di Sandro Russo
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La ciguatera è una intossicazione alimentare causata dall’ingestione di alimenti di origine marina contaminati da una tossina non batterica nota come ‘ciguatossina’.
È associata al consumo di pesci provenienti da mari tropicali o subtropicali; generalmente pesci della barriera corallina.
Dei sintomi riferibili a ciguatera sono stati descritti fin dal 1500 dagli esploratori spagnoli a Cuba e all’inizio attribuiti all’ingestione di una piccola lumaca marina chiamata cigua (da qui il nome). Molto più tardi si è accertato che la tossina proviene da specie di alghe microscopiche del fitoplancton (dinoflagellate) presenti nella dieta dei pesci più piccoli e delle lumache, che a loro volta sono mangiati dai pesci più grandi… e così via, così che le tossine rimangono e passano nel ciclo alimentare, di cui anche l’uomo può far parte, come ultimo anello della catena.
Una prima domanda sorge spontanea è: se è così lontana da noi, perchè parlarne?
I motivi sono diversi.
Come abbiamo visto per la tossicità da pesce palla (leggi qui), i nostri mari si stanno ‘tropicalizzando’ a causa della presenza di pesci giunti nel Mediterraneo per “migrazione lessepsiana” (da Ferdinand de Lesseps, diplomatico francese a capo della Compagnia del Canale di Suez). Questi aspetti, come cultori del mare, andrebbero conosciuti meglio; così come la storia della comunicazione tra il mar Rosso e il Mediterraneo, già realizzata dai Faraoni egiziani quasi 2000 anni a.C., ripresa da Dario I re di Persia (522-486 a.C.) e ancora tentata da Cleopatra in epoca romana…
Google map della zona di comunicazione tra i due mari (cliccare sempre sulle immagini per ingrandirle)
L’ingresso e l’acclimatazione di specie del mar Rosso nel mar Mediterraneo attraverso il canale di Suez (1) riguarda alcune centinaia di specie sia animali che vegetali. Al contrario, il movimento verso il mar Rosso di specie mediterranee è stato molto più modesto.
Di alcuni aspetti della tropicalizzazione del Mediterraneo presto ci parlerà Adriano Madonna, biologo marino, in un incontro che come “Associazione Ponza racconta” stiamo cercando di organizzare a Ponza (2).
I pesci responsabili di ciguatera sono tra quelli che ben conosciamo, seppur nell’habitat tropicale delle barriere coralline.
Nelle zone endemiche la tossina si accumula in quantitativi maggiori nei pesci più grandi, i predatori del reef quali vari tipi di cernie tropicali, la murena, l’amberjack (Seriola fasciata – Carangidi), il barracuda, lo sgombro spagnolo, ma anche lo squalo ed il tonno ‘dente di cane’. Sono stati implicati anche piccoli pesci pelagici tra quelli più pescati e commerciati, come aringhe e sardine (Fam. Clupeidae).
Alcune varietà di cernie (grouper) della barriera corallina, la murena (moray) e (sotto) il barracuda
Un altro motivo di interesse è la variegata sintomatologia della ciguatera, che spesso pone problemi di diagnosi qualora si osservi in ambienti (medici) che non hanno dimestichezza con tale patologia.
Nell’esperienza decennale e all’osservazione dell’Autore presso il Centro Antiveleni delll’Università di Roma (fino al 2009) sono venuti solo pochi casi (3-4), in soggetti reduci da viaggi ai Caraibi (prevalentemente sposini di ritorno dal viaggio di nozze, con una sintomatologia ormai in via di risoluzione).
L’epidemiologia della ciguatera consiglia particolare attenzione agli ambienti marini tropicali, soprattutto dell’areale caraibico e del Sud Pacifico. Non ci risultano, per esperienza diretta, particolari allarmi intorno al sub-continente indiano, Maldive e Sri-Lanka.
Rare segnalazioni, ma finora nessun allarme reale, per pesci ‘ciguatossici’ nel mediterraneo orientale.
La presenza della tossina non determina nel pesce consumato alcun particolare sapore e la tossina stessa è termo-stabile; ciò significa che anche cucinando la carne di pesce, non la si distrugge.
Il caso dei pesci tossici è sporadico e non tutti i pesci di quella data specie o in una particolare località saranno tossici.
