riceviamo in Redazione e pubblichiamo
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L’autunno è arrivato e con esso i soliti inghippi ponzesi!
Negli ultimi anni siamo passati agli onori (e disonori) delle cronache per abusivismo, illegalità e corruzione: tutte cose che hanno contribuito al degrado dell’isola e che, nonostante i recenti avvenimenti giudiziari, continuano ad imperversare.
Ma tutti facciamo finta di non vedere, nonostante tutto ciò mortifichi noi ponzesi e i nostri figli.
Al contrario, qualsiasi cosa sia funzionale a vivere meglio da isolani e isolati in inverno, viene distrutta o non presa in considerazione.
Per esempio, il nostro mercatino, che da circa 30 anni, anche se porta delle “pezze” – le stesse grosso modo che si trovano in alcuni negozi di Ponza a prezzi maggiorati – ha avuto negli anni una costanza che non hanno nemmeno i commercianti del posto che chiudono e vanno via in inverno.
Tutto ciò da fastidio e non trova una collocazione che soddisfi tutti, e molto probabilmente non su farà più!
Ma a chi dà fastidio? E perché?
Oppure… perché negare a 15 o forse 20 di noi, l’uso di una stanza comune per poter, saltellando per tre ore a settimana, dimenticare per un attimo di vivere in mezzo al nulla e sentirsi vive e parte di un qualcosa?
Perché negare e non incentivare altre attività ricreative come teatro, cinema, biblioteca, ballo, ecc..?
Non tutti sono attratti soltanto da pesca e caccia e/o animati da interessi estivi!
Ma questa è Ponza! Forza, sediamoci su una poltrona e aspettiamo la prossima estate!
Estate in cui saremo più arrabbiati, delusi e amareggiati di prima.
Rita Amalfitano
Michela Petruccioli
19 Ottobre 2013 at 22:55
Chi scrive questo commento è una persona fisicamente estranea alla vostra isola, una persona che ha colto in essa un senso di estrema delicatezza. Questa ed altre mille sensazioni mi hanno legata con un doppio nodo a Ponza, in maniera fisica, viscerale ed intima. Dopo aver trascorso con estrema meraviglia un’estate ponzese desidero ardentemente tornare, per vivere un autunno ed un inverno ponzese, ma come??? Capire che gli stessi abitanti hanno difficoltà a trovare spazi di condivisione, momenti di aggregazione e possibilità di esprimersi in uno spazio comune, appassionato e libero, mi suscita una certa amarezza ed anche rabbia. Io presto ritornerò, anche se consapevole di non poter condividere o intravedere quella vitalità che sono sicura palpita sotto quella terra. Come in un amore impossibile forse più che accolta mi sentirò rifiutata?
Quando penso ai ponzesi immagino persone che hanno tra le mani un gioiello unico e prezioso, qualcosa che io, da “ospite” non riesco a vivere con condivisione, anzi, vivo un senso di spietata impotenza; un gioiello che potrò solo guardare, forse sfiorare, ma che probabilmente non potrò proteggere nè custodire.
A questa isola, dove ho trovato me stessa
a questa isola a cui appartengo
ma che non sarà mai mia
dedico queste parole:
Come vento di mare mi attraversi
soffiandomi lontano da ogni affanno.
Con te respiro. Ti sento vicino.
La tua essenza
mi giunge in ogni parte del mio piccolo essere
nutrendomi di te sino all’ ultima goccia.
Sfamando ogni fibra della mia anima
con la volontà e la sostanza della tua natura.
E di tutto ciò che sei.
Perchè tu sei conforto.
Sei il mio sollievo ritrovato.
Sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile
nel momento stesso in cui ti afferro.
Così vicino al mio petto, da palpitarmi dentro.
In quel punto nascosto che tu non vedi
e l’ universo ignora
ma che io sento.
Michela Petruccioli