Ambiente e Natura

La Memoria. Cose che vogliamo salvare dal fuoco. (4). L’olfatto

di Sandro Russo

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Colui che domina gli odori
domina il cuore degli uomini

[Patrick Süskind – “Il Profumo”]

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Forse nessun altro senso come l’olfatto smuove associazioni e ricordi.
Nell’esperienza di ognuno c’è la conferma che gli odori sono potenti evocatori dei ricordi, anche sepolti nella memoria, anche ad enorme distanza di tempo.

Chiunque può ricordare di essere stato, qualche volta, attirato da un ‘filo’ di profumo – all’aperto o altrove – e riportato irresistibilmente all’indietro, in un altro spazio-tempo, con caratteristiche di assoluta focalizzazione su un momento e/o su un’emozione vissuta; senza potersene staccare finché dura la ‘visione’ e di cui a lungo permane il turbamento.

Rada vista da sopra la Madonna

L’arrivo a Ponza. Per ognuno è diverso e volendo, ciascuno di noi potrebbe tirar fuori dalla sua memoria le proprie sensazioni, assolutamente uniche. Dal profumo delle ginestre in grado di superare perfino quello del fumo della nave; all’odore di umido di lenzuola materassi e coperte, la prima notte sull’isola. O il profumo della passata di pomodoro che si andava restringendo al sole, sul terrazzo della vecchia casa dei miei nonni.
Flash emotivi molto vividi associati al ricordo e alla nostalgia, anche se siamo “inquinati” dall’interferenza degli altri sensi.

“Un arrivo a Ponza” su base puramente olfattiva non è ancor comparso su queste pagine…

Giardino

Si entra in un giardino, e si è sopraffatti da una quantità di sensazioni; soprattutto visive. E’ la novità che attrae, a colpo d’occhio: forme e colori. Poi ci vorrà altro tempo per soffermarsi sui particolari, le associazioni, i tempi e i modi della vegetazione, delle fioriture.
Questo vale in genere per tutti i giardini. Ma se è del proprio giardino che si parla, quando si è in un luogo che si conosce bene, si potrà anche provare a fare a meno di quel senso esclusivo e sopraffattore che è la vista e lasciar andare gli altri; aprire la mente, le orecchie, il naso.
Non bisogna avere capacità fuori del comune, o sensi particolarmente affinati. Solo, riesce più facile se si chiudono gli occhi.
Allora come scaricati da un eccesso di informazioni, diventiamo consapevoli degli altri aspetti del mondo intorno a noi. La pelle ci informa della temperatura, della direzione del vento… Se c’è il sole o se il cielo è coperto; potremmo dire se il tempo è asciutto o ha piovuto da poco. Facciamo attenzione al terreno che stiamo calpestando, alla morbidezza dell’erba sotto i piedi. Possiamo appoggiare le mani ad un tronco e lasciarle scorrere. Sentiamo bisbigli, fruscii…
Poi apriamo la mente agli odori. Non ci sono giardini senza odori; solo può essere difficile (…ma anche stimolante!) esserne consapevoli; separarne, nel torrente di sensazioni che ci giunge attraverso il naso, i rivoli e la provenienza. L’odore dell’erba tagliata di fresco e il profumo pungente della menta su cui ci si trova a camminare. Si può, con le mani, sfiorare il riquadro delle erbe aromatiche, per farne uscire una folata: di timo (un tappeto di piccole foglie appuntite), di maggiorana vellutata, di salvia (cercarne le spighe, fiorite in questa stagione); di rosmarino o di ruta, untuosa e soavemente maleodorante.
Dall’odore dei fiori si riconoscono le stagioni, si richiama la consapevolezza  del tempo che passa; ma è solo uno dei tanti aspetti…

Lilium candidum

Lilium candidum (Fam. Liliaceae) A Ponza se ne conoscono due varianti, con una diversa sfumatura di profumo: il giglio di S. Antonio e quello della Comunione

Il profumo della santità. Il puzzo dell’inferno. Tra questi due estremi si dipana l’infinita gamma degli odori di un giardino e l’ostinazione a voler interpretare la natura secondo criteri antropomorfi; laddove l’odore – celestiale o mefitico – serve ad attirare i rispettivi insetti impollinatori: api, farfalle o falene in un caso, mosche nell’altro. Sfrondato il campo dalle interpretazioni personali come anche dalle implicazioni metafisiche, rimane il grande mistero rappresentato dagli odori, che nel regno vegetale, in un giardino, trovano la loro massima espressione.

Phallus impudicus e mutinus caninus. Bis

A sin. Phallus impudicus (che non è l’ Amanita Phalloides); Basidiomiceti, fam. Fallaceae: fungo dal cappello olivastro (che tende poi a liquefarsi), di odore putrefattivo. A dx: Mutinus caninus (stessa  Famiglia): di odore nauseabondo, penetrante, sulfureo

Patrick Suskind, ne ‘Il Profumo’ ha creato una cosmogonia degli odori:

