di Silverio Lamonica
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Il 30 e 31 scorsi è andato in scena, nella suggestiva cornice del piazzale di Giancos, il dramma Telegono di Gino Usai, docente di lettere nelle scuole superiori.
Il Prof. Usai, come egli stesso ha sottolineato al termine dello spettacolo nel corso della prima serata, ha tratto spunto da un ciclo letterario successivo alle opere di Omero e ispirato alla mitologia. Telegono, “il figlio nato lontano” e contrapposto a Telemaco, generato a Itaca da Penelope e Ulisse, sarebbe il frutto dell’amore tra Circe e l’eroe omerico durante il soggiorno nell’isola Eèa.
Telegono, appreso dalla madre il nome di colui che lo ha generato, parte alla ricerca del suo genitore e, una volta ritrovatolo, lo uccide per errore. Quindi il protagonista porta con sé all’isola Eèa, Telemaco e Penelope.
Poi, complice Cupido, Telemaco e Circe si innamorano e lo stesso accade per Telegono e Penelope. Secondo il mito da quest’ultima unione ha origine Italo e, di conseguenza, la stirpe italica.
Le opinioni degli studiosi divergono nell’identificare l’isola della Maga Circe con il promontorio del Circeo o, più verosimilmente, con Ponza, almeno come la descrive Omero nel libro X dell’Odissea: “… l’isola che l’immenso mar circonda”.
Ma l’autore dell’interessante lavoro teatrale non ha dubbi e nel narrare le “scorribande amorose” dei due eroi nell’isola della maga, cita i nomi attuali delle varie contrade: da Frontone al Fieno, da Chiaia di Luna a Le Forna, fino a Palmarola e Zannone.
Superba l’interpretazione degli attori, la cui grande professionalità abbiamo già apprezzato nei precedenti lavori “Confinati a Ponza” ed “Eèa”; Stefano Onofri, nel ruolo di Telegono; Francesco Cordella, che ha impersonato Ulisse e Marina Sorrenti, nelle “vesti” di una splendida Maga Circe, oltre che regista.
Scarna ed essenziale la scenografia, per cui l’attenzione dello spettatore si concentra spontaneamente sulla intrigante vicenda, descritta in versi sciolti a “rima baciata” la quale conferisce alla narrazione un ritmo incalzante ed avvincente.
Eèa, quindi Ponza, la culla della stirpe italica. Sono ancora più fiero di essere nato qui.