Continua l’intervista in tre puntate di Vincenzo a Franco Ferraiuolo.
l. R.
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D. Tu che sei stato un Sindaco e per la maggior parte delle volte in maggioranza che vota sempre compatta mettendo automaticamente sempre in minoranza l’opposizione: che cosa provi oggi a fare il consigliere di opposizione? L’opposizione ha un senso, secondo te a Ponza?
R. L’opposizione è l’altro polo importante ed indispensabile per l’esplicazione del metodo democratico. Con tale affermazione, viene da sé che essa è dotata di senso. L’interazione dei due poli dovrebbe portare al formarsi del cosiddetto ‘bene comune’. In questo senso, mi sento un servitore del bene comune né più né meno di quando stavo in maggioranza, naturalmente da una prospettiva diversa.
Tuttavia, come dici, il punto è rappresentato dai numeri, come purtroppo è, che in Consiglio Comunale sono, ovviamente, a vantaggio della maggioranza, oltretutto in maniera sproporzionata.
Ma in quella sede, se non c’è una maggioranza illuminata e lealmente aperta alla comprensione ed all’accoglienza delle istanze e delle proposte, spesso di buon senso e riflettenti l’opinione pubblica che vengono dalla minoranza, c’è ben poco da fare. Quello che si deve comprendere è che l’opposizione è formata non solo dai due consiglieri di minoranza, ma da tutti coloro (singoli cittadini, organizzazioni, ecc.) che non condividono le scelte dell’Amministrazione perché le ritengono sbagliate.
Ad esempio, sui nuovi ventilati orari di navigazione (in particolare sulla soppressione, nel periodo estivo, della corsa sociale del traghetto in partenza da Ponza alle ore 5.30 e ritorno da Formia alle ore 17,30) ho avuto modo di riscontrare che c’è un ampio disaccordo da parte di tanta gente; sebbene, solo mugugni in privato perché si ritiene che tocchi ad altri di occuparsi del prossimo e dei suoi problemi.
Nel momento in cui si ventila l’opportunità di dar luogo ad una qualsivoglia e legittima forma palese di manifestazione del malcontento all’amministrazione (come io ho fatto in Consiglio Comunale), proprio per dare efficacia all’opposizione e sensibilizzare chi ci comanda, ecco che si assiste al disimpegno generalizzato, lasciando sul campo solo i soliti noti ad esporsi, perché in tanti si giustificano che “tengono famiglia”. Quest’ultimo punto richiede una profonda riflessione perché, a mio avviso, è un segno inquietante.
D. Aumento delle tasse. Si poteva fare diversamente per salvare il bilancio comunale dal completo dissesto?
R. Che il Comune non navigasse in floride acque era a conoscenza di tutti.
Il precedente responsabile del servizio finanziario ha sempre messo in risalto, che io ricordi, attraverso le relazioni che sono agli atti, alle varie Amministrazioni che si sono succedute, le criticità finanziarie, relative ai bilanci di previsione ed a quelli consuntivi, consigliando, per quanto di competenza, i provvedimenti ritenuti necessari ad evitare la loro degenerazione.
Mi riferisco, in particolare, ai debiti fuori bilancio (non sempre, come sistematicamente indicato, frutto di incompetenza, di imbrogli, di compromessi, ma il più delle volte riconducibili a situazioni eccezionali di gestione per motivi diversi) che già la Commissaria Prefettizia aveva cominciato a quantificare ma non aveva portato a termine, data la brevità del suo incarico.
Ad oggi, l’attuale Amministrazione, che pure aveva continuato, con l’allora assessore Grassucci coadiuvato dal responsabile del servizio finanziario del tempo, sulla strada dell’accertamento dei debiti fuori bilancio, non ha ancora presentato la quantificazione debitoria definitiva.
Certo è che, in due anni di nuova amministrazione, al di là del riconoscimento di alcuni debiti fuori bilancio dovuti per lo più ad ottemperanze di carattere giudiziario, non risultano adottati atti straordinari di liquidazione con alienazione del patrimonio, né impiego di avanzo di amministrazione, né limitazione all’osso delle spese del personale e di quelle voluttuarie ed effimere, cioè azioni tipiche delle situazioni di dissesto. Ricordo che a seguito dell’approvazione del rendiconto 2012, l’avanzo di amministrazione risultava quantificato in ben 380 mila euro, con grande soddisfazione del sindaco, che pur non tralasciava di criticare le precedenti gestioni; tanto che io stesso, commentando su Ponza racconta l’intervento del sindaco sul consiglio comunale del 1° agosto 2013 (leggi qui), avanzavo delle riserve e formulavo richieste mai soddisfatte.
