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Pensate se, come ogni monumento di interesse storico, la Torre fosse del Comune di Ponza, se potesse esse gestita dall’Autorità locale !
Non sto invocando un miracolo, sto solamente dicendo ciò che avviene di norma nei Comuni italiani, e cioè che gli edifici nei quali le vicende storiche di quel paese sono maturate e hanno preso sviluppo, sono a disposizione della comunità, come museo, come spazi per ricevimento, come locali di rappresentanza!
Niente di tutto questo avviene a Ponza. Perché ?
Perché la Torre dei Borbone, che troneggia sul colle all’imboccatura del Porto e che ha scritto autentiche pagine nella storia della colonizzazione di Ponza e dell’Unità d’Italia, non solo è chiusa agli interessi dei Ponzesi, ma in più è fruita da una società commerciale come albergo.
Come è potuto avvenire questo?
È successo perché qualcuno fra i poteri preposti ai beni storici e demaniali, negli anni ’60, ha confuso il bene pubblico col bene privato, si è intrufolato fra le ambizioni, le competenze, i maneggi e… insomma fra il Ministero dei Beni pubblici, quello dell’ Interno, il Demanio, la Chiesa e l’Amministrazione locale si è giocata una partita. Una partita col ‘morto’ (nel caso la popolazione di Ponza ), che ha regolarmente perso.
Così è avvenuto, e così si è consumato il misfatto.
È chiaro che posso parlare in questi termini perché la mia ricostruzione è “frivola” e sorretta soltanto da ricordi.
Ricordo infatti che sulla Torre si insediò la Scuola di Avviamento professionale. E dunque l’Amministrazione comunale aveva una discrezionalità di gestione.
Poi vi si insediò una Scuola di lingua. Dapprima stagionale, e poi da lì si passò ad una Scuola Alberghiera e poi… e poi…più nulla.
La Scuola fece posto ad un albergo e così la comunità perse la visita, il godimento, l’ uso, la progettualità sul monumento (la Torre) e sul suo terreno circostante.
Per noi Ponzesi uno scippo bell’e buono e… tutto alla luce del sole, tutto legale, col beneplacito di tutte le Autorità a salvaguardia del Bene comune.
L’immagine storica più rappresentativa dell’isola di Ponza, quella che non può essere dimenticata perché lì si sono scritte pagine di storia nazionale, ebbene la Torre dico, è come se non ci fosse: non la si può apprezzare, a meno che non ci si vada a dormire… allora è un altro discorso.
Di chi la colpa? Di tutte le Autorità, ma principalmente di quelle Locali.
Tutte furono addomesticate a confondersi, a non guardare, a non accorgersi.
Una brutta storia… che, se affrontata con frivolezza, prende la parvenza di una barzelletta. Che ci fa piangere !
Gennaro Di Fazio
26 Ottobre 2013 at 13:13
Caro Franco,
non so se tale questione si risolverà mai, ma è molto importante che almeno qualcuno l’abbia sollevata. Nel ringraziarti, spero che gli intellettuali, i politici, le associazione ed i singoli cittadini, si adoperino affinché la Torre torni ai ponzesi e magari anche Zannone. L’importante è iniziare e sensibilizzare, poi tutto può succedere.
Gennaro Di Fazio
vincenzo
26 Ottobre 2013 at 16:59
Ho sentito diverso tempo fa parlare con nostalgia quando negli anni sessanta i nostri giovanotti andavano sotto la Torre a prendere le straniere che venivano a studiare a Ponza. Quanti mitici giovani pensavano a fare l’amore a quei tempi e non certo la guerra o come si chiama adesso la politica. Ma quella scuola era il preludio alla perdita di quel monumento storico.
Poi parleremo del forte sullo scoglio la Ravia, anche perso in quegli anni acquistato da pittori tedeschi, e quanti ponzesi avevano per anni la chiave di quel posto.
E Zannone non è stato perso per un capriccio?
Ma quante piscine romane sono state occupate da Ponzesi ancora adesso, sotto i nostri occhi vigili e civili.
Bene parlare di queste cose ma senza dimenticare che il ponzese è sempre uguale.
polina ambrosino
26 Ottobre 2013 at 23:22
Infatti… se i ponzesi si fossero ribellati al momento, qualcosa sarebbe di certo andato diversamente. Evidentemente ai ponzesi questo tipo di “gestione delle risorse” è passato come normale, possibile, anzi, giusto. E come è possibile!? Possibile perchè se un ponzese avesse avuto i soldi e la forza di prendersi i beni sottratti dai “forestieri” lo avrebbe fatto allo stesso, IDENTICO MODO. Quindi: ognuno si corica nel letto che si prepara.