Quando sono segnalati casi di ciguatera o si sono verificati determinati tipi di fioritura algale, vengono pubblicati avvisi per evitare che le persone mangino i grandi pesci della specie implicata e questo fino a che gli esami non riscontrino più la tossina.
La comparsa della ciguatera mostra un andamento fortemente ritmico, sia per stagione che in cicli pluriennali. Tipicamente, in un’area fino allora esente dall’intossicazione, iniziano a verificarsi pochi casi di ciguatera, dapprima legati solo a poche specie che tendono ad aumentare fino, dopo qualche anno, a coprire l’intera ittio-fauna della zona. Dopo un periodo (che può durare anche anni) di tossicità generalizzata, le specie tossiche ed i casi di avvelenamento iniziano a diminuire finché non si riducono a pochissimi pesci o scompaiono del tutto.
Ma l’intossicazione, a causa delle mancate denunce, particolarmente nelle zone endemiche quali i Caraibi, è poco stimabile dal punto di vista epidemiologico, così come la sua reale incidenza nel mondo come malattia.
Sintomatologia. Vari e numerosi i sintomi riscontrati negli individui colpiti. La patologia di solito inizia con disturbi gastro-intestinali quali dolori addominali, nausea, vomito e diarrea. Seguono (e sono caratteristiche) le alterazioni neurologiche, come turbe della sensibilità, spesso descritte come un “formicolio”, prurito e difficoltà a deglutire. Anche caratteristici sono la perdita di sensibilità al tatto, la sensazione come di ‘camminare su un tappeto’, di ‘non sentire i denti’, di aver perso la percezione della temperatura dell’acqua. Una percezione alterata e opposta, di caldo e freddo, può perdurare anche per mesi.
Sono anche presenti stanchezza e/o facile affaticabilità, perdita della coordinazione muscolare (atassia), manifestazioni cutanee a tipo esantema maculo-papulare, visione offuscata, piccole contrazioni muscolari involontarie (fascicolazioni) fino a vere convulsioni.
In genere la condizione è associata a mortalità bassa o nulla.
Nell’ambiente degli appassionati del mare, la ciguatera può essere diagnosticata erroneamente come malattia da decompressione – MDD)
Il trattamento della ciguatera (3) è stato a lungo aspecifico o solo di supporto. Dal 1988 è stata introdotta un terapia con mannitolo (un diuretico osmotico) su basi, all’inizio, solo empiriche; successivamente con maggior cognizione di causa, man mano che si chiarivano i meccanismi fisiopatologici dell’intossicazione (alterazione degli scambi ionici attraverso le membrane cellulari).
Insomma una sintomatologia ‘strana’ per un’intossicazione poco conosciuta ma che in tempi di globalizzazione’ conviene sempre conoscere.
Note
(1) – Il canale di Suez è un canale artificiale navigabile situato in Egitto ad ovest della penisola del Sinai, tra Porto Said sul mar Mediterraneo e Suez sul Mar Rosso. Il canale permette la navigazione dall’Europa all’Asia, senza la necessità di circumnavigare l’Africa sulla rotta del capo di Buona Speranza, come si era fatto fino all’apertura del canale. Fu realizzato in dieci anni tra il 1859 e il 1869 da una compagnia francese (Compagnie universelle du canal maritime de Suez) diretta da Ferdinand de Lesseps, su progetto dell’ingegnere tirolese Luigi Negrelli (allora il Tirolo apparteneva all’Impero d’Austria).
Alla costruzione il canale misurava 164 km di lunghezza, 8 m di profondità, 52 m di larghezza e consentiva il transito di navi con pescaggio massimo di 6,7 m.
In seguito ai lavori di allargamento del 2010,oggi il canale misura: 193,30 km di lunghezza, 24 m di profondità, 205/225 metri di larghezza (a 11 m di profondità) e consente il transito di navi con pescaggio massimo di 20,12 m. [notizie da Wikipedia, sintetizzate]
(2) – Per i contributi di Adriano Madonna al sito, attiva la ricerca per Autore nel riquadro ‘CERCA NEL SITO’ in frontespizio.
(3) In: Ellenhorn’s Medical Toxicology – Diagnosis ad treatment of human poisoning. Williams & Wilkins, Baltimore. 1997; second edition (ibidem)