigato politico, che tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di burocrazia?
R. Sicuramente lo sviluppo di Le Forna non può essere legato ad interventi episodici come la costruzione di improbabili “cupole” (secondo la proposta di una società privata) sebbene corredate dalle aree di verde attrezzato, dal campo da tennis, dalla discesa a mare a Cala Cecata con relativa balneabilità, dai parcheggi privati e pubblici, dell’impianto di depurazione, ecc..
Queste iniziative più che dare il senso di intervenire nel processo di sviluppo locale danno certamente quello di favorire la speculazione. Lo sviluppo concreto della frazione di Le Forna si avrà indubitabilmente con la realizzazione di un porto turistico a Cala dell’Acqua coordinato al risanamento ed alla riqualificazione dell’intero territorio dell’ex miniera SAMIP (le due cose sono legate, non possono marciare per proprio conto), finalizzata all’utilizzazione turistica, sportiva, convegnistica, ricreativa, alla fruizione del verde pubblico, ecc., il tutto in una visione globale. Saggiamente, il P.R.G. rimanda opportunamente la previsione urbanistica dell’intera zona relativa al comparto 13 (sedime ex miniera SAMIP), ad un ulteriore atto del Consiglio Comunale con cui si deliberi un apposito progetto plano-volumetrico, recante una visione unitaria delle opere da realizzare, dove l’edificazione dovrebbe essere subordinata all’approvazione di un piano particolareggiato o di lottizzazione e alla ristrutturazione geo-morfologica dei terreni, nonché al ripristino della vegetazione; tutto ciò, secondo le prescrizioni contenute nella deliberazione della Giunta Regionale n. 2251 del 03/05/1983 di approvazione del P.R.G.
Ai fini dello sviluppo turistico di Le Forna, non trascurerei la realizzazione delle discese a mare, anche carrabili laddove possibile, nonché un impulso vigoroso (solo il 12 novembre scorso è stato presentato il progetto preliminare delle fogne in conferenza dei servizi: si son persi due anni solo per questo e altrettanti ce ne vorranno per vedere l’inizio dei lavori) per addivenire alla sistemazione definitiva dell’immissione dei liquami a mare per evitare gli sconci di colature degli stessi lungo le pareti costiere o sfoci a cielo aperto, come, ad esempio, avviene a Cala Fonte. Proprio perché bisogna, come tu dici, superare un mare di burocrazia non avrei frapposto indugio a mettere in campo immediatamente, per la portualità di Le Forna e per la riqualificazione dell’ex zona mineraria, iniziative di evidenza pubblica, coinvolgendo preventivamente la popolazione locale nelle scelte. E nelle more, pragmaticamente, avrei assecondato in ogni modo la prosecuzione e lo sviluppo delle attività turistiche a terra ed a mare, comprese quelle micro attività marittime legate al periodo estivo, sforzandomi di facilitarle, perché questo è il compito dell’amministratore, impegnandomi nello studio e nell’emissione di ogni possibile e legittimo provvedimento amministrativo, senza arroccarmi in una visione legalitaria miope e fine a se stessa.
Il conseguimento e l’affermazione della legalità, quella giusta e imparziale, è cosa sacrosanta ma non serve da sola a sfamare la gente.
Il rigore quale massima applicazione della legge sfocia solitamente nella massima ingiustizia (summum ius, summa iniuria).
Ricordiamoci che la gente ha bisogno della comprensione dei propri problemi, di aiuto e di solidarietà, specie in questi tristi frangenti.
Per il lavoro giovanile avrei promosso cooperative da adibire alla gestione dei servizi; penso, ad esempio, ai campi boa, alla gestione delle esistenze archeologiche o dei percorsi storici, archeologici o naturalistici.
In due anni, l’Amministrazione ha avuto la possibilità di manovrare in maniera indisturbata, ma nuove linee chiare e convincenti di un programma che ci porti fuori dal pantano non si sono ancora dispiegate o quantomeno quello che è dato di percepire non prefigura un avvenire roseo, specie per quanto riguarda il lavoro e lo sviluppo economico; solo annunci e pannicelli caldi, e assunzione di meriti su opere pubbliche impostate dalla precedente amministrazione, che oggi trovano la loro conclusione; ma la nuova progettualità dove sta?
Paradossalmente, qui ed oggi, l’unico progresso tangibile, è costituito dal potenziamento delle forze di polizia, di terra e di mare, che pure sono necessarie e benemerite, ma a scapito dei servizi civili che hanno subito un depauperamento al limite dell’intollerabilità; questo non lo dico solo io ma è la forte percezione dell’opinione pubblica di questo paese.
D. Quest’anno abbiamo istituito il Turistico a Ponza, ma si sono iscritti 10/12 studenti delle scuole medie. Tu che sei stato dirigente scolastico come vedi il futuro dell’istruzione a Ponza?
