Ambiente e Natura

Ponza, maestri d’ascia scuola di vita

di Paolo Iannuccelli
Maestri d'ascia

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Sono stati tra i più famosi del mediterraneo
Fin dai tempi più antichi l’attività delle costruzioni navali é stata considerata arte e scienza al tempo stesso; tutto é premeditato: a partire dai progetti dei costruttori, fino agli studi pratici dei maestri d’ascia, che coltivano l’arte della tecnologia.
Non esiste disciplina provvista di così sicure ed invariabili basi, completamente fondata sulla scienza positiva, così come non vi é mai stata una nave uguale all’altra.
I maestri d’ascia sono artigiani, progettisti e realizzatori del manufatto stesso; hanno costruito i loro scafi seguendo la tradizione e l’istinto, aiutati da antiche esperienze ed hanno ottenuto risultati apprezzati ancora oggi dal moderno costruttore navale.

La storia dei Cantieri Parisi, nasce negli anni Trenta, quando il maestro d’ascia Luigi Parisi iniziò la costruzione dei primi gozzi e delle prime imbarcazioni in legno per i veri lupi di mare.
La sua arte fu tramandata poi ai figli Silverio ed Ennio, e da loro al nipote Daniele, che a tutt’oggi, a Ponza, nella frazione di Santa Maria, continua a costruire con immutata cura le barche che portano impresso il nome di famiglia.

Nei cantieri artigianali la tecnica costruttiva dei gozzi é rimasta invariata, é ancora quella tradizionale: il gozzo viene costruito “ad occhio”, con il solo aiuto dell’esperienza e della pratica acquisita e trasmessa nel corso delle generazioni.
Per progettare e definire le forme di un’imbarcazione, i maestri d’ascia si aiutavano costruendo il ‘mezzo modello’, dal quale ricavavano dati e misure; solo in un secondo momento disegnavano il piano di costruzione della barca o ne tracciavano sommariamente le forme.

Il modello cresceva contemporaneamente nelle mani e nella testa dell’esecutore, come una scultura, ricavando da un blocco di legno una forma avviata e marina. Il mezzo modello permetteva di visualizzare anticipatamente l’imbarcazione, di valutarne con l’occhio e soprattutto con il tatto l’avviamento delle linee. Ogni maestro d’ascia o famiglia di costruttori prediligeva sostanzialmente una tipologia di forme ben definita ritenendola più adatta. Quindi iniziava la vera e propria costruzione della barca.

Una volta tracciato il garbo (una sagoma di legno che nella forma riproduce la mezza sezione maestra della barca da costruire), tutto il resto veniva realizzato secondo regole mai scritte, ma applicate eseguendo le modifiche suggerite dall’ambiente e dagli usi ai quali la barca é destinata.

Determinato il garbo, si definiva la lunghezza; quindi si impostava la chiglia, a cui si giuntavano ad incastro, collegandoli con colla marina, i dritti di prua e di poppa. Definita la struttura longitudinale, si metteva in opera la sezione maestra, cioè l’ordinata centrale e quindi i quarti, due ordinate intermedie fra prua (o poppa) e sezione maestra. Per mezzo delle “forme”, listelli flessibili longitudinali posizionati a diverse altezze fra le due estremità dello scafo, si determinavano le forme di tutte le altre ordinate che venivano applicate sulla chiglia.

La prima tavola del fasciame ad essere montata era il torello, che veniva unito alla chiglia ed incastrato nelle batture dei dritti di prua e di poppa; quindi venivano montate le due tavole superiori, dette cinte.

Si passava allora al montaggio delle assi del fasciame, un’operazione particolarmente delicata che veniva fatta a corsi alterni, cioè saltando alcune tavole, dette imboni, che erano messe in opera per ultime e che si applicavano forzandone l’incastro in quelle precedentemente sistemate, in modo da spingere bene tutte le tavole l’una contro l’altra. Terminato il fasciame si aggiungevano i bordi su cui si incastravano le teste degli staminali che venivano raccordati a prua e a poppa dalle ghirlande. Lo scafo veniva quindi rovesciato e si procedeva alla levigatura, alla finitura ed al calafataggio. Gli utensili principalmente usati erano le asce per tagliare il legno ed i magli e gli scalpelli per il calafataggio: questa operazione risale all’antichità, era infatti effettuata sulle carene delle navi per impermeabilizzarle.

Oggi, la costruzione di serie in catena di montaggio e l’uso di materiali sintetici, come le fibre vetrose, nella realizzazione delle navi da diporto costituiscono innovazioni importanti e alle imperanti logiche di mercato.
Nell’ottica del maestro d’ascia, quella più legata alla tradizione e, forse, ad una visione romantica del mestiere (o dell’arte), le moderne tecnologie non sono altro che un’aberrazione: ai tecnici ed ai costruttori fanno perdere la capacità di creare, e alle imbarcazioni tolgono la loro specifica “personalità”, riducendole a semplici oggetti galleggianti.

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Di Paolo Iannuccelli. In condivisione con  http://www.parvapolis.it del 15/03/2014

Su Ponza racconta, leggi anche la storia di Giuseppe ‘Pepino’ Lamonica, maestro d’ascia a Bastia, in un servizio che gli ha dedicato la rivista corsa “Stantari” – hiver 2013; Pepino si è formato appunto a Ponza, alla scuola di Gigino Parisi (leggi qui)

Maestri d'ascia.2

1 Comment

1 Comments

  1. Paolo Iannuccelli

    21 Marzo 2014 at 06:00

    L’ Istituto Mediterraneo di Formazione di Minturno ha incaricato il noto imprenditore isolano Silverio Parisi di insegnare nei corsi organizzati per allievo maestro d’ascia del diporto.
    Un importante riconoscimento per un operatore impegnato da anni, con successo, nel settore nautico.

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