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Da qualche settimana, dopo molto tempo che non succedeva più, il mare ha ricominciato a portare a riva i coralli; quelli bianchi che abbiamo messo sul piazzale.
I vecchi, messi all’inizio della costruzione, si sono tutti compattati e frantumati e in molti punti – quando piove come piove qui – l’acqua si raccoglie in grandi laghi, per cui c’era bisogno di altro materiale.
Il buon Ariapale (il guardiano della casa – Ndr) fa lo stronzo e il prezioso; non ti dà uno spillo senza un corrispettivo in ‘sally’ (soldi); li raccoglie per conto suo per rivenderseli… ha piccoli mucchi in punti diversi della spiaggia e sta sempre lì a aggiungerne altri, tanto che con Mangiu, l’altro operaio, l’abbiamo soprannominato ‘kumi’ – Ariapale la formica!
Ma non ha fatto i conti con la mia capacità di fare da solo…
Io qui mi sveglio prestissimo, tra le cinque e mezza e le sei, che albeggia appena; una rapida occhiata alla posta elettronica, per raccogliere i messaggi di chi scrive la sera dall’Italia… mi restano più di due ore prima che arrivino gli operai e si faccia l’ora per andare in Ospedale… Così ho cominciato a raccoglierli da solo, i coralli, la mattina presto…
La trovo un’occupazione molto piacevole, sana, rilassante; il sole compare pian piano da dietro al villaggio, il mare mi sbatte tra le gambe e io mi studio il piccolo mondo che ruota intorno alla spiaggia, la mattina presto…
L’andirivieni dei ‘cagoni’ cui il lavoro dell’escavatore alla foce del fiumiciattolo ha tolto il nascondiglio più vicino e comodo; ora devono farsi tutta la spiaggia con le chiappe strette per arrivare all’altra ‘jungle’ dopo casa nostra; qualcuno fuma, per propiziare…
Alcuni vecchietti ci vengono apposta in bicicletta, dalla stradina, a farsi la cacatina in riva al mare: sarà la tradizione… chissà!
Ci sono quelli che vengono in esplorazione, a vedere cosa c’è da raccattare: fanno un giro accurato, poi sciolgono la sacchetta che portano sempre legata alla canna della bicicletta e cominciano a raccogliere.. ciascuno il suo specifico; generalmente sabbia o coralli, ma alcuni sono specializzati in piccole conchiglie (cipree); altri raccolgono vetri, qualcuno oggetti di plastica.
L’antropologia culturale di un paese si potrebbe approfondire attraverso lo studio dei rifiuti galleggianti portati dal mare.
Si tratta di un paese povero – ancora non sono arrivati i preservativi – ma c’è plastica, tanta plastica, di ogni forma e provenienza, insieme ai segni di un passato duro a morire, rappresentato dagli involucri fibrosi delle noci di cocco sfuggiti alle marcite sistemate lungo i fiumi o anche sulle spiagge; ma si trovano anche stracci e pezzi di legno, sellini di bicicletta, polistirolo, pezzi di bambole molto semplici.. teste, gambe. Un mondo da scoprire, per chi ne avesse voglia!
Mentre questo mondo vario e stimolante mi scorre davanti, io mi raccolgo la media di due carriole ogni mattina (1 carriola = 4 caldarelle grandi), associando del sano esercizio fisico in un ambiente gradevole ai profondi pensieri del primo mattino.
È andata bene per una settimana circa…
Poi, giorno dopo giorno, insensibilmente all’inizio, il numero dei curiosi (e non solo!) è andato aumentando… Non sto a raccontarvi la progressione: saltiamo direttamente a questa mattina…
Il numero dei pazienti all’Ambulatorio all’aperto sulla spiaggia del corallo (O.A.B.C.D. – Open Air Coral Beach Dispensary) è arrivato a cinque – sei per mattina; magari neanche cose troppo gravi – molte malattie della pelle, qualche bambino, mal di denti, dolori di ossa, un po’ di febbre – ma provateci voi a visitare in pubblico e nella lingua locale, senza intermediari; o anche soltanto a dire: – No scusate, sono qui iper un altro motivo – oppure: – Lavoro in Ospedale, mica qui sulla spiaggia! – Provateci voi!
Credo che per un po’ i coralli li lascerò perdere; mi dedicherò a del sano giardinaggio ‘intra moenia’ (nel senso di un bel muro tra me e i curiosi… benedetto Domenico!).
Noi, se vogliamo finire il piazzale torneremo a pagare quella formicazza malefica del Ariapale che nel casino da corte dei miracoli che era diventata la spiaggia al mattino, ha continuato imperterrito a accumulare i suoi mucchietti…
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[Matara – Sri Lanka; Marzo 2001]