R. Come ho già detto, lo spopolamento è una delle cause che comporta ripercussioni negative a cascata sui servizi. La scuola non sfugge a tale realtà.
Se lo spopolamento non si arresta, la vedo nera. Anche perché sta venendo meno la presenza di tanti alunni stranieri, i cui genitori ritornano in patria o si dirigono verso altre zone in quanto a Ponza non trovano più occupazione a seguito della grave crisi lavorativa che ha colpito l’isola.
Negli anni ’80, era la mancanza della possibilità di far seguire a Ponza gli studi medi superiori ai propri figli che induceva tante famiglie a spostarsi sulla terraferma.
La mia amministrazione s’impegnò molto su questo fronte riuscendo ad ottenere l’avvio di un Istituto d’istruzione superiore sulla nostra isola, a cui si iscrivevano tanti alunni al punto da consentire di formare, talvolta, anche due prime classi, al netto di coloro che decidevano, comunque, di iscriversi agli istituti continentali per seguire altri indirizzi di studio. Ciò indusse ad invertire la tendenza allo spopolamento tanto che i numeri della popolazione cominciarono a risalire. Oggi, credo che altre motivazioni siano alla base dello spopolamento in atto e bene farebbe l’amministrazione ad eseguire un’approfondita analisi del fenomeno allo scopo di adottare i provvedimenti necessari per favorire la residenzialità.
Sennò per il futuro ci dobbiamo aspettare sempre numeri di alunni risicati con i quali la scuola dovrà fare i conti per la sua sopravvivenza, la quale, inoltre, non è aiutata dalle misure della razionalizzazione atte al contenimento della spesa pubblica.
Da alcune parti si sostiene che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, i vari sistemi di comunicazione elettronica, potrebbero essere utili nei casi delle piccole scuole come quelle insulari.
Premesso che tali tecnologie nel campo dell’istruzione stanno, generalmente, inducendo al cambiamento della maniera di insegnare e di studiare, bisognerà considerare, però, che per la loro piena ed efficace utilizzazione in detto settore sarà necessario addivenire ad una rivisitazione dell’intero territorio della didattica, mettere in nuova forma i saperi (tenendo presente che esse propagano una grande massa di contenuti anche di nuovi campi del sapere, anch’essi importantissimi, che non è più possibile collocare nelle usuali discipline, rinnovate quanto si vuole, ma pur sempre dotate di rigidità in quanto generate attraverso una visione specialistica derivante da una puntuale riproposizione in chiave didattica dei vari campi della ricerca scientifica) e creare, di conseguenza, docenti (insostituibili) formati alle nuove modalità pedagogiche.
Come si vede sono cose importanti ma al di là da venire.
In campo vi sono state e, credo, vi siano, anche in qualche piccola isola, sperimentazioni ibride che lasciano aperti molti interrogativi.
Quindi, per quanto ci riguarda, oggi bisogna confrontarsi con quello che c’è e con gli insegnanti che ci sono.
Nella nostra scuola, con la diminuzione delle classi assistiamo al calo delle cattedre d’insegnamento ed al conseguente proliferare degli spezzoni (fatti anche di due o tre ore settimanali). Ciò aggiunge ai noti disagi ulteriori criticità per avere i docenti in loco.
Nel passato, con il Consorzio delle Scuole delle Isole Minori Italiane (SIMI), di cui facevo parte in quanto membro del direttivo nazionale, molto si era puntato per ottenere dallo Stato una legge recante provvidenze per le scuole delle piccole isole. La proposta di legge proposta dal Consorzio prevedeva gli interventi a favore delle strutture scolastiche e per la didattica, la stabilità dell’organico dei docenti nonché gli incentivi a favore del personale direttivo, docente e a.t.a. (amministrativo, tecnico e ausiliario – NdR) che accettava la permanenza effettiva in servizio nelle piccole isole per almeno tre anni consecutivi.
Quella legge non andò avanti per l’ostilità di qualche sindacato. Credo, però, che non bisognerebbe demordere, specialmente oggi in cui il governo in carica, per bocca del suo presidente, sembra avere un maggiore riguardo per le cose scolastiche.