Stando così le cose, si deve arguire che non dovrebbe esserci una situazione debitoria da dissesto (perché delle due l’una), salvo che questa si presenti nell’eventualità che il comune venga obbligato a corrispondere al curatore fallimentare della SE.GE.PO (società a r.l. unipersonale di cui il comune è unico socio) la somma di circa 4 milioni e mezzo di euro, come dallo stesso richiesta.
Però i tributi sono stati portati al massimo, o quasi, in particolare vedi quelli sui rifiuti o sull’addizionale comunale IRPEF. Quando le tasse vengono portate al massimo fino alla copertura dell’intero costo dei servizi è d’obbligo che essi vengano ricondotti nei parametri dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità ma, oggi, specie per il servizio di N.U., mi chiedo quali di questi parametri siano pienamente rispettati.
Il sindaco, in una recente riunione pubblica a Le Forna, ha esposto le motivazioni che lo hanno indotto all’aumento della TARES (leggi qui), agitando anche lo spauracchio del dissesto; al riguardo, ha spiegato, per l’ennesima volta, che il debito con la De Vizia ammonta a più di 2 milioni di euro a fronte di un contratto capestro fatto dalla precedente amministrazione e che pertanto ciò motivava il pagamento delle bollette TARES a caro prezzo, dato che la predetta somma avrebbe dovuto essere spalmata tra i cittadini per pareggiare la spesa in bilancio.
In Consiglio Comunale, in sede di approvazione del bilancio di previsione 2013 – era il 26 novembre scorso – egli sostenne la medesima argomentazione ma io gli risposi che, volendo, l’Amministrazione avrebbe potuto mantenere in vita la vecchia TARSU, per la quale i contribuenti già avevano pagato tre rate, con la conseguenza che agli stessi sarebbe rimasta solo l’ultima, evitando così un esborso tanto pesante. D’altronde, la normativa nazionale lo permetteva e per il nostro Comune i presupposti vi erano tutti.
Ma il mio parere rimase inascoltato e la maggioranza procedette all’approvazione delle tariffe TARES, credo, in maniera “rabberciata”; ho usato il predetto termine dalla considerazione che il relativo piano finanziario non era presente negli atti del consiglio visionati il giorno 25 novembre scorso nonché del fatto che nella mattinata del giorno seguente, quello del Consiglio Comunale, per avere cognizione di quanto e come gravasse sui cittadini e sulle attività economiche in termini di inasprimento fiscale la copertura dello spropositato costo del servizio N.U., mi recai presso il responsabile del servizio finanziario per visionare il predetto documento, ottenendo di vedere solo un elaborato in bozza, di cui non si comprendeva granché.
Dirò di più, in qualità di consigliere comunale ho fatto richiesta di conoscere (e quindi di averne dettagliata documentazione) gli impegni assunti (ed i pagamenti effettuati) per l’esercizio 2013 a fronte del servizio di raccolta e smaltimento dei R.S.U. e dei rifiuti ingombranti. Quei documenti, ad oggi, salvo qualche spiegazione verbale che mi ha lasciato dubbioso, nonostante siano passati circa tre mesi, ancora non mi sono stati consegnati. Il sospetto nasce spontaneo: i dati riportati nel piano finanziario alla data della sua approvazione in Consiglio erano quelli reali oppure un po’ “gonfiati”?
Io, che sono un inguaribile fiducioso, su questo punto mi auguro proprio di essere smentito.
Sempre nella riunione pubblica sopra menzionata, il sindaco ha ricordato che il contratto con la De Vizia è in scadenza in questi giorni (per l’esattezza è scaduto il 18/03/2014) e l’Amministrazione si sta organizzando per espletare la gara d’appalto che prevederà sia lo smaltimento degli ingombranti, che una raccolta differenziata più spinta.
Mi domando perché l’Amministrazione si è ridotta all’ultimissimo momento, considerato che per indire e portare a termine una gara d’appalto ci vuole un bel po’ di tempo?
A mio avviso, la gara alla data del 18 marzo 2014 doveva essere già abbondantemente conclusa in maniera che la ditta vincitrice fosse già pronta a subentrare a quella uscente alla scadenza del vecchio contratto; ciò avrebbe significato che con il nuovo contratto sensibilmente meno oneroso, i cittadini avrebbero avuto un sollievo sulle tasse mentre, invece, con la proroga di quello definito “capestro” (obbligata per assicurare il servizio di smaltimento dei rifiuti), di fatto, fino alla fine di questo anno o, comunque, per la maggior parte di esso, dovranno continuare a pagare la salatissima bolletta anche nel 2014.
