proposto da Gabriella Nardacci
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È una notte tempestosa sul mare; esso appare come un mostro spaventoso che urla forte e che si placa solamente all’alba. Al rientrare della calma, lascia sulla riva, alghe e schiuma e in questi rifiuti sfiniti, si scorge la sagoma di un uomo.
Le onde accarezzano i suoi occhi aperti e pensano sia il naufrago che urlava nella notte… accarezzandolo gli dicono che anch’esse muoiono sulla sponda del mare e come gli uomini, anche loro sono gioco di una forza misteriosa che crea forme di una realtà apparente di brevissima durata.
Da qui le considerazioni sulla effimera durata della nostra esistenza e l’ondata di nuove persone nell’incalzare delle generazioni …come le onde che muoiono mentre altre successive rinascono.
Vittorio Gassman (1922-2000) ha saputo dare, con la recitazione di quest’ode, l’immagine dolce e disperata del messaggio pascoliano.
La poesia ‘Il Naufrago’ di Pascoli, recitata da Vittorio Gassman
“Il naufrago”
I Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava Intorno a mucchi d’alga ora si dora Vengono e vanno in un sussurro l’onde. l’altra, spiando tra quei mucchi d’alga… II – Chi è? Non so. Chi sei? Che fai? Più nulla. Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare. E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave, III Tu guardi triste. E dunque tua forse era Noi siamo onde superbe, onde sommesse. Ora io son quella che già là s’è franta. IV Noi siamo quello che sei tu: non siamo. Non sono. È il vento ch’agita, confonde, Pace! Pace! È tornata la bonaccia. Onde! Onde! Onda che viene, onda che va… |
L’ode “Il Naufrago” è tratta da “I Nuovi Poemetti” di Giovanni Pascoli ((1855-1912). Da Nuovi Poemetti (Bologna, Zanichelli; 1909); in: Oscar Classici, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1974, III edizione (I ed. 1939)