“…Tentò di ricordare qualcosa che gli si potesse paragonare, e dovette scartare tutti i paragoni. Quell’odore aveva in sé una freschezza, ma non la freschezza dei limoncelli o delle arance amare, non la freschezza della mirra o della scorza di cannella o della menta verde o delle betulle o della canfora o degli aghi di pino, non quella della pioggia di maggio o del vento gelido o dell’acqua di fonte… e nello stesso tempo aveva un calore: ma non come il bergamotto o il cipresso o il muschio, non come il gelsomino o il narciso, non come il legno di rosa e non come l’iris… Quell’odore era un miscuglio di fugace e d’intenso, no, non un miscuglio, un tutto unico, e inoltre era debole e lieve e tuttavia forte e deciso, come una pezza di sottile seta cangiante… ma no, neppure come seta, ma come un latte dolcissimo in cui il biscotto si scioglie… cose che con tutta la buona volontà possibile non andavano d’accordo. Latte e seta! Indescrivibile, quell’odore, indescrivibile, impossibile classificarlo in qualche modo, in realtà non poteva esistere. E tuttavia era là, nella sua splendida naturalezza. Grenouille lo seguì…” [Da: ‘Il Profumo].

Patrick Suskind. Il profumo

Patrick Süskind: ‘Il Profumo’ – 1985; Longanesi & C. Ed.

“…Il suo naso raffinato sbrogliava quel groviglio di esalazioni e di fetori in singoli fili di odori fondamentali che non si potevano scomporre ulteriormente. Per lui era un indicibile divertimento dipanare questi fili e avvolgerli sul fuso”.
Associazione e comparazione, quindi, oltre alla geniale immagine degli odori come ‘fili’ che possono essere seguiti e dipanati in un groviglio di tanti altri.

Sarebbe interessante risalire all’etimologia dell’antica parola dialettale per indicare l’odorato: “uòseme”, strettamente imparentata con la radice greca osmé, da cui anche i termini italiani ‘anosmico’ (assenza di percezione degli odori) e ‘iperosmico’, il suo contrario, e altri derivati.

– Ha sentùte all’uoseme – si dice della comparsa di una persona attirata per vie sconosciute da un odore; e infatti molti raccontano di arrivare a sentire quasi la presenza di una persona cara scomparsa, dall’occasionale percezione di un odore che era ad essa associato.

Schema encefalo. Strutture collegate con la funzione olfattiva
Schema encefalo. Strutture collegate con la funzione olfattiva

Per essere un senso filogeneticamente importante nel percorso evolutivo – gli animali ne sono forniti e lo utilizzano in modo quasi inversamente proporzionale alla loro posizione nella scala evolutiva – le sue aree di integrazione centrali sono localizzate nelle zone più antiche del cervello (paleo– cervello); proprio i suoi diffusi collegamenti con la corteccia cerebrale di sviluppo più antico, fanno pensare che il senso dell’olfatto sia stato uno dei primi ad essersi sviluppato negli esseri viventi.
Gli esseri umani, a differenza di altri mammiferi, presentano solo l’abbozzo di un’altra struttura, distinto dall’epitelio olfattivo principale, noto come “naso sessuale” o “organo vomero-nasale”. Il compito di quest’organo è di rilevare alcune sostanze chimiche come i “feromoni”, che sono in grado di influenzare le reazioni sessuali, riproduttive e sociali degli animali.

Sulla presenza e identificazione di queste sostanze molto si è scritto e discusso, ma la loro reale rilevanza nella specie umana è tuttora dubbia. Non così negli animali, in cui hanno un ruolo fondamentale in funzioni fondamentali quali la localizzazione dei partner, dei compagni e dei predatori.
In alcune farfalle ad esempio, l’odore della femmina può attirare il maschio sottovento da molti chilometri di distanza; nelle api, addirittura, i feromoni dell’ape regina inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori delle operaie.
Al confronto, il loro ruolo negli esseri umani, seppure sarà dimostrato, appare del tutto secondario.

Ma indipendentemente dai feromoni, rimanendo agli odori noti e percepiti, è abbastanza recente l’attenzione per essi nelle tecniche di marketing, come in un articolo di Repubblica (che a sua volta cita il Times) di qualche giorno fa [leggi l’allegato .pdf alla fine dell’articolo].

Martin Lindstrom. Neuromarketing

Martin Lindstrom – Neuromarketing. Attività cerebrale e comportamenti d’acquisto (Buyology. Truth and lies about why we buy). Milano; 2009. Ed. Apogeo srl

La vita senza odori è forse meno dura di quella associata alla mancanza di un altro dei cinque sensi; certo ha una profondità diversa. Tra l’altro gli stessi sapori sono alterati, in mancanza dell’odorato.

L’olfatto è particolare, perché non è un senso della distanza, come la vista e l’udito; non è un senso di contatto, come il gusto e il tatto, ma ha una posizione distinta e intermedia tra gli altri. E’ evanescente e sfuggevole come nessun altro; presenta enormi difficoltà di catalogazione, riproduzione e trasmissione.

Alcune persone riferiscono di esserne dotate in modo eccezionale e di farne un uso raffinato. Per altri è meno rilevante: spesso l’occorrenza di riniti e adenoiditi in età infantile determina una malfunzione dell’olfatto in età adulta. Eppure – mistero dei sensi e della natura – molti dichiarano di riacquistare come per miracolo la sensibilità agli odori quando sono innamorati!

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Nel file pdf, l’impiego degli odori nel marketing (da “La Repubblica” del 10 marzo 2014): Quel profumo di vaniglia che spinge a fare shopping

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[La Memoria. Cose che vogliamo salvare dal fuoco. (4). L’olfatto – Continua]

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