E sempre nell’ottica di dare un sollievo fiscale ai cittadini rispetto al contratto con la De Vizia, così oneroso per l’Ente, perché, a fronte di un servizio, sembra, non completamente reso, non si è continuato sulla strada della ri-contrattazione tracciata dalla Commissaria Prefettizia?
Si è proceduto a stanare gli evasori e gli elusori eventualmente ancora esistenti così da recuperare nuovi introiti con i quali evitare di caricare sui cittadini, specie quelli delle fasce più deboli, ulteriori gravami divenuti, ormai, insopportabili in questi tempi di crisi?
A me sembra che l’Amministrazione, in particolare sul tentativo del contenimento della pressione fiscale, abbia lasciato alquanto a desiderare.
D. La maggioranza compatta sta portando avanti la linea della tolleranza zero contro gli abusivismi edilizi e commerciali: se tu diventavi sindaco adottavi un altro metodo, per esempio Lo Sporting Frontone Village, Il Cantiere, li chiudevi?
R. Come ricorderai, il mio programma proponeva un’azione amministrativa tesa al prioritario scopo del soddisfacimento dei bisogni fondamentali della gente, con particolare riferimento a quelli legati alla particolarità della condizione isolana. Indicavo, insieme ai principi di pubblicità, trasparenza e solidarietà a supporto di quell’azione, anche quello della legalità.
Spiegai in uno dei primi consigli comunali cosa io intendevo per legalità; essa doveva essere soprattutto un abito mentale da tenere in piedi attraverso un’apposita e diffusa pedagogia tra la gente per il rispetto delle regole; con a capofila, però, un’Amministrazione credibile e capace nel saper disporre, con buon senso, provvedimenti legittimi, equilibrati, imparziali, condivisi, con procedure certe e chiare, tenenti conto concretamente degli interessi collettivi in gioco, delle caratteristiche del nostro tessuto, della nostra difficile e particolare realtà.
Quindi, legalità ferma e tranquilla, senza profluvio di sacro furore ma accompagnata dalla buona fede e dal buon senso, specie nella nostra complicata realtà insulare dove le leggi, fatte per la generalità dei casi, trovano, talvolta, difficoltà di interpretazione e di applicazione. Una legalità non discriminante o funzionale tout court alla paralisi, ma tesa invece, a favorire il miglioramento attraverso la capacità di saper individuare gli spazi per assecondare le esigenze delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli anziani: di tutti e non dei soliti noti.
Teniamo sempre presente che gli amministratori vengono eletti dai propri concittadini affinché essi prestino un servizio di aiuto alle loro esigenze, affinché essi siano facilitatori del sereno svolgersi della vita civile e dello sviluppo delle attività socio-economiche, e non del contrario o del lavarsi le mani.
Nel senso appena esposto, preferisco la cultura della prevenzione, del mettere a disposizione dei cittadini tutti i possibili strumenti amministrativi, legittimamente adottati, che tengano in massimo conto la peculiarità del difficile territorio isolano nonché idonei a far sì che essi possano svolgere nella piena regolarità le loro attività.
Fatta questa premessa, mi è sembrato che l’attuale Amministrazione abbia inteso la legalità quasi solo come repressione degli abusi, quasi ci trovassimo in un territorio ad alta densità mafiosa.
Ora, non dico che in presenza di validi presupposti le ordinanze non vadano fatte, ci mancherebbe altro, ma la continua spettacolarizzazione esercitata ad ogni emanazione di un provvedimento prescrittivo non ha favorito e non favorisce il miglioramento dell’immagine turistica dell’Isola.
Ho avuto modo di costatare come nell’immaginario collettivo, con quelle azioni così fortemente divulgate, si sia formata un’idea certamente poco lusinghiera della popolazione e degli operatori turistici di Ponza, finendo per fare di tutta l’erba un fascio.
Lo dissi in Consiglio Comunale e lo ripeto ancora oggi: a mio avviso, questo atteggiamento propagandistico mortifica ed offende enormemente la gente di Ponza, ricordiamolo, laboriosa, civile ed osservante delle leggi nella sua stragrande maggioranza.
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[Intervista a Franco Ferraiuolo. (2) – Continua]