Per finire, vorrei fare un’ultima notazione: con i numeri delle iscrizioni che Ponza può esprimere non è possibile avere in loco una pluralità di indirizzi di studio tra i quali potere operare una scelta; l’indirizzo turistico del nostro istituto tecnico economico è anch’esso mono-direzionale anche se importante perché comunque assicura, come l’indirizzo dismesso, un elevamento del grado culturale dei giovani locali (specie per i non abbienti che non possono spostarsi presso le scuole della terraferma) ma non ha niente a che fare con l’‘alberghiero’, come da alcune parti si tende erroneamente ad accreditare, che è tutt’altra cosa. Pertanto, occorre una politica della formazione che si faccia carico di creare le condizioni per allargare al più presto i confini della prospettiva occupazionale; nel mio programma amministrativo, presentato alle scorse elezioni comunali, dicevo che la formazione non si esaurisce nella scuola primaria ed quella secondaria di 1° e 2° grado; essa ha tanti aspetti tra i quali quello di prevedere, anche per chi ha superato l’età dell’obbligo scolastico e senza limiti di età, un accesso ai nuovi saperi che possono favorire il progresso delle attività di lavoro: ad esempio, corsi di formazione per l’accoglienza, la cucina, la storia dell’arte e del territorio. Ma soprattutto anche la formazione per i mestieri che entrano nello sviluppo di un’edilizia pregiata, che accompagni con il suo decoro la bellezza dei luoghi in cui si inserisce: come, ad esempio, fabbri, falegnami, stuccatori, ecc.; insomma tutti quei mestieri, anche del mare, che hanno bisogno di un apprendistato per essere svolti correttamente.
A tale riguardo, l’Amministrazione dovrebbe promuovere, sostenere ed istituire, a fianco dello studio “canonico”, all’interno della scuola e con la sua insostituibile collaborazione, le attività formative, sportive e culturali al fine della crescita della comunità, senza dimenticare azioni per l’integrazione di coloro che, ormai stanziali, provengono da paesi comunitari ed extra-comunitari; in definitiva, come ho avuto modo di dire in altra sede, una politica capace di mettere i giovani in grado di affrontare il loro ingresso nell’occupazione, anche creando lavoro autonomo, però qualificato, con il possesso di tutti gli strumenti culturali e professionali idonei allo scopo.
D. Giuseppe Mazzella su Ponzaracconta ha affermato che nei comuni c’è bisogno di uno Zorro, un difensore civico che tuteli gli interessi dei cittadini. Tu non pensi che questa figura potrebbe rivestirla, anzi la dovrebbe rivestire già il consigliere di opposizione?
R. Il consigliere d’opposizione ed il difensore civico sono due figure distinte a cui l’ordinamento conferisce funzioni diverse. La differenza sostanziale tra le due figure è rappresentata dalla garanzia di imparzialità, e quindi di terzietà, a cui è tenuto il difensore civico nel tutelare i diritti dei cittadini che a lui si rivolgono, ove vi siano, però, validi e legittimi presupposti. Cosa che non potrebbe assicurare il consigliere d’opposizione (e di minoranza) in quanto già nella sua essenza costui è parte. Questo sul piano formale.
Tuttavia, è tipico del consigliere di opposizione, nella sua funzione di controllo e di stimolo, evidenziare gli eventuali abusi, le disfunzioni, le carenze ed i ritardi dell’Amministrazione nei confronti dei cittadini.
Tale funzione sembrerebbe avere un punto in comune con il difensore civico che, ripeto, valuta, però, le situazioni con occhi imparziali e, cosa importante, ha il potere di prendere i giusti provvedimenti vincolanti per l’amministrazione comunale.
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Con Franco Ferraiuolo non potevamo, nella nostra intervista, che partire da lontano, per cui le risposte sono state molto articolate e circostanziate. Ma siccome il nostro scopo è quello di comprendere l’opera quotidiana e soprattutto il pensiero di chi occupa una posizione nelle istituzioni locali, abbiamo apprezzato il desiderio di Ferraiuolo di spiegare il suo ruolo storico e attuale nell’isola: ruolo di servizio e a servizio del bene comune.
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[Intervista a Franco Ferraiuolo. (3) – Fine]
vincenzo
7 Aprile 2014 at 12:33
Chiedevo a Franco Ferraiuolo: “il collega di minoranza Sergio D’Arco ha detto che la giunta come si è costituita parte civile contro gli ex amministratori sotto processo doveva farlo nella causa che vede il Sindaco e il vice Sindaco attuali sotto processo nelle note vicende che coinvolgono la SEP. Tu che pensi di tutta questa vicenda?”
Franco rispondeva che era buono e giusto che il Comune coerentemente si costituisse parte civile per il danno ambientale della SEP.
Questo è avvenuto: Su questo punto maggioranza e opposizione possono dichiararsi d’accordo.
Dalla stampa:
“Ponza, sversamento a Giancos nel 2008: il Comune si costituisce parte civile”
“Il Comune di Ponza ha deciso di costituirsi parte civile nell’ambito del processo che fa seguito allo sversamento di gasolio sulla spiaggia di Giancos nell’agosto del 2008. A sostenere le ragioni dell’amministrazione guidata da Piero Vigorelli davanti al giudice Simona Santaroni saranno, a partire dal 10 aprile quando il processo avrà inizio, gli avvocati Angelo Fiore e Giacomo Mignano. A dover rispondere per quello sversamento l’imprenditore Silverio Vitiello…”