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Di importanza fondamentale nel neonato e nel bambino, il tatto perde progressivamente di importanza rispetto agli altri sensi nella vita successiva, tranne che in condizioni particolari.
Solo in casi estremi, infatti, quando i sensi più comunemente impiegati sono fuori funzione, viene messa in atto una memoria tattile, ovvero un richiamo attraverso stimoli tattili, come ben sanno medici e infermieri che conoscono quel modo di comunicare con pazienti in condizioni estreme.
È in senso principe nei soggetti privi di vista, insieme all’olfatto e all’affinamento degli altri sensi; le sfumature che di solito neanche prendiamo in considerazione sono per essi fonti preziose di informazioni.
Ai sensori cutanei fanno capo i termocettori che ragguagliano ad esempio della sensazione di calore e della differenza tra il sole e l’ombra; il rimando dell’eco, oltre che una senzazione acustica è anche tattile, e informa della presenza intorno a sé di un vasto ambiente o viceversa della presenza di muri che riverberano le onde sonore.
La memoria tattile è il più delle volte negletta, ancorché basilare, come sanno gli amanti che cercano (e trovano) sul corpo dell’altro/a, punti e manipolazioni che richiamano sensazioni dimenticate.
Una carezza, uno schiaffo, non si dimenticano mai – ha scritto qualcuno – ma, si potrebbe dire, più per l’emozione associata che per il contatto in sé…
Il tatto è fondamentale negli artisti.
“L’artista è uno scopritore, cerca le chiavi per aprire la porta delle emozioni e delle sensazioni. L’arte è il luogo dove razionalità, fantasia, verità e finzione si sposano creando una miscela esplosiva” (Augusto De Luca, fotografo italiano, vivente)
“La mano è la finestra della mente” ha lasciato scritto Immanuel Kant. Lo cita Tullio Pericoli a riprova del suo rispetto della dimensione tattile del suo lavoro, come quando scrive: «A volte – so che fa sorridere – mi avvicino e tasto i quadri su cui ho lavorato uno o due giorni prima, li tocco con la punta delle dita per coglierne il punto di asciugatura, come un cuoco coglie il punto di cottura».
Tullio Pericoli: “Pensieri della mano” 2014; Adelphi.
E dallo stesso libro, più avanti: “Delineare su un muro il profilo di un animale, è un salto mentale vertiginoso. […] Deve essere stato uno shock fortissimo. Di colpo cambiava il suo modo di vedere il mondo, che da quel momento sentiva nelle sue mani. Quel gesto è stato importante quanto l’invenzione della ruota o del fuoco”.
La Cuevas da las Manos (Grotta delle mani) è una grotta che si trova nella Provincia di Santa Cruz, Argentina, 163 Km a sud della città di Perito Moreno. È famosa per i suoi dipinti di mani realizzati circa 9000 anni fa (cliccare per ingrandire)
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È anche – la rappresentazione del tatto come mezzo di comunicazione – il fulcro dell’indimenticabile film di Dalton Trumbo (1905 – 1976):… E Johnny prese il fucile (Johnny Got His Gun; 1971), che costituisce l’unica opera dell’Autore-regista, seguita ad un suo romanzo di circa 30 anni prima, dallo stesso titolo.
Nato come romanzo nell’intervallo tra le due guerre (1939), la trasposizione filmica avvenuta nel pieno della protesta giovanile americana contro la guerra nel Vietnam ne fece uno dei più potenti manifesti anti-militaristi della storia del cinema.
Il soldato Joe (Johnny), un giovane americano, viene spedito a combattere sul fronte francese durante la Prima Guerra Mondiale.
Proprio l’ultimo giorno di guerra è colpito in pieno da una granata, e viene salvato per miracolo dagli Alleati, che lo curano in un ospedale militare. Ma è ormai ridotto a un troncone umano (“un pezzo di carne che vive”): ha perso gli arti superiori e inferiori, la vista, l’udito e vive attaccato a un respiratore. Ma è ancora in grado di pensare, sentir dolore, ricordare…
Ora, in quale altro modo si può stabilire un contatto in un troncone umano, senza braccia e gambe, con mezza faccia portata via dallo scoppio di una granata?
E’ capace di farlo l’infermiera che si occupa di lui, attraverso l’alfabeto morse. Con questo sistema, battendo la testa sul cuscino, Johnny è capace di comunicare agli allibiti vertici militari – che naturalmente rifiuteranno – il suo messaggio pacifista: …di essere portato per spiagge e paesi, su un catafalco trascinato da cavalli con un codazzo di gente, come messaggero e testimonianza degli effetti delle guerre…
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[La Memoria. Cose che vogliamo salvare dal fuoco. (5). Il tatto